E' nelle librerie “365 GIORNI CON IL SANTO CURATO D’ARS” di don Marcello Stanzione |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions E’ ancora fresco di stampa, perché appena arrivato nelle librerie, il libro edito dalla Gribaudi di Milano “365 giorni con il santo Curato d’Ars” di don Marcello Stanzione. La vocazione del cristiano è la salvezza. Ognuno di noi, sacerdote o laico, è sottoposto ad una chiamata da parte di Dio e di Cristo. E’ questo il segno della nostra dipendenza e della nostra appartenenza. Certo, stiamo qui per parlare del Patrono dei sacerdoti e potrebbe sembrare fuori luogo che a farlo sia un “semplice” fedele e non un consacrato ma, questo termine di “vocazione” deve evocare in noi delle riflessioni serie e del tutto intime perché noi tutti abbiamo, sacerdoti o laici, una vocazione comune: la salvezza eterna. Essa comporta la comprensione del vero senso della vita, dello scopo del nostro destino, della felicità vera per la quale siamo fatti, e dell’interesse stesso che ci è più prezioso: la nostra salvezza. Ora, se questo pensiero arrivasse fino a farci dimenticare gli altri ... ... per non pensare che a noi stessi, sarebbe un pensiero disordinato che ci farebbe uscire dalla regola prima della carità fraterna, quella stessa che Cristo ci ha insegnato. Se tale pensiero della nostra eterna salute non esistesse in noi o non avesse il posto essenziale che deve avere, giusto per corrispondere ad un’aspirazione naturale, normale e buona del nostro essere, saremmo ancora una volta fuori dalle disposizioni provvidenziali che ci riguarderebbero. Il pensiero della nostra salvezza non deve farci dimenticare la grande legge della carità fraterna; il pensiero del prossimo non deve comunque farci rinunciare a questa preoccupazione non solo legittima, ma costitutiva del nostro dovere di uomini e di donne. Ognuno di noi ha la sua chiamata nella corrispondenza alla vocazione comune a tutti gli uomini. Ognuno ha il suo posto d’accesso al Regno di Dio. Il volere di Dio su ognuno di noi; la ricerca fiduciosa e filiale di questa volontà su di noi, l’obbedienza in una sottomissione affettuosa e generosa sull’esempio di Maria, permeano l’ideale di quella umiltà, di quella grandezza, di quella serenità e dell’azione in cui ogni anima troverà un clima di entusiasmo e di santità, se possiede un desiderio di tale buona volontà. L’esempio di Maria, così pregnante nella vita del Santo Curato d’Ars, è sempre un invito ad imitare le sue virtù, in un’intima unione con Lei. Chi, meglio di Maria, può darci più esattamente il senso del Crocifisso, della vera compassione, con suo Figlio sul Calvario, dandoci lezioni cristiane del suo sacrificio? Ella è la Serva associata, dall’Annunciazione al Sacrificio della Croce, a quest’incomparabile mistero della salvezza. Dio ha parlato allora, per mezzo di San Gabriele che Le aveva annunciato che sarebbe diventata Madre del Redentore, ed ora, per mezzo stesso di Gesù, che Le annuncia che, d’ora in poi, Ella deve generare dei figli a Dio e dei fratelli a Gesù stesso. Ella ha eseguito il piano divino, ha potuto comprendere le grandi linee con lo svolgimento della vita di Gesù: la fuga in Egitto, per sfuggire ad un massacro di innocenti davanti alla paura di un Messia, eppure venuto nell’umiltà e nella povertà; l’annuncio del Fanciullo nel Tempio di Gerusalemme, di “essere venuto per compiere la volontà del Padre suo”, … tutta la sua vita pubblica, coi suoi insegnamenti, i suoi miracoli, ma anche gli avversari, la loro perfida collera, la loro opposizione sempre più grande e, finalmente, le sconvolgenti scene della notte e del mattino del Venerdì Santo, la Salita al Calvario e poi,… essendo “tutto consumato”, la Morte. Ma questa Morte ha un senso, è quella della Redenzione degli uomini, per cui la Vergine, ci dice ancora San Giovanni Maria Vianney, ci aiuta a misurare il valore del Figlio e la delicatezza del Cuore della Madre dandoci l’esatta scienza che nessuno, prima e dopo di Lei, ha posseduto in eguale misura: la scienza di Gesù crocifisso. Ella ha avuto nel suo seno la Verità, la Via e la Vita, ed è suo tramite che dobbiamo passare se vogliamo giungere in cielo per gustare il premio della nostra salvezza e della nostra terrena vocazione di cui parlavamo all’inizio di questa brevissima presentazione. Sull’esempio di Maria e di Gesù, il Santo Curato d’Ars provava una viva gioia quando gli era dato di accogliere grandi peccatori nel suo confessionale. Erano, per lui, i “grandi pesci” della sua pesca alle anime. Eppure ciò, essendo anche molto realista e posato nelle cose, non gli impediva di considerare con inquietudine il futuro che li aspettava. Le tentazioni non avrebbero tardato ad attaccarsi di nuovo ad essi. Da ciò la sua insistenza nel raccomandare loro di chiamare la Santa Vergine in loro aiuto. La lezione che il Curato d’Ars ci dona sarà forse formale, ma guardiamo le sue conseguenze: se il ricorso alla Vergine conduce normalmente il peccatore alla conversione, la vera devozione mariana gli impone poi degli obblighi di fedeltà. Egli diceva che sono falsi devoti della Madonna coloro che si dispensano dai loro doveri di stato. Non a caso, appena giunto nel piccolissimo paese d’Ars, la sua prima iniziativa fu quella di rimettere in onore la pratica del rosario: che esempio per molti nostri consacrati nelle cui chiese raramente sentiamo più dire il santo Rosario, quella catena dolce che ci lega al cielo. La Santa Messa, le Adorazioni eucaristiche, le feste mariane, i pellegrinaggi, le confessioni frequenti per intere ore, i digiuni: questi i segreti che ravvivavano in lui le ragioni della speranza, pur davanti a tante tentazioni ed a tante prove cui pur lo sottomise il demonio. Ai sacerdoti, degne copie di Cristo, egli qual novello San Giovanni Battista, rammentiamo ch’egli si era consacrato a Maria per andare a Gesù. Maria, per essere onorata degnamente deve esserlo come lo disse Lei stessa a Knox, in Irlanda, nel 1878, quando disse a coloro che assistevano alla sua apparizione di prendere esempio dal suo Sposo terreno, San Giuseppe, e da suo Figlio, diciamo questo: non temete di mettere la vostra chiesa, la vostra parrocchia, il vostro santuario sotto la tutela di Maria, sotto la tutela di questa incomparabile Madre di Dio. Ai laici di prenderla come esempio da seguire, di seguire “l’abbondanza”, in un clima di entusiasmo e di santità. Auguro a questo testo di Don Marcello Stanzione su “ 365 giorni in compagnia del curato d’Ars” la più ampia diffusione tra i cattolici praticanti e non solo, perché la chiamata di ogni uomo corrisponda alla ricerca fiduciosa e filiale, all’obbedienza pronta, affettuosa e generosa, permeando così l’ideale di ogni anima nell’umiltà e la serenità che hanno sempre contraddistinto Maria nella sua vita terrena e celeste. Il tutto ad majorem Dei gloriam. di Alfonso Giusti |
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