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La Cei detta l’agenda“Amarezza per l’allarmante degrado del vivere civile”. I vescovi sono tutti concordi e allineati con il cardinal Bagnasco, che aveva definito la Chiesa “una presenza costantemente leale e costruttiva che non può essere coartata né intimidita, perché compie il proprio dovere”. Ed era chiaro che queste parole si riferivano alla questione Boffo, vissuta all’interno della Cei come un atto di intimidazione. E’ questo il passaggio chiave del messaggio del Consiglio Permanente dei vescovi, che si è riunito da lunedì a giovedì della scorsa settimana. Un dibattito “ricco”, come lo ha definito il segretario, monsignor Crociata, con i temi dettati dalla prolusione, che ritornano in questo documento finale: un decennio sull’emergenza educativa, la questione meridionale, l’anno sacerdotale, le prime definizioni di un nuovo rito delle esequie. Ma è la politica ad avere un ruolo importante nella conferenza stampa finale: questione meridionale, grande centro, biotestamento e Ru486, federalismo. ...

...  A un certo punto, Crociata stempera un po’ di tensione, di fronte alle continue domande su temi politici, con una battuta: “Sono il segretario  dei vescovi, non di un partito politico”. Sono temi, comunque, che Bagnasco ha toccato nella sua prolusione.

Quella dei vescovi è ormai una linea ben definita: non sbilanciarsi politicamente, ma nemmeno tacere. Sul nome del direttore di Avvenire (ma anche su una risistemazione del comparto media della Cei, perché anche Tv2000 e RadioinBlu sono senza direzione) si prendono un po’ di tempo in più per riflettere. Ma Crociata è tassativo sul caso Boffo, che “con le sue dimissioni ha voluto esprimere la volontà di non esporre la Chiesa a ulteriori attacchi e ha chiarito che si tratta di un'iniziativa che ha in una lettera anonima il suo appoggio e non ha altro argomento da offrire”.

Le questioni sul tavolo sono tante: Crociata preferisce non sciogliere il riferimento di Bagnasco nella prolusione a “pronunciamenti discutibili” riguardo il fine vita, ma sottolinea che con la legge in discussione al Senato si è “raggiunto un punto di equilibrio”; dice no alla commercializzazione della pillola abortiva Ru486, che “rischia di riportarci indietro persino alla legge 194, diffondendo una banalizzazione dell'aborto”; non commenta le voci sull’eventuale pressione dei vescovi per un ipotetico Grande Centro; fa notare come sia “negli interessi del popolo italiano che vi sia un equilibrio tra le esigenze dell'unità e della solidarietà nazionale e l'esigenza del federalismo”: insomma, il federalismo sì, secondo il principio di sussidiarietà, ma senza ledere in alcun modo l’Unità d’Italia; sull’immigrazione, ribadisce ancora una volta che i vescovi sono per la legalità, sempre che questa sia coniugata con l’accoglienza.

Infine, la questione meridionale: i vescovi denunciano che “un clamoroso silenzio avvolge la questione meridionale”. Perché, chiariscono i vescovi – “non tutto il Sud è povero, ma patisce un impoverimento progressivo in alcune macroaree”. ”E’ necessario – commenta Crociata - che il Mezzogiorno cresca e il Paese si faccia carico della parte più debole, con la consapevolezza che se una parte resta indietro, diventa un peso per l'intero paese”.

Andrea Gagliarducci

 
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