In Duomo a Salerno per la festa del Patrono della Polizia |
Il 29 settembre alle ore 10.00, in occasione della ricorrenza di san Michele Arcangelo, Patrono della polizia di Stato, sarà officiata una solenne celebrazione eucaristica, presso la Cattedrale di Salerno con la partecipazione di rappresentanze del personale della Questura. Celebrando la ricorrenza del santo Patrono “insieme alla gente”, la polizia di stato vuole sottolineare il proprio ruolo sociale, volto ad una ricerca costante del contatto con la collettività e con il contesto territoriale in cui opera. Al termine della Messa , saranno assegnati riconoscimenti al personale della Polizia in servizio ed in quiescenza. San Michele, se invocato, può prestarci manforte nella nostra quotidiana lotta spirituale. Egli combatte ancora per Dio e per la Chiesa di cui è particolare Protettore. L’antichissimo “Il Pastore” di Erma, infatti, lo designa come “Colui che ha potere sulla Chiesa e la governa”. Scrive San Gregorio Magno: “Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e ... ... forza, si dice che è mandato Michele perché si possa comprendere, dall’azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio”. Si, il suo stesso nome: “Chi come Dio?” è un potente grido di verità che può arare ogni giorno nel nostro esistere, il solco della luce. Così quello che noi vediamo intorno a noi non è che la continuazione della suprema lotta iniziata nelle profondità dei cieli? L’uomo non dice nel suo cuore come l’angelo ribelle: “Non servirò; salirò più in alto possibile, mi eguaglierò a Dio?”. Da quel momento, gli amici di san Michele non dovrebbero in risposta alle bestemmie insensate che salgono al cielo, far sentire il grido di fedeltà: “Chi dunque è come Dio? Chi dunque è grande come lui?”. Un famoso autore contemporaneo di spiritualità, a noi cristiani del ventunesimo secolo, ricorda: “Michele significa: Chi è come Dio? Dall’Arcangelo Michele dipende il mio atteggiamento nei confronti di Dio. Egli mi insegna a non mettere nulla al posto di Dio, ma mi istruisce a lasciare che Dio sia Dio. Michele combatte contro ogni assolutizzazione di potenze terrene, contro l’idolatria di denaro e potere. Io posso veramente vivere come uomo libero solamente se metto Dio al primo posto. Da sempre Michele è l’Angelo che lotta per noi. Egli vince i gradi. Egli è il coraggioso combattente di Dio. Viene raffigurato come Angelo a cavallo, con elmo, scudo e spada fiammeggiante. Egli caccia nelle profondità gli spiriti dell’Inferno”. (Anselm GRÜN, Ciascuno cerca il suo Angelo, Queriniana, Brescia 2002, pp. 122-123). Quello che rende un uomo grande quaggiù, sono le sue qualità di spirito e di cuore. Che diremmo delle qualità di Dio, delle sue perfezioni? Quando ne parliamo, è in modo così imperfetto che sembriamo piuttosto farfugliare come dei bambini. Quello che rende un uomo grande quaggiù, sono soprattutto le sue opere. Che dire allora di Dio? E’ lui che ha fatto tutto, con una parola e come giocando. E’ lui che ha dato al firmamento i suoi astri luminosi, è lui che ha dato alla terra le sue montagne e le sue pianure, all’oceano le sue onde muggenti, è lui che ha dato all’uomo l’intelligenza della sua mente, la luce del suo spirito, la fiamma del suo cuore. E quest’opera di Dio, vive, si rinnova, si perpetua senza fine. “Chi dunque è grande come il nostro Dio?- Grida Davide- egli è colui che fa meraviglie.” Chi è grande come Dio?- Io-, dice l’uomo, fiero della sua scienza, orgoglioso delle sue scoperte, che non alza più gli occhi verso il cielo, che non vuole più vedere che solo se stesso. Ma chi è per parlare così, lui la cui grandezza non è che un’ombra? Il grido di san Michele è il grido dell’umiltà. San Michele, col buon senso dell’umiltà, seppe restare al suo posto. L’umiltà ci trattiene anche al nostro posto, ossia infinitamente al di sotto di Dio. Il fondatore del Movimento Sacerdotale Mariano, ricevendo una locuzione interiore della madonna, ha scritto: “E’ la schiera dei piccoli, dei poveri, degli umili che io raccolgo nel mio Cuore Immacolato per donare ad essi il mio spirito di sapienza, perché venga sconfitta la superbia di coloro che si sono lasciati sedurre dalla falsa scienza e dallo spirito di grandezza e di vanagloria. Ancora oggi, per mezzo di questa mia Opera, dalla bocca dei bambini e dei lattanti il Signore riceve la gloria perfetta. Con voi sono anche gli Angeli del Signore; di essi Io sono la Regina e sono pronti ai miei ordini […]. San Michele è a capo di tutta questa mia schiera celeste e terrestre che è ormai ordinata a battaglia”. (Don Stefano GOBBI, Ai Sacerdoti figli prediletti della Madonna, Movimento Sacerdotale Mariano, Milano 1986, p. 313) Noi siamo sue creature, dunque dipendiamo da lui, gli apparteniamo. Gli dobbiamo di conseguenza obbedienza e sottomissione. Se talvolta l’orgoglio sale alla nostra testa, ricordiamo il motto dell’Arcangelo: Chi è come Dio? Allora resteremo umili, umili nei nostri pensieri, umili nelle nostre parole, umili nelle nostre opere. Un vescovo cattolico scrive: “La devozione a San Michele illumina e sorregge tutto l’impianto della vita cristiana, tutto l’impianto del rapporto che si instaura tra l’uomo e Dio, tra l’uomo chiamato a filiazione divina e Dio che comunica all’uomo la sua stessa vita, rendendolo partecipe della sua stessa natura, purché l’uomo accolga che solo Dio è Dio e che la creatura è creatura”. (Mons. Mario OLIVERI, Vescovo di Albenga-Imperia, Prefazione a Gilles JEANGUENIN, San Michele, Jaca Book, Milano 2003, p. 8). Sulla virtù dell’umiltà così gradita all’arcangelo ben scrive un illuminato cattolico francese: “San Michele prepara il tempo in cui saranno dei semplici pastori (come Giovanna d’Arco) a guidare i popoli e non le intellighenzie egoiste ed orgogliose, avvezze alla malizia ed estranee all’amore. La missione di Michele è di separare il caldo dal freddo, il santo dal corrotto, il seme dalla zizzania. Mollezza, tiepidezza, apatia, pigrizia vengono giudicate ed estirpate per distinguere nettamente la luce dalle tenebre”. (Marc Lorient, San Michele. Chi è come Dio. Edizioni Segno, Udine 1995, p. 7). Quest’umiltà attrarrà su di noi gli sguardi di benevolenza di Dio. E’ scritto ch’egli dona la sua grazia agli umili. Egli ci darà la sua grazia, e più tardi l’eterna esaltazione, proprio come fece con san Michele. Don Marcello Stanzione |
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