La lotta intima dell'uomo durante la Quaresima |
Con il mercoledì delle ceneri che cade quest’anno il 17 febbraio, inizia la Quaresima del 2010. Per i cristiani la Quaresima è : 1. Tempo di Penitenza, tale parola in genere viene vissuta con un senso negativo di sofferenza, castigo, espiazione. In realtà penitenza significa tempo di convalescenza spirituale in cui ci si sforza di fare meglio del solito e quindi di ristabilirsi e guarire. 2. La Quaresima è anche tempo di conversione, dal latino “convertere”, cioè cambiare senso di marcia, percorrere una nuova strada. In Quaresima i cristiani sono invitati, attraverso il sacramento della penitenza o riconciliazione, a fare un esame profondo delle loro scelte esistenziali e, se necessario, intraprendere una nuova via. 3. La Quaresima è anche tempo di ripensamento. Per i Greci, il rinnovamento inizia da un cambiamento positivo dei pensieri, il termine metànoia sta ad indicare la qualità del pensiero che poi ispira l’atteggiamento esterno del comportamento: “Dimmi come e cosa pensi e ti dirò ... ... come ti comporti!”. Se si hanno pensieri di ira, si sarà sempre irascibili e litigiosi; se si coltivano pensieri impuri, si brucerà dal desiderio lussurioso. Tutti noi abbiamo sperimentato uno strano meccanismo psicologico, tante volte quando siamo frustrati a causa delle delusioni o della solitudine, reagiamo mangiando in modo smodato come forma di compensazione. 4. Anche per questo la Quaresima è tempo di digiuno, cioè non solo di purificazione e di disintossicazione del corpo, ma anche come aiuto alla vigilanza dello spirito. Quando digiuniamo siamo più intuitivi, abbiamo maggiormente gli occhi illuminati a vedere e poi a soccorrere le sofferenze altrui. Il digiuno e l’astinenza dalle carni ci portano all’essenziale della vita: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” , dice Gesù. 5. La Quaresima è poi tempo di allenamento, cioè rafforzamento della volontà nella libertà, la famosa “autarchia” dei Greci. Siamo invitati a privarci di qualcosa, per esempio il caffè, o le sigarette, o i dolci o altro, per dimostrare a noi stessi che per stare bene non abbiamo bisogno di tali supporti che sono psicologici ancor prima di essere alimentari. Dopo la Quaresima ritorneremo alla cioccolata o al caffè e certamente li assaporeremo con un gusto nuovo che non sarà solo degustativo della golosità ma soprattutto spirituale. Ed infine la Quaresima è tempo di passione. In tale periodo dell’anno liturgico, in tutte le chiese, almeno una volta alla settimana, si fa la Via Crucis, che è un pio esercizio che commemora, attraverso 14 stazioni, le sofferenze di Gesù. In Quaresima dobbiamo chiederci, liberandoci dalle nostre maschere, qual’è la nostra sofferenza? Ognuno di noi porta una croce: qualcuno è rimasto profondamente deluso dalle scelte e dal comportamento dei propri figli; qualcun altro ha sperimentato il fallimento del proprio matrimonio; qualcun altro ha una malattia incurabile oppure è nato con un carattere difficile da sopportare, che è una sofferenza prima ancora che da parte degli altri, per la persona stessa. In Quaresima non dobbiamo fuggire il dolore ma affrontarlo a viso aperto come ha fatto Cristo salendo la collina del Calvario. Non siamo soli ad affrontare la sofferenza, il Signore è con noi, per cui la Croce, da patibolo diventa trono di gloria e di dignità su questa terra e di merito per il Paradiso. La vita spirituale dell’uomo esige ogni anno il tempo di Quaresima perché la vita cristiana autentica esige il combattimento. Essa non è unicamente lotta. È anche ed essenzialmente amore ed amicizia di Dio. Ma quest’elevazione a Dio dell’uomo non si manterrebbe senza uno sforzo da parte sua, senza una difesa irresistibile contro il male incessantemente aggressivo intorno alla vita ed alla persona umana. San Paolo ha tutta una dottrina sul combattimento spirituale imposto al cristiano. Dapprima egli situa il campo di battaglia e distingue le forze presenti ; enumera anche le risorse ed i pericoli propri ad ognuna. Il campo di battaglia non è esteriore all’uomo, è il suo proprio cuore, la sua vita intima dove s’oppongono e si scontrano desideri contraddittori, quelli della carne e quelli dello spirito, i due veri antagonisti. Lotta all’interno, stato permanente dell’uomo in questo mondo questa sottomissione ad una doppia influenza, a due correnti contrarie e veramente costitutive, l’una e l’altra, dell’uomo reale, della sua vita interiore e profonda. Alla luce di queste riflessioni, la Lettera ai Galati, diventa molto intelligibile e proietta anche a sua volta, sotto una luce splendente, l’insegnamento di San Paolo sulla psicologia dell’animo umano, sulle sue grandezze e le sue miserie di fronte alla doppia forza che l’attrae in sensi differenti, al punto talvolta di sembrar separarli. Ascoltiamo la parola dell’Apostolo : “Tutti sanno quello che produce la carne : fornicazione, impurità, libertinaggine, idolatria, maleficio, inimicizia, discordia, invidia, latrocinio, cabala, dissentimenti, fazioni, gelosie, ubriachezze, orge ed altre cose simili. Io vi avverto, come l’ho già fatto, quelli che vi si dedicano non possederanno il Regno di Dio”. Dopo le turpitudini che sono i tristi effetti dei desideri della carne, San Paolo enumera in un pregnante contrasto i frutti dello spirito, che sono “carità, gioia, pace, longanimità, mansuetudine, bontà, fedeltà, dolcezza, temperanza”. La conclusione di questo parallelismo è data dall’ultima frase della Lettera : “Quelli che appartengono a Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le loro passioni ed i loro coinvolgimenti”. Ecco la lezione del Vangelo della Quaresima. La Croce è il segno e lo strumento di salvezza per la Redenzione del Salvatore. Ma essa permane anche una lezione permanente per i cristiani : “Il discepolo non è dippiù del Maestro”. “Quello che vuole camminare al suo seguito deve rinunciare a se stesso, portare la propria croce e seguirlo”. In queste condizioni, la crocifissione dei desideri della carne, secondo l’espressione di San Paolo, è conforme alla linea del Vangelo, ed indispensabile al trionfo dello spirito. Don Marcello Stanzione |
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