San Michele, l'Angelo del giudizio particolare |
L’agonia è finita: sul letto funebre riposa inerte e rigido il corpo del defunto. Ma cos’è divenuta la sua anima? Ella è sfuggita con l’ultimo sospiro, e sulla riva dell’eternità ha incontrato Dio che si leva davanti ad ella, e ponendole la temibile domanda: “Che hai fatto? Rendimi conto”. Un uomo, dice il Vangelo, aveva un economo. Scoprendo che i suoi affari andavano male, egli lo fece venire e gli disse: “Rendimi conto, non voglio più impiegarti al mio servizio”. Così parla Dio: “E’ il tuo turno, povero mortale; la tua ora è suonata. Il tuo Padrone ti chiama, il tuo Giudice ti ingiunge di comparire”. Qui ancora interviene san Michele. Egli custodisce la riva dell’eternità, ed accoglie ogni anima che vi si accosta. “io ti ho stabilito per ricevere le anime”, gli ha detto il Signore. Egli le riceve e le giudica in nome di Dio, secondo la testimonianza di molti commentatori. Lo storico della liturgia mons. Arrighini scriveva: “La credenza negli angeli conduttori delle anime fu ben presto ... ... accolta nella Chiesa e fissata in vetusti testi epigrafici e liturgici. Uno di questi, contenuto nell’antico Offertorio della Messa dei defunti, riguarda precisamente San Michele. […] In rapporto a questo incarico affidato da Dio a San Michele, sta una scena, già attribuita dagli antichi a Mercurio e figurata sui monumenti classici, la quale s’incontra frequentemente nei cicli iconografici medievali: la pesatura delle anime. L’Arcangelo è rappresentato con una bilancia nelle mani; in uno dei piatti è posta l’anima sotto la figura di un bambino ignudo; mentre l’altro piatto, che si suppone abbia a contenere il peso morale delle sue opere malvagie, viene sollecitato dal diavolo perché la bilancia pieghi dalla sua parte”. Noi possiamo dirvi almeno, con san Dionigi, ch’egli le pesa, mostra a Dio quello che valgono le loro azioni per il cielo e fornisce loro così gli elementi della sentenza. Tutta la tradizione gli attribuisce quest’augusta funzione di presentare le anime al tribunale di Dio. L’arcangelo Michele, dice san Tommaso, viene in aiuto dei cristiani, non solamente nell’ora terribile della morte, ma nel giudizio particolare, egli rimane là fino all’uscita del giudizio e s’impegna a renderlo loro favorevole. Noi troviamo prove evidenti di questa credenza nei monumenti dei secoli passati. Infinite volte san Michele vi è rappresentato avente nelle sue mani le bilance della giustizia, e che pesa i meriti od i demeriti delle anime. In rapporto a questa funzione di guida delle anime, la tradizione ha anche attribuito all’Arcangelo Michele il compito della “pesatura delle anime” dopo la morte. Pesare le anime significa in qualche modo fare il bilancio finale della vita di ciascun uomo, e questa immagine è già presente nella Bibbia, per esempio quando Giobbe, protestando la sua innocenza esclama: “Mi pesi il Signore sulla bilancia della giustizia!”. In un gran numero di dipinti che ornano antiche chiese, San Michele è rappresentato con la bilancia in mano: su uno dei piatti è posta l’anima, raffigurata come un piccolo bambino ignudo, mentre sull’altro viene collocato il peso delle opere malvagie compiute: verso quest’ultimo piatto il diavolo allunga una mano, cercando di far pendere la bilancia dalla propria parte, mentre l’Arcangelo lo allontana con la sua lancia. Il pensiero del giudizio di Dio ci spaventa: esso faceva tremare i santi. Ma quello che dicono gli autori riguardante l’intervento di san Michele in quel temibile momento, deve metterci nel cuore la fiducia e la speranza. “”Dio, dice san Bonaventura, per ricompensarlo, ha dato a san Michele il potere di far pendere la bilancia in favore dei suoi devoti servitori”. Così, finché lo può, san Michele sottrae ai rigori del giudizio le anime che, durante la vita, le sono state sinceramente devote. “Mi rassicuro, scrive san Basilio, poiché vi ho tanto amato, o san Michele, che allorché voi vi ricorderete di me, e che mi riparate sotto le vostre ali per nascondere la mia confusione”. Ascoltiamo dunque il consiglio di sant’Atanasio: “Cristiano, egli dice, ricorri incessantemente a san Michele perché riceva la tua anima colpevole, e che nell’ora che deciderà la tua sorte egli si degni di salvarla”. Confidiamoci a san Michele. Nel nostro ultimo giorno egli prenderà in mano i nostri interessi, si farà nostro avvocato presso Dio e farà pendere la sua giustizia in nostro favore. Una scrittrice cattolica americana ci offre un buon consiglio: “Michele inoltre viene considerato l’Angelo che aiuta le anime dei defunti a passare da questo mondo al prossimo. E’ il patrono particolare degli ospizi e quando ci ritroviamo a lavorare con qualcuno il cui tempo in questo mondo sta per scadere, possiamo chiedere a Michele di accompagnarlo nel suo viaggio nell’aldilà”. (Eileen Elias FREEMAN, Un Angelo accanto a noi, Sperling & Kupfer, Milano 1995, p. 73). Don Marcello Stanzione |
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