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Vicenda Boffo - ricucire i rapporti tra Stato e ChiesaQuesto è il momento di ricucire i rapporti, di riprendere un filo che si è interrotto bruscamente. Ma la ricucitura non riguarda solo i rapporti tra lo Stato e la Santa Sede: nonostante il “vulnus” dell’attacco del Giornale della famiglia di Berlusconi al direttore di Avvenire Dino Boffo, i rapporti tra Stato e Santa Sede sono “eccellenti”, come ha spiegato il direttore dell’Osservatore Romano Gian Maria Vian in un’intervista. E non potrebbe essere altrimenti, visti i vari temi sul tavolo: i finanziamenti alle scuole paritarie (per la maggioranza cattoliche), la questione dell’ora di religione che l’ultima sentenza del Tar ha praticamente privato di valore, la legge sul biotestamento. Quest’ultimo è il primo campo di prova del rapporto tra Stato e Chiesa: non è un caso che nell’entourage di Berlusconi facciano sapere che il premier ha sentito il presidente del Senato Schifani prima del suo intervento al meeting ciellino di Rimini, raccomandandogli di sottolineare l’impegno per la legge ... 

...   sul fine vita. Proprio riguardo questa legge, il mondo cattolico è preoccupato: ora deve essere approvata alla Camera, e già ci sono stati membri della maggioranza che hanno messo in discussione l’impianto della legge. In primis, il presidente della Camera Gianfranco Fini, che si troverà a condurre la discussione in aula.

Sembra che mai la Chiesa e Berlusconi siano stati così lontani nelle relazioni. In realtà, le relazioni proseguono. Il problema è chi le gestisce. Negli scorsi giorni sui giornali è comparsa la notizia di un pranzo (che si svolge a cadenze regolari) tra Berlusconi, Gianni Letta e il cardinal Ruini, ex presidente della Cei. Ma il cardinal Bertone, nella lettera che inviò al cardinal Bagnasco quando si insediò come successore di Ruini alla guida dei vescovi, faceva capire che le redini dei rapporti Stato e Chiesa le avrebbe tenute lui, con queste parole: “Per quanto concerne i rapporti con le istituzioni politiche, assicuro fin d’ora a Vostra Eccellenza la cordiale collaborazione e la rispettosa guida della Santa Sede, nonché mia personale…” Era il 25 marzo 2007. Nulla è cambiato.

Non è un caso che a venire allo scoperto sia stato il direttore dell’Osservatore Romano. Gian Maria Vian non ha solo detto che i rapporti tra Santa Sede e governo sono eccellenti. Ha fatto notare l’appiattimento del giornalismo religioso. “Oggi sembra aperta la caccia al prelato, meglio se cardinale, e preferibilmente per una battuta polemica. E così si finisce per ripiegare su figure di ecclesiastici, magari autorevoli, ma ormai ritirati, oppure che non hanno il ruolo istituzionale per parlare a nome della Santa Sede”. Nomi Vian non ne fa, ma è indicativo che faccia notare l’equilibrio di monsignor Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio dei Migranti: un modo per contrapporlo all’attivismo ipercritico del segretario dello stesso Consiglio, monsignor Marchetto.

D’altronde, Vian non manca di far notare l’insofferenza nei confronti di alcune uscite del quotidiano di Boffo. “Non si è forse rivelato esagerato – dice – paragonare il naufragio degli eritrei alla Shoah, come ha suggerito una editorialista del quotidiano cattolico?”.

Nel frattempo, la base ecclesiale prende una direzione diversa. Mimmo Delle Foglie, portavoce di Scienza e Vita, vicinissimo a Ruini, è arrivato a ipotizzare “una scissione morbida e silenziosa dei cattolici dal berlusconismo”. E Francesco Belletti, presidente del Forum delle Famiglie, ha ricordato le promesse non mantenute su un fisco vicino alle famiglie, specialmente sull’introduzione del “quoziente famigliare”.

Sono proprio questi i temi su cui si sta lavorando dietro le quinte per ricucire i rapporti con la Chiesa. Con in più la questione bioetica: biotestamento e restrizioni all’uso della pillola abortiva Ru486.

Un lavoro di ricucitura in cui è attivissmo Gianni Letta, consapevole di come ogni dettaglio sia importante per mantenere i rapporti ad un buon livello. Sarà lui a rappresentare il governo a Viterbo, in occasione della visita papale del 6 settembre. Sempre lui ha sostituito Berlusconi alla festa della Perdonanza dell’Aquila, quando è stato concordato con la Santa Sede che la presenza del premier sarebbe potuta essere strumentalizzata. Perché, si fa notare tra quanti sono vicini a Bertone, i “falchi” possono trarre forza dalla situazione, che può andare facilmente fuori controllo. Il timore è che a questo attacco ne seguano altri, che la stagione del “fango” non sia finita. È questo il punto sul quale la Santa Sede vuole prima di tutto essere rassicurata.

di Andrea Gagliarducci

 
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