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San Paolo il convertito: una lotta contro Satana PDF Stampa E-mail

San Paolo il convertito: una lotta contro SatanaIl 25 gennaio la liturgia della  Chiesa ci fa festeggiare l’improvvisa conversione a Cristo di Saulo di Tarso, passato alla storia come san Paolo apostolo. E’ stato giustamente detto che la conversione riguarda un attimo della vita ma la santificazione dura per tutto l’arco di una vita. Nella biografia del convertito Paolo si nota una enorme lotta contro il demonio per essere fedele a Cristo che improvvisamente lo convertì lungo la via di Damasco. San Paolo scrive in   1 Ts 2, 18: “Perciò abbiamo desiderato una volta, anzi due volte, proprio io Paolo, di venire da voi, ma satana ce lo ha impedito”. Paolo è pieno di nostalgia per i suoi antichi “figli nella fede” e vuol vedere ancora i Tessalonicesi. Però Satana gli impedisce il viaggio. Non sappiamo con certezza quali furono questi ostacoli. Alcuni pensano che si tratti di certe macchinazioni da parte dei Giudei che obbligarono Paolo e Silla ad abbandonare la città, poiché istigarono il popolo e gli anziani della città contro di loro (At 17,1-10), proprio per  ...

...  questo l'apostolo li indicò come nemici dei messaggeri della fede (1 Ts 2,15s). Altri biblisti trovano le ragioni dell’ostacolo in cose che si riferiscono direttamente all'apostolo e in avvenimenti “naturali”, come tempeste, infermità ecc. Una cosa è certa l'apostolo considera gli avvenimenti che lo ostacolano come opera di Satana. Le seguenti citazioni descrivono più concretamente le attività di Satana. 1 Ts 3,5: “ Per questo, non potendo più resistere, mandai Timoteo a prendere notizie sulla vostra fede, per timore che il tentatore vi avesse tentati e così diventasse vana la nostra fatica”. Il tentatore ovviamente non è un tentatore umano, bensì Satana del versetto 2,18 (cf  Mc 1,13). I cristiani in Tessalonica sono afflitti a causa dei loro concittadini pagani (V. 3,4 e 2,14. 15). In tali situazioni Satana ne approfitta per provocare tentazioni. E non è difficile riconoscere il tipo di tentazioni, in questo caso dovute al contesto. Paolo non teme che il diavolo possa sedurre i Tessalonicesi a causa dell’apostasia, della perdita della fede. L'apostolo è convinto che il diavolo non abbia vinto, tuttavia teme che i suoi attacchi siano già cominciati. Satana ovviamente si rivela come un nemico della fede. La diffusione del Vangelo è per lui un orrore e cerca di impedirla in tutti i modi. È possibile che Paolo alluda a Satana anche in 2 Ts 3, 3 come autore di tutte le afflizioni che arriveranno su chi professa la fede cristiana.

2 Ts. 3. 3 “: Ma il Signore è fedele; egli vi confermerà e vi custodirà dal maligno”. Qui dipende se consideriamo la parola Poneron (maligno, male) come maschile o neutro. In caso di maschile si può relazionale al diavolo.  Il biblista Dibelius lo traduce come "maligno", perché suppone che "il Signore" è contrapposto al Poneron. Altri esegeti, invece, pensano che il termine si riferisca a "conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene" che precede il testo in 2 Tess 2,17 e quindi lo traducono con il male. È certo che il Nuovo Testamento e anche Paolo conoscono l'uso di Poneron in riferimento a Satana (Mt 13, 19. 39; Ef 6, 16; 1 Gv 2. 13s; 5, 18). Senza dubbio sono più le volte che si applica anche il neutro Tò Poneron. Allora non si può dire con certezza in quale dei due sensi lo dobbiamo applicare. Questa questione riguardo all'interpretazione del male sarà trattata in seguito.

Satana si rivela come nemico dei discepoli di Cristo anche in Rm 16,20, come anche nel capitolo 6 della lettera agli Efesini. Rm 16, 20: “ Il Dio della pace stritolerà ben presto satana sotto i vostri piedi. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi”. Paolo parla del Dio della pace in contrapposizione a Satana che cerca di perturbare la pace fra i fedeli. È lui che causa le divisioni e le eresie e delle quali l'apostolo stava ammonendo i suoi lettori nel v. 17. Dio, fra breve, metterà fine al suo intervento in mezzo alla comunità di Roma. Ricordando Gn 3, 15 dove si dice che “Egli ti schiaccerà la testa”, si considera la vittoria su Satana come uno "schiacciare sotto i piedi". Solo per tempo che Dio permetterà, lo spirito maligno potrà maltrattare i cristiani. Ef 6, 11: “ Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo”.

Si deduce che la parola “diavolo” significhi anche accusatore o calunniatore, e non è esclusivamente un appellativo del diavolo. Paolo lo usa anche come aggettivo (1 Tim 3, 11; 2 Tim 3, 3; Tit 2, 3), e come sostantivo si riferisce anche ad un avversario umano (ad esempio nel salmo 109,6). Tuttavia in questa nostra citazione si riferisce senza dubbio al diavolo. Fra questi e i fedeli c'è uno stato di guerra perenne. Satana attacca con grande astuzia da fine artista. La parola metodeias significa "capacità artistica", che indica l’agire del diavolo, usando grandi stratagemmi, cioè grande astuzia. E per potergli resistere, i lettori necessitano di una grande forza interiore data da Dio, che l'apostolo paragona ad una armatura completa di soldati bene armati.

In cosa consiste questa armatura ce lo dicono i versetti 14-18, la verità, la giustizia, la prontezza ad accettare il Vangelo della pace, la fede e la salvezza in Cristo, la parola di Dio, la preghiera e la vigilanza. In relazione a tutti quelli che accettano queste armi offerte da Dio, Satana resterebbe senza potere. Specialmente per la preghiera continua si riceve protezione contro lo spirito maligno, cosa che si afferma molte volte nel Nuovo Testamento (cf Mt 26, 41; 2 Cor 12, 8; 1 Pt 5, 8). In altre due occasioni Paolo menziona Satana o i demoni, contro i quali i cristiani devono lottare (v. 12 e v. 16). Ef 6, 16: “Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno”. Si pensò che il diavolo, con le sue frecce di fuoco, cercasse di vincere nelle lotte.  In 2 Tess 3, 3 Poneron si intende come genitivo oggettivo e si pensa ad un essere personale che lancia le sue frecce, è evidente una relazione con il diavolo. L'apostolo con "frecce ardenti" intende non passioni sensuali, disordinate e incontrollate, ma le persecuzioni del nome cristiano da parte dei nemici. Le frecce vengono da fuori e rappresentano attacchi esteriori realizzati in precedenza al posto di certi desideri impuri che Satana poteva provocare nell'intimo.

Mostra anche i suoi effetti: sono capaci di causare un pericoloso incendio peccaminoso che potrebbe distruggerlo completamente, distruggere cioè ciò che Cristo insediò nel suo spirito e nel suo cuore. Questi diabolici dardi infuocati sono capaci di far impazzire i convertiti alla fede e alle virtù, e in questo modo portarli alla rovina eterna. È noto che Paolo non smette di tirare le frecce non agli esseri umani, bensì a Satana. Dietro i nemici umani egli vede la presenza di Satana. Gli umani sono istigati da lui. I suoi  lettori sono esortati a cercare di difendersi dagli attacchi con lo scudo della fede. La fede non solo li protegge, ma annienta gli attentati dei diabolici nemici. Paolo esorta con molta insistenza ad una fede salda. La fede per lui è l'arma più importante per la lotta, è così che i lettori li devono affrontare. Satana, da parte sua è cosciente di questo e perciò si infuria in modo particolare contro la fede cristiana. Poiché questa non fallisce, difficilmente le frecce ardenti otterranno i loro effetti. Sono ardue lotte quelle che i discepoli di Cristo devono affrontare, però non si devono scoraggiare poiché potranno sempre vincere, purché facciano uso delle armi corrispondenti.

Anche in At 13,6-10 incontriamo l’attestazione dello spirito maligno in lotta contro la verità cristiana. In questo caso un mago e falso profeta chiamato Bar-Jesus (in greco Elimas) cerca di impedire al proconsole Sergio Paolo, suo amico, di accettare la fede cristiana. Paolo lo chiama "figlio del diavolo", pieno di astuzia e malvagità, un nemico della giustizia, che distoglie dai retti cammini del Signore (V. 10). Bar-Jesus è un figlio del diavolo perché pratica la magia. L'apostolo naturalmente considera la magia come un mezzo nelle mani del diavolo con il quale cerca di allontanare gli uomini della verità. Così come la miscredenza, Satana promuove anche altri peccati. 1 Cor 7, 5: “ Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perché satana non vi tenti nei momenti di passione”.

Il diavolo cerca di sedurre i coniugi che si astengono dall'unione sessuale affinché trovino piacere nell'adulterio. Non sappiamo esattamente ciò che Paolo sta pensando, però sa che Satana è capace di svegliare fortemente la concupiscenza erotica presente nell'essere umano, causa delle conseguenze del peccato originale. Certamente non qualunque tentazione è provocata dal diavolo, però, per non dare opportunità al diavolo, i coniugi cristiani devono astenersi dalle relazioni sessuali sotto certe condizioni e per poco tempo. La tentazione è il mezzo che ha usato il diavolo sin dal tempo in cui i nostri progenitori si incontravano nel paradiso. Il primo peccato dell'umanità fu provocato dal diavolo. Di questo aspetto si parla in 2Cor 11, 2s e 1Tim 2, 14s.

2 Cor 11, 2s: “ Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo. Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo”.

Paolo desidera che i Corinzi lo sopportino quando parla loro del suo proprio disinteresse e delle cose personali (v. 1). Paolo lo fa solamente perché essi si rendano conto del suo zelo. Lo zelo nasce quando gli uomini si sposarono con un solo sposo, Cristo, e con nessun altro. come il paraninfo non ha altra preoccupazione che questa, cioè che la sposa sia fedele a suo marito, così anche Paolo. Non teme altro che i Corinzi, a causa dei falsi apostoli, possano deviare dalla loro dedizione totale a Cristo. Allora la comunità somigliava ad Eva che si lasciò ingannare dal serpente e fu infedele a Dio. Con la parola “serpente” si pensa al diavolo, che fece del serpente fisico un suo strumento.

Molto spesso alcuni esegeti hanno voluto negare che nella Gn 3 si stia parlando del diavolo, però nell’Ap 12, 9 ne troviamo conferma quando si dice: "Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli".

La parola "seduce" alcuni l’hanno interpretata come una seduzione sessuale, tuttavia S. Paolo non pensa sia così, non significa più che "ingannare". Si ripete solamente quello che afferma Gn 3, che Eva diede credito alle parole del serpente quando questo le dice che non morirà, ma che sarà uguale a Dio (Gn 3, 4.5.13), e che il frutto le sembrava buono e desiderabile da mangiare (v. 6). L’infedeltà contro Dio è alla base di qualsiasi tipo di peccato, per questo non è necessario pensare specificamente alla lussuria. Ciò che preoccupa Paolo è che i pensieri dei Corinzi potessero essere sviati da Cristo. Per questo nella frase che segue alla parola “come” si parla dell'intenzione e del pensiero di Eva. Ingannata dal serpente, ella cambiò la sua posizione nei confronti di Dio. Fu in questo senso che si rese infedele a Dio.
L’inganno e l'astuzia caratterizzano il comportamento usuale di Satana.

2 Cor 11, 13: “ Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo. Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce”. I nemici di Paolo a Corinto desiderano essere considerati come i veri apostoli di Cristo (V. 12). Questo risulta dal fatto che, essendo essi apostoli bugiardi, danno l'impressione di essere preoccupati per la salvezza eterna dei fedeli; assumono falsamente l'aspetto degli apostoli di Cristo. Però in verità cercano il proprio interesse. Questo non deve sorprendere, queste persone sono servitori di Satana, chi invece si comporta al contrario si trasforma in un angelo di luce. È un angelo che partecipa alla luce eterna, che è Dio stesso, e che ha il suo posto nella luce nella quale abita Dio (cf 1Tim 6, 16). La parola luce possiede qui una caratteristica etica, come di frequente anche la parola oscurità (cf Rm 13, 12s; 2Cor 6, 14; Ef 5, 8s; Col 1, 12s).

All'essenza della luce appartiene la santità, per questo gli angeli della luce sono angeli moralmente buoni. Per la prima volta qui ci dice espressamente che ci sono angeli senza peccati. L'espressione "angelo di luce" presuppone che esistano anche angeli delle tenebre, spiriti moralmente perversi. Il loro superiore si presenta sotto forma di Satana. Come ci confermano i Vangeli, gli Atti degli apostoli e gli altri scritti. Tanto gli angeli buoni come quelli cattivi sono capaci di rendersi visibili all'occhio umano. Paolo lo dice in Gal 1, 8; 4, 14, quando si tratta di angeli buoni. Qui ci viene rivelato che a Satana si attribuiscono le stesse facoltà e gli stessi poteri.

Come gli angeli celesti normalmente appaiono sotto forma di luce, cosa che corrisponde al loro essere luminoso per natura (Dn 10, 5s; Mt 28, 2s, ecc.) così si spera che il diavolo si manifesti con un'apparenza nella quale si nota la sua malvagità e astuzia. Però, al contrario, il demonio si mostra come un angelo di luce per cercare di ingannare i servi di Dio. Con questo, Paolo non si riferisce solamente ad un caso concreto e unico nel passato, perché altrimenti non userebbe la forma del presente. Si riferisce ad un modo di agire di Satana molto comune, perché questo non è solamente cattivo, ma anche astuto e falso. Egli stesso è la falsità e menzogna, e per questo nasconde la sua vera essenza davanti agli uomini.

Maschera anche i pensieri e i desideri che presenta loro, perché così sembrano come santi. Ricordiamo come nelle tentazioni di Gesù usa la propria Parola di Dio per sedurre Gesù. Quest'idea che Satana appare come angelo di luce difficilmente la incontriamo in altre citazioni bibliche.  L’esegeta Dibelius pensa ad un'interpretazione del prologo del libro di Giobbe da parte di Paolo. Però nel libro di Giobbe non si può leggere nulla di un "travestimento" o trasformazione di Satana. Affinché Satana compaia tra i figli di Dio, non ha bisogno di travestirsi come angelo di luce. È certo che c'è una relazione tra i figli di Dio e Satana nel libro di Giobbe, che con il passare del tempo scomparve. Però questo collegamento non è necessario che sia maggiore, né minore della relazione di Paolo. È vero, nel libro di Giobbe Satana compare fra gli angeli di Dio e conclude che è, come loro, un essere spirituale creato. Quando Paolo parla di una trasformazione di Satana, presuppone anche che il diavolo, secondo la sua natura, sia anche un angelo. E come angelo può apparire anche tra i figli di Dio. Fuori dalla Bibbia nei libri apocrifi si parla di travestimento di Satana come ad esempio in Enoch 19, 1; Vita di Adamo 9; Apocalisse di Mosè  17.

Come si è evidenziato anche in Ef 6, 16 e At 13, 6-10, lo spirito maligno, per realizzare i suoi cattivi propositi, si serve di strumenti umani. Il falsi apostoli sono al suo servizi e rappresentano i suoi maligni interessi. Li inviò per impedire l'espansione della verità cristiana. Ed essi manifestano, nel loro comportarsi, la stessa astuzia e menzogna del loro signore e maestro. Come essere cattivo ed astuto, Satana è continuamente occupato a trascinare l'essere umano nel peccato e nella perdizione della sua anima. Questo lo dimostrano le seguenti citazioni. Ef 4, 26s : “Nell'ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date occasione al diavolo”.

Paolo esorta i suoi fedeli a respingere le improvvise tentazioni di ira, per non cadere nel peccato. Esorta anche a riconciliarsi nello stesso giorno in cui sorge il sentimento di irritazione. Se non lo fanno danno spazio al diavolo. Alla domanda se si tratta del diavolo o di un accusatore umano, dobbiamo rispondere: essi per causa della loro indisposizione a perdonare danno spazio per sedurre e lasciarsi sedurre contro l'amore per il prossimo. Abilmente Satana sa usare la disposizione dell'animo umano per i suoi loschi fini.

Don Marcello Stanzione

 
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