Vicenda Boffo - secondo aggiornamento |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Ancora scontro sul caso Boffo. E stavolta lo scambio di accuse è direttamente tra il direttore de Il giornale Vittorio Feltri e il Vaticano. A causare lo scontro, le dichiarazioni del direttore del Giornale. Il quale, in un’intervista, ha sottolineato che il documento pubblicato dal suo quotidiano su Boffo “non è una velina, ma un decreto penale di condanna, in cui si accenna di molestie anche a sfondo sessuale. C’è una velina, ma non è questa, fatta circolare dai servizi segreti vaticani”. “Smentisco nel modo più categorico questa infondata affermazione: viene il sospetto che vi sia una intenzione di fomentare confusione diffondendo false accuse”, replica il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. Nessuna velina dei servizi segreti del Vaticano, spiega Lombardi, che comunque sono “una entità in realtà inesistente: se Feltri si riferiva ai servizi di sicurezza vaticani, questi spettano alla Gendarmeria”. Feltri replica: “Parlando di una ‘velina’, non facevo altro che citare ... ... Il Riformista”. Santa Sede e Cei sembrano ormai concordi sul fatto che l’attacco a Boffo sia stato in qualche modo “guidato”. Anche se, nella telefonata che il Papa ha fatto al numero 1 dei vescovi Bagnasco per avere ragguagli sulla vicenda, si deve notare che il Papa ha dato il suo sostegno alla Cei, non a Boffo. Questi è sceso a Roma martedì per parlare con Bagnasco. Non tanto per rassegnare le dimissioni e vedersele rifiutare (lo aveva già fatto all’inizio della vicenda), quanto per difendere la sua posizione. E d’altronde, lo stesso Boffo definisce la notizia delle dimissioni “una semplice deduzione: semmai una decisione in questo senso fosse presa, i primi a saperlo sarebbero i giornalisti”. La linea è quella dettata dalle pagine di Avvenire: nessuno scritto di Boffo (una decisione concordata con Bagnasco?), gli attestati di stima in prima, e un articolo in cui si nega che ci sia stato un patteggiamento, “perché non c’è stato alcun processo a suo carico: non c’è riferimento a relazioni di tipo sessuale, se non, incidentalmente, a quelle della querelante con il compagno”. La donna ha deciso di non parlare. “Una vicenda che appartiene al passato, ormai chiusa. E’ stata violata la mia privacy”. È una linea seguita anche dalla Cei: i vescovi hanno deciso di non commentare le indiscrezioni che raccontavano delle dimissioni di Boffo. “Non ce n’è bisogno – ha sottolineato un prelato – non dobbiamo rispondere ad ogni articolo di giornale e in questo momento forse è meglio il silenzio”. Anche il cappellano di Montecitorio, monsignor Rino Fisichella, sposa questa linea: “Conoscete la mia propensione a parlare con i giornalisti, ma quando non posso, non posso”. Nell’udienza del mercoledì, Benedetto XVI dice parole che, pur senza riferirsi esplicitamente al caso Boffo, spiegano qual è il modus operandi della Chiesa. “Dio – ha detto il Papa – persegue le colpe, ma protegge i peccatori, purché sappiano dire no ai vizi del mondo, e avere il coraggio di un radicale cambiamento di vita”. Il Papa aggiunge poi a braccio: “Vogliamo sperare che la sua bontà, la gioia che iene dalla forza della fede per mezzo dell’austerità del no ai vizi del mondo tocchi anche il nostro cuore”. Come a sottolineare che la Chiesa non avrà (né ha) il dito puntato contro il direttore di Avvenire. Ma lo stesso Papa è stato molto cauto: non ha dato sostegno diretto a Boffo, ma solo alla Cei, nella sua telefonata con Bagnasco. di Andrea Gagliarducci |
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