San Michele, Angelo della buona morte |
Novembre è il mese in cui in modo particolare meditiamo sul senso cristiano della morte ed in quel momento limite della nostra esistenza che in un modo particolare, secondo la dottrina cattolica, noi riceviamo l’aiuto degli angeli e di san Michele. Se vi è infatti un’ora nella quale il cristiano abbia bisogno di soccorso e di protezione, è sicuramente l’ora della morte. L’inferno si sforza in quell’istante nel rapire a Dio l’anima il cui tempo di prova sta per arrivare alla sua fine, egli dirige contro di essa tutte le sue forze ed ingaggia l’assalto supremo e definitivo. E’ questo che spiega le angosce ed i terrori dell’agonia. Come l’uomo non sarebbe spaventato, quando si vede circondato da nemici accaniti nella sua perdita, quando già sente venire il suo Giudice con le sue terribili rivendicazioni? Ammiriamo una volta di più le attenzioni della divina Provvidenza: ella non ha voluto che nell’ultima ora noi fossimo isolati nella lotta contro l’inferno. Se quest’ora è attesa dall’angelo della morte eterna, ... ... essa è augurata anche dall’angelo della vita eterna. Il pio diacono Pantaleone diceva nel VII secolo, che la funzione attribuita a san Michele di proteggere i morenti, è un privilegio secolare e riconosciuto da tutti. Secondo un autore del III secolo, gli apostoli avrebbero insegnato ai primi cristiani che “san Michele è l’angelo la cui intercessione procura una santa morte davanti a Dio, ch’egli assiste le anime desiderose di morire in Cristo”. Tale è ben, del resto, la tradizione, e tale è l’insegnamento dei teologi. Un culto particolare è infine tributato a Michele da chi si trova in procinto di morire. Nella storia araba di San Giuseppe il Falegname (prima del IV secolo), il Santo prega in questi termini: “Se la mia vita, o Signore, è al termine; se per me è venuto il momento di lasciare questo mondo, mandami Michele, il Principe dei tuoi santi Angeli. Che egli si fermi presso di me, perché la mia povera anima esca in pace, senza pena o timore da questo corpo addolorato”. Il Sacramentarlo Gelasiano (fine V secolo) registra la seguente preghiera dopo la morte della persona: “Ricevi, Signore, l’anima del tuo servo che a te ritorna, le sia presente l’Angelo della tua Alleanza, Michele”, colui che nell’antichità veniva definito Praepositus paradisi. Nelle raccomandazioni dei moribondi per le comunità di rito ambrosiano, si invoca espressamente il nostro Arcangelo: “Lo assista (il moribondo) San Michele, l’Angelo della tua Alleanza, e per mano dei santi Angeli degnati di collocarlo tra i tuoi santi e i tuoi eletti, nel grembo dei tuoi patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe. Un testo liturgico che risale al X secolo contiene questa invocazione: “Signore Gesù Cristo, Re della gloria, libera le anime di tutti i fedeli defunti dalle pene del purgatorio e dal profondo abisso del purgatorio; liberale dalle fauci del leone, affinché non siano preda del tartaro e non cadano nelle tenebre; ma le conduca il Vessillifero San Michele alla Luce santa, che un giorno promettesti ad Abramo e alla sua discendenza”. Bellarmino e Suarez, poggiandosi su san Tommaso, dichiarano che san Michele è delegato da Dio per presiedere alla morte dei cristiani, ch’egli libera i suoi servitori dalle astuzie del demonio e dona loro la pace e l’eterna gloria. Sant’Alfonso de Liguori dice a sua volta: “San Michele è incaricato in modo speciale dal Signore di assisterci nel momento della morte”. A tutte queste autorità si aggiunge la pratica della Chiesa. Quando il ministro dell’unzione degli infermi si avvicina al morente, egli chiede a Dio “d’inviare dal cielo il suo santo angelo perché custodisca, conservi, visiti e difenda questo malato”. Infine questa preghiera che la Chiesa pone sulle nostre labbra: “San Michele arcangelo, difendeteci nella lotta, affinché non periamo nel temibile giudizio”, non è essa per attrarre su di noi la protezione di san Michele nel tempo della grande lotta il cui pegno sarà la nostra eternità? La Chiesa riconosce dunque al glorioso Arcangelo questa funzione. Ecco perché essa ha approvato le confraternite erette sotto il titolo di San Michele della Buona Morte, così numerose una volta, e le ha arricchite d’indulgenze. I santi si raccomandavano istantaneamente al Principe degli Angeli, al fine di ottenere da lui la grazia d’una buona morte. Sant’Anselmo, assistendo un suo monaco morente, vide il demonio tormentarlo. Ma l’Arcangelo apparve e lo confuse: “Impara, disse a Satana, che tu non avrai mai alcun potere sui miei servitori, i miei protetti, i miei amici”. Incoraggiato da quella visione, il santo chiese all’Arcangelo la sua protezione per l’ora della morte. San Michele è l’angelo del transitus che riceve le anime dei giusti e le accompagna davanti a Dio, in particolare l’anima di Adamo ed Eva e di Mosé, di Giuseppe e di Maria che Cristo stesso gli affida. Come angelo della morte e conduttore delle anime compare in tutte le opere giudaiche apocrife relative al trapasso dei giusti e in questo ruolo compare presto nella Tradizione cristiana accolta anche nell’Antifona dell’Offertorio della Messa pre -conciliare dei defunti. Per questo spesso le cappelle dei cimiteri e gli ossari sono dedicati a San Michele. Nelle Litanie di San Michele troviamo dei titoli per San Michele quali: “Aiuto di coloro che sono in agonia”, “Luce e fiducia delle anime all’ora della morte”, “consolatore delle anime trattenute tra le fiamme del purgatorio”. Poiché Michele è anche il “potente intercessore dei cristiani” e “guaritore dei malati”, tutti questi ministeri o favori operano insieme per salvare le anime da satana, per ottenere vittoria eterna e per offrire protezione sulla terra; l’intercessione di Michele continua mentre le anime sono in purgatorio e le scorta in paradiso di cui è pure il protettore. Don Marcello Stanzione |
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