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Il Purgatorio e la Fede Cattolica PDF Stampa E-mail

Il Purgatorio e la Fede CattolicaIn questo mese di novembre in cui la Chiesa ci invita a pregare più intensamente per le anime dei fedeli defunti, è opportuno riflettere sulla realtà del Purgatorio. In una dichiarazione pubblicata il 17 maggio 1979, approvata preventivamente dal papa Giovanni Paolo II, la Congregazione per la Dottrina della Fede precisa chiaramente : “La Chiesa afferma la sopravvivenza dopo la morte di un elemento spirituale che è dotato di coscienza  e di volontà in modo che l’io umano sussista. Per designare questo elemento la Chiesa impiega la parola “anima”, consacrata dall’uso della Scrittura e della Tradizione. La Chiesa, conformemente alla Scrittura aspetta, la manifestazione gloriosa di Nostro Signore Gesù Cristo (Dei Verbum 1,4), considerata come distinta e differita in rapporto alla situazione che è quella degli uomini immediatamente dopo la loro morte. La Chiesa ... crede alla felicità dei giusti che saranno un giorno con Cristo. Essa crede che una pena attende per sempre il peccatore impenitente che sarà privato della veduta ... 

...  di Dio, e nella ripercussione di questa pena in tutto il suo essere. Essa crede infine per gli eletti in una eventuale purificazione preventiva alla visione di Dio, del tutto estranea comunque alla pena dei dannati.

Per quello che riguarda le condizioni dell’uomo dopo la morte, il pericolo di rappresentazioni immaginarie ed arbitrarie è particolarmente da temere, perché i loro eccessi entrano per grande parte nelle difficoltà che incontra spesso la fede cristiana. Le immagini impiegate nella Scrittura meritano comunque rispetto. Bisogna coglierne il senso profondo evitando il rischio di attenuarle troppo, cosa che equivale spesso a svuotare della loro sostanza le realtà che esse designano. Né le Scritture né la teologia ci forniscono luci sufficienti per una rappresentazione dell’aldilà”.

Dal Sommario di Teologia dogmatica, stampato, nel 1969, in Canada, sotto la responsabilità del canonico Georges Panneton, noi estraiamo : “Vanno in Purgatorio le anime di quelli che muoiono in stato di grazia, ma con delle colpe veniali, o prima di avere espiato con la pena temporale dovuta a tutti i loro peccati veniali o mortali. La Sacra Scrittura attesta l’esistenza del Purgatorio e le anime dei defunti vi scontano le pene soddisfattorie... Le anime del Purgatorio sono aiutate o sollievate dai suffragi, dagli atti di riparazione, le elemosine dei viventi della Terra, dalle Indulgenze che i fedeli guadagnano per esse, e soprattutto dal Santo Sacrificio della Messa offerto per esse”.

E’ l’insegnamento che emana dai Concili di Firenze (693) e di Trento (983), dai Papi Benedetto XII, Leone X e Pio VI chiaramente. Ecco ancora un testo del Vaticano II, proveniente dalla Costituzione Dogmatica sulla Chiesa : “Riconoscendo fin dall’inizio questa comunione che esiste all’interno di tutto il Corpo mistico di Gesù Cristo, la Chiesa nei suoi membri che camminano sulla Terra ha circondato di molta pietà la memoria dei defunti fin dai primi tempi del cristianesimo offrendo anche per essi i suoi suffragi, perché il pensiero di pregare per i morti, affinché siano liberati dai loro peccati, è un pensiero santo e pio” (2 Macc.12,45).

Infine, vediamo cosa dice il Credo di Paolo VI : “Noi crediamo nella vita eterna. Noi crediamo che le anime di tutti quelli che muoiono nella grazia di Cristo, sia che abbiano ancora da essere purificate in Purgatorio, sia che fin dall’istante in cui esse lasciano il loro corpo, Gesù le prenda in Paradiso come ha fatto per il buon ladrone, sono il popolo di Dio nell’aldilà della morte, che sarà definitivamente vinta il giorno della resurrezione in cui queste anime saranno riunite ai loro corpi. Noi crediamo alla comunione di tutti i fedeli di Cristo, di quelli che sono pellegrini sulla Terra, dei defunti che completano la loro purificazione, dei beati del cielo, formando tutti insieme una sola Chiesa e noi crediamo che in questa comunione l’amore misericordioso di Dio e dei suoi santi è sempre all’ascolto delle nostre preghiere”.

“Appoggiandosi su questa maniera di manifestare la presenza di Dio che è Padre, amore e misericordia, Gesù fa della misericordia uno dei principali temi della sua predicazione. Come d’abitudine, qui ancora egli insegna soprattutto in parabole, perché queste esprimono meglio l’essenza delle cose. Basta ricordare la parabola del figlio prodigo, od ancora quella del buon samaritano, ma anche, per contrasto, la parabola del servo senza pietà...

Rivelata in Cristo, la verità a riguardo di Dio “Padre delle misericordie” ci permette di vederlo particolarmente vicino all’uomo, soprattutto quando egli soffre, quando è minacciato nel fondamento stesso della sua esistenza e della sua dignità. Ed è perché, nella situazione attuale della Chiesa e del mondo, molti uomini ed ambienti, guidati da un senso acuto della fede, si rivolgono, direi quasi spontaneamente, alla misericordia di Dio. Essi sono certamente spinti da Cristo, il cui Spirito è all’opera nel fondo dei cuori...

La giustizia ben compresa costituisce per così dire lo scopo del perdono. In nessun passo evangelico, il perdono, né anche la misericordia che ne è la sorgente, significano indulgenza verso il male, verso lo scandalo, verso il torto causato o le offese. In ogni caso, la riparazione del male e dello scandalo, la riparazione del torto causato, la soddisfazione dell’offesa sono condizioni del perdono”. (Dives in misericordia di Giovanni Paolo II)  Se il Purgatorio è l’opera della divina Giustizia, non lo è meno quella della Misericordia infinita. Secondo San Tommaso d’Aquino, nessuna sofferenza temporale è punitiva : l’opera della giustizia di Dio è soprattutto basata sulla sua misericordia e sulla sua bontà gratuita. L’amore onnipotente si è fatto una legge di rimanere impotente nel soccorrere le anime del Purgatorio. E pertanto, nella sua ineffabile provvidenza, il Signore trova il mezzo di soddisfare le esigenze della sua giustizia e di abbreviare nello stesso tempo il castigo dei suoi eletti : egli fa appello ai suoi figli della Terra e permette loro di pagare i debiti dei loro fratelli defunti. La Passione fu l’opera della giustizia divina in Cristo, caricato di tutti i peccati degli uomini. Il Purgatorio è l’opera della giustizia divina nell’anima separata dal corpo. E quale misericordia di Dio la creazione stessa di un Purgatorio per le anime colpevoli ! Un luogo di purificazione per quelle la cui veste nuziale si è sporcata al contatto della terra, un periodo in cui il Signore stesso completa l’opera della vita, lasciata incompleta per negligenza !

E questa purificazione, Dio la accorda non solamente a quelli che si sono sforzati, con delle mancanze umane, di seguire il cammino tracciato da Cristo, ma anche al più colpevole dei peccatori pentiti ! Nella Bolla di indizione dell’Anno Santo della Redenzione, data a Roma il 6 gennaio 1983, Sua Santità Giovanni Paolo II rileva : “Conviene riscoprire il senso del peccato e, da ciò, il senso di Dio. Perché il peccato è un’offesa fatta a Dio giusto e misericordioso, e chiede di essere convenientemente espiato in questa vita o nell’altra. Come non ricordarsi quell’avviso salutare :”Il Signore giudicherà il suo popolo. E’ terribile cadere nelle mani del Dio vivente !” (Ebr.10,30-31). La Chiesa, dispensatrice per volontà espressa del suo Fondatore, accorda a tutti i fedeli la possibilità di accedere, mediante l’indulgenza (Plenaria), al dono totale della misericordia di Dio, ma esige che vi sia piena disponibilità e la purificazione interiore necessaria, perché l’indulgenza non è separabile dalla virtù né dal sacramento di penitenza... Io desidero prima di tutto che si accordi un’importanza fondamentale alle due principali condizioni richieste per acquisire ogni indulgenza plenaria : la confessione sacramentale personale e completa, nella quale si realizza l’incontro tra la miseria dell’uomo e la misericordia di Dio, e la comunione eucaristica ricevuta degnamente”.

Non dimentichiamo le esigenze della giustizia di Cristo, riportate nel capitolo 5 del Vangelo di San Matteo. Dopo avere insegnato le Beatitudini, Gesù precisa che non è venuto ad abolire la Legge ed i Profeti, ma a compierla. Rinnovando le interpretazioni concrete della Legge data sul Sinai, Gesù afferma con una intransigenza assoluta le esigenze di rinnovamento del comportamento umano, nella prospettiva del Regno : “Se la vostra giustizia non sorpassa quella degli Scribi e dei Farisei, non entrerete nel Regno dei Cieli”.

Don Marcello Stanzione

 
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