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Il Natale visto da San Bernardo PDF Imprimir E-Mail
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Il Natale visto da San BernardoSan Bernardo nato a Digione in francia nel 1090 ha un nome ed un posto incomparabile nella storia della Chiesa.  Borghignone di nobile famiglia, rimasto orfano della madre, a soli 17 anni si sentì attratto dalla vita di speciale consacrazione ed entrò a 22 anni nella vita monastica con 30 suoi parenti ed amici a Citeaux. In seguito Bernardo fu il  fondatore dell’abbazia di Chiaravalle e dei Cistercensi, ramo del tutto particolare del grande albero benedettino, rifiutò l’episcopato a varie riprese e, per la sua virtù, per il suo prestigio, si trovò immischiato agli affari generali della Chiesa sotto i papi Innocenzo II ed Eugenio III, suo vecchio discepolo. Per lui egli scrisse il libro “De considerazione”. Predicò la seconda Crociata, moltiplicò i suoi scritti che appaiono sempre più il frutto delle ispirazioni divine che non il lavoro d’un uomo, come ci dicono le lezioni del Breviario. In mezzo a tantissime sue eroiche virtù, non si potrebbe dimenticare di fare un posto a parte alla sua profonda e ... 

...  del tutto filiale devozione verso la Santa Vergine. Sua è la popolare preghiera del “Memorare piissima Virgo Maria”. Talvolta viene raffigurata la scena della Madonna che risponde alla preghiera di Bernardo bagnandogli le labbra col latte del proprio seno. Si racconta anche che egli fosse così amante della Vergine che tutte le volte che passava davanti all’immagine della Madonna, la salutava dicendogli “Ave Maria”. Un giorno la Madonna rispose all’invocazione di Bernardo con lo stesso saluto: “Ave, Bernardo”. Si deve a lui l’introduzione nei monasteri cistercensi, poi ripresa anche da altri ordini religiosi, di chiudere la giornata con il canto alla Madonna.  Dopo una vita tutta di santità, morì a 63 anni il 20 agosto 1153 a Clairvaux in Francia.

Il suo biografo , Guglielmo di Sant-Thierry, racconta di una visione che Bernardo ebbe a natale, quand’era fanciullo, e la cui dolcezza doveva lasciare in lui una traccia incancellabile per tutta la vita. Era la vogilia di Natale, e in casa di Bernardo tutti si preparavano per andare alla messa di mezzanotte. Ma il suono dell’inizio della celebrazione liturgica Natalizia si fece aspettare: nell’attesa Bernardo, stanco, si addormentò. Scrive il suo biografo: “ In quello stesso istante la santa Natività di Cristo si rende presente a Bernardo: si rivela a lui, sopperisce alla sua fede delicata nuove strade e inaugura in lui i misteri della divina contemplazione: Gesù apparve a Bernardo come il bambino nato dalla Vergine sua Madre, il più bello fra tutti gli uomini, termine di tutto l’amore più forte e più grande in un piccolo ragazzo”. Bernardo  parlerà più tardi frequentemente di questa sua visione da fanciullo dicendo  la sua convinzione della coincidenza di quel momento benedetto con l’ora stessa in cui era nato Gesù.

San Bernardo “ riteneva che quanto Dio gli aveva mostrato in quella circostanza non era che un segno e un inizio di tutti i misteri profondi che gli sarebbero stati rivelati, in seguito, sulla Natività di Gesù. Nella grazia di quella lontana notte di Natale erano contenuti, come in germe, la sua devozione all’umanità di Gesù, la sua tenerezza verso il Bambino, l’amore per la Vergine Madre nel mistero della Natività. Bernardo scriverà pagine deliziose sull’infanzia di Cristo. Nei suoi sermoni sulla Natività scriverà a riguardo: “ E’ risuonata una voce di letizia sulla nostra terra, un grido di gioia e di salvezza nelle tende dei peccatori. Si è sentita una parola buona, una parola di conforto, una espressione piena di soavità, degna di ogni attenzione…Ammira e innalza lodi, o universo: ma principalmente tu, o uomo. Gesù Cristo, il Figlio di Dio, nasce in Betlemme di Giuda. Chi è così duro di cuore, la cui anima non si sciolga a questa parola?

Che cosa si può annunciare di più dolce? Che cosa dire di più dilettevole? Che cosa si udì mai di uguale a questo, o che cosa di simile accolse mai il mondo? Gesù Cristo il figlio di Dio, nasce in Betlemme di Giuda. O parola breve del verbo incarnato, e tuttavia piena di celeste soavità! L’amore si affanna cercando di esprimere con più parole l’abbondanza di questa dolcezza soavissima, e non la trova. La grazia di questa espressione è così grande, che avrebbe minor bellezza se vi si dovesse cambiare anche una sola lettera: Gesù Cristo, il figlio di Dio, nasce in Betlemme di Giuda. O nascita illibata per la sua santità; degna del rispetto del mondo, e dell’amore degli uomini per la grandezza del beneficio che comunica; impenetrabile agli Angeli, per il mistero che racchiude; ammirevole in tutto per la singolare eccellenza della novità. Perché non c’è stata una nascita simile prima di essa, e non ce ne sarà un’altra dopo.

O parto, il solo senza dolore, il solo senza corruzione, parto che non ha violato, ma che ha consacrato il tempio del seno verginale. O nascita sopra la natura, ma per aiutare la natura: sopra la natura per l’eccellenza del miracolo, ma in favore di essa per la grazia del mistero. O fratelli, chi potrà raccontare questa generazione? Un angelo lo annunzia, la potenza dell’altissimo l’adombra, lo Spirito Santo sopravviene. La vergine crede, la vergine concepisce con la fede, la Vergine dà alla luce il suo figlio. Chi non si meraviglia? Nasce il Figlio dell’Altissimo, Dio da Dio, generato prima dei secoli. Il Verbo nasce bambino.

Chi non ammira? (In vigilia Nativitatis Domini, Sermo I, 1). San Bernardo non si stanca poi di enumerare i doni che il Divino Bambino porta con se. “ anche se è venuto a noi da Bambino, non ha portato poco, e non ci ha donato poco. Se domandi : cosa ha portato, ti rispondo: prima di tutto ha portato la misericordia con la quale, secondo la testimonianza dell’Apostolo ci ha salvati. E non ha giovato soltanto a coloro che allora vivevano; ma è una fonte che non si può esaurire. Cristo Signore è per noi la fonte: fonte di misericordia…, fonte di grazia e di devozione, fonte di vita (In Nativitate Domini, Sermo I, 5). Il Divino Bambino, come tutti i bambini, non si esprime a parole. E’ infante e san Bernardo osserva: “ E’ infante, ma il Verbo, la cui infanzia non può tacere. L’Emmanuele, cioè il Dio con noi ci dice: consolatevi, consolatevi!

Questo ci è ripetuto dalla stalla; lo grida il presepe, lo mormorano le lacrime, lo insinuano le fasce, in cui è stato avvolto…( In Nativitate Domini, Sermo V, 1). Ma ciò che del Natale più commuove e sconvolge il santo è l’abbassamento del Verbo fatto carne e la sua umiltà e pertando Bernardo esorta a tale virtù: “ Amate l’umiltà, che è il fondamento e la salvaguardia di tutte le virtù: seguitela perché essa sola può salvare le anime. Nulla di più indegno e detestabile e meritevole di maggior castigo che, vedendo Dio fatto Bambino, l’uomo continui a esaltarsi sopra la terra! Che un piccolo verme si gonfi e si glorifichi, per scalzare la maestà di Dio, è insolenza insopportabile” (In Nativitate Domini, Sermo I, 1).

Don Marcello Stanzione

 
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