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La Beata Maria di Gesù Crocifisso (Mirjam Baouardy) PDF Stampa E-mail

La Beata Maria di Gesù Crocifisso (Mirjam Baouardy)Il 13 novembre del 1983, durante l’anno del Giubileo della Redenzione, il  Papa Giovanni Paolo II beatificò “la piccola araba” Mirjam, “La luce del Tabor”e che venne pure chiamata il “simbolo della speranza ecumenica e di pace per il vicino oriente”.  Mirjam Baourdy fu la carmelitana dotata di straordinari carismi, morta all’età di soli 33 anni, è in effetti un simbolo ecumenico; nella sua breve, ma intensa e straordinaria, vita le diverse chiese e religioni giocarono un ruolo importante: i suoi antenati furono cristiani maroniti originari del Libano; nacque il 5 gennaio del 1846 a Abelin (Cheffa-Amar, Galilea), come tredicesima figlia dei coniugi Giries Baouardy e Mirjam Schahyn. Ivi venne battezzata e cresimata secondo il rito greco- melchita. Già all’età di tre anni divenne orfana, perché la morte le rubò sia il padre, sia la madre nel giro di pochi giorni; venne allora adottata, insieme all’amato fratello Paolo, da un ricco zio paterno. Con lui giunse nel 1854, all’età di 8 anni, ad Alessandria ...

...  in Egitto. Dall’età di 7 anni, Mirjam si confessava ogni sabato e sentiva già allora la divorante fame di Gesù nella santa Eucaristia, e consacrò fin da bambina a Lui tutta la propria vita. Poco prima del suo tredicesimo compleanno, Mirjam fu fidanzata dai suoi genitori adottivi, a sua insaputa e secondo la tradizione orientale, con uno zio, che viveva al Cairo. Tutto venne preparato per le nozze ad Alessandria quando, nella notte, ascoltò le stesse divine parole che aveva sentito tanto tempo fa ad Abelin: “Tutto passa. Se mi regali il tuo cuore, rimarrò sempre con te.” La mattina successiva, Mirjam fece capire al suo fidanzato che non ne voleva sapere del matrimonio e preferiva rimanere vergine, consacrata a Gesù Cristo. Per punirla del rifiuto, venne in seguito trattata per mesi dalla sua famiglia adottiva come una schiava. La fanciulla allora, priva di qualsiasi istruzione scolastica, non sapeva né leggere né scrivere, cominciò a lavorare come domestica.

Un giorno Mirjam venne a sapere che un ex servo del padre adottivo, un musulmano, si sarebbe trasferito da lì a poco a Nazareth; una sera corse da lui, nella speranza che la portasse con sé, per ivi trovare il suo unico fratello rimasto in vita, Paolo. L’uomo la ricevette a casa sua e la trattò inizialmente bene. Alla fine pretese però che si convertisse alla fede islamica. “Io una musulmana? No, mai. Sono una figlia della Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana e spero, se Dio vuole, di rimanere fedele alla mia religione, Che è l’unica vera fede, fino alla mia morte!” Il fanatico islamico, sentendosi rimproverare in questo modo da una piccola cristiana, si incollerì, diventò violento, buttò la ragazza per terra e le tagliò la gola. La credette morta, la avvolse in un velo, piena di sangue com’era, e la abbandonò in una viuzza buia di Alessandria. Questo avvenne nella notte del 7/8 settembre 1858. Molto più tardi, Mirjam confidò al suo confessore, che era morta davvero in quel momento, ma fu miracolosamente curata e resuscitata da una infermiera vestita di celeste, e che poteva trattarsi solo della Madre di Dio.

La tredicenne abbandonata e senza tetto si recò, in seguito, presso la chiesa S. Caterina di Alessandria, dove un padre francescano si prese cura di lei, trovandole un posto come domestica presso una famiglia cristiana. Diverse volte cambiò posto ad Alessandria per compiere al meglio la sua vocazione di vergine consacrata a Dio. Sempre voleva raggiungere suo fratello che viveva nei pressi di Nazareth. Quindi si imbarcò ad Alessandria con destinazione Akka. Una tempesta sfracellò la nave sulle rocce di Jaffa. A Jaffa, Mirjam si cercò di nuovo un lavoro per qualche giorno, poi continuò il viaggio. Nel suo desiderio di raggiungere Gerusalemme, si unì ad una carovana di pellegrini e raggiunse finalmente la Città Santa. Lì, un sacerdote le trovò di nuovo un posto di lavoro. A Gerusalemme ebbero inizio i suoi rapporti particolari con gli angeli, oltre agli altri vistosi eventi mistici della sua vita.

Ebbe una vita molto movimentata: a Marsiglia, all’inizio della Quaresima del 1865, entrò dalle suore della Compassione. Ben presto, tuttavia, dovette lasciarle a causa del sopraggiungere di una malattia. Allora divenne prima postulante presso le suore di S. Giuseppe dell’Apparizione a La Capelette vicino a Marsiglia (Francia), ma dopo due anni , ne fu dimessa, perché giudicata più adatta per la vita claustrale. Il 14 giugno 1867 entrò come aspirante carmelitana a Pau (Francia) ed il 21 agosto 1870, quando era ancora novizia, fu inviata a Mangalore (India) per la fondazione di un nuovo carmelo e alla fine visse, dopo un ulteriore soggiorno nel carmelo di Pau, come mistica dedita al sacrificio e alla penitenza nel carmelo da lei fondato a Betlemme, il primo in Palestina, dove morì  il 26 agosto del 1878 a causa di una cancrena contratta in seguito ad una frattura. Durante tutti questi anni la carmelitana ebbe uno stretto contatto con gli angeli buoni ma non le mancarono neanche le vessazioni e le tentazioni del demonio che la perseguitarono fino alla fine dei suoi giorni.

Lei, che, ripeto, soffrì molto sotto le persecuzioni del diavolo e che per un periodo fu anche indemoniata, venne guidata in maniera evidente, dal suo arrivo a Gerusalemme, dal suo angelo custode. Durante quattro giorni fu persino posseduta da un angelo che parlava attraverso di lei, dando indicazioni. Vediamo ora tutto per ordine:

“Un giorno per le strade di Gerusalemme le si avvicinò un bellissimo giovanotto, le parlò e lodò la sua castità consacrata a Dio. Qualche giorno più tardi lo incontrò di nuovo e le disse che il suo nome era Giovanni Georgio; le propose di accompagnarla alla chiesa- Tomba di Cristo. In quel luogo, Mirjam promise alla sua enigmatica Guida, di fare il voto eterno di castità, se lo avesse fatto anche lui. Entrambi fecero il voto sulla tomba del nostro Signore. Prima di lasciare Mirjam, Giovanni Georgio le ricordò i passaggi principali della sua futura vita, di come la Beata Vergine le aveva già illustrato dopo il suo assassinio, la miracolosa guarigione e resurrezione. Dieci anni più tardi, poco prima della sua eterna professione dei voti a Mangalore (India),  vide di nuovo suo “fratello spirituale”. Comprese allora, che Giovanni Giorgio era il suo angelo custode, mandato dal Signore, come aveva fatto con Tobia.”

Anche nel resto della sua vita, gli angeli apparvero a Mirjam a volte in maniera visibili, anche sotto le sembianze di un bambino o di un giovane uomo “per assisterla nei pericoli, servirla come interpreti durante le sue estasi e per renderla partecipe della loro felicità. Nel coro e durante i riposi vide spesso anche gli angeli delle sue consorelle.”

Una particolarità alquanto unica nella storia della mistica cattolica è la possessione di Mirjam da parte di un angelo buono. Successe a Pau, il 4 settembre del 1868. Esattamente 40 giorni prima era stata indemoniata. Adesso il tempo concesso al diavolo era finito: lasciò il corpo della novizia, che si trovava allora nella infermeria del carmelo. “Al posto delle tentazioni, umiliazioni e deformazioni della giovane suora, riconducibili alla sua lotta contro il grande avversario, ora ci fu una vera e propria trasfigurazione. Mentre suonava il campanello di mezzogiorno Mirjam si librò a circa 20 cm sopra il letto, con un volto radioso, occhi neri brillanti come dei diamanti e un meraviglioso sorriso sulle labbra. Le suore che si trovarono vicino al suo letto, si inginocchiarono; avevano l’impressione di percepire il passare del Signore. A questo punto, uno spirito sovrannaturale prese possesso del corpo liberato della estatica che ora veniva posseduta da un buon angelo. Questo stato particolarissimo durò quattro giorni. Mentre prima era stato il diavolo a parlare attraverso la giovane carmelitana, adesso era la volta di un angelo. Trasmise alle suore insegnamenti e consigli di grande valore…L’insegnamento dell’angelo comprese la fedeltà alle regole, l’ubbidienza, il silenzio, il giusto utilizzo del tempo e l’amore nella comunità dell’ordine carmelitano. A questo insegnamento, l’angelo, che parlava tramite Mirjam, aggiunse le frasi: ‘Sorelle, la Madre Divina ripete che non dovete mai rivelare nulla alla suora Maria, quella piccola cosa insignificante, di tutto ciò che è successo. Non le fate domande! Non le dovete prestare attenzione, guardarla o parlare di lei; niente, niente che disprezzo… la piccola cosa insignificante rimarrà solo poco tempo qui a Pau, poi compierà l’opera di Dio. Non vi meravigliate di nulla, non perdete il coraggio, perché non siete angeli ma solo deboli esseri umani. Chi si fa piccolo piccolo, piace a Gesù e lo incontra.’ Le suore chiesero diverse volte a questa enigmatica creatura, che parlava tramite la loro consorella Maria, del suo nome. Lui rispose: ‘ Sono uno di coloro che ascendono e discendono; sono lo spirito angelico di suora Maria.’ L’angelo proclamò poi che le prove della piccola (Mirjam) sarebbero iniziate di nuovo, una volta che egli se ne sarebbe andato. Satana sarebbe tornato e per tre anni l’avrebbe torturata con ossessioni per indulgerla a lasciare il monastero, sarebbe stata portata agli estremi della disperazione, e quindi bisognerà aiutarla a scendere al suo niente. La suora Maria avrebbe commesso degli errori; Dio l’avrebbe ammesso, perché era giunto il momento delle prove e anche perché Satana più tardi, a causa della sua  umiltà, non avrebbe avuto nessun potere su di lei. Perché un domani avrebbe compiuto delle grandi opere; sarebbe stata quasi sempre trasfigurata. La piccola cosa insignificante era un sacrificio e come tale doveva soffrire tanto. – Prima che l’angelo abbandonasse la suora Maria, le carmelitane le chiesero di nuovo il suo nome. Rispose: ‘Sono lo spirito di Maria, sono l’angelo di Maria.’ Il corpo della posseduta angelica tremò. ‘Ho la felicità nelle ossa,’ diceva ininterrottamente. Quando l’angelo si  allontanò, cadde di nuovo il velo della tristezza su Mirjam. Le prove e sofferenze annunciate la invasero, dovette di nuovo discendere dal Tabor, per entrare nel profondo del giardino Getsemani. “

Nell’ agosto del 1870 si imbarcò a Marsiglia un gruppo di carmelitane di Pau, fra loro vi era anche suora Maria di Gesù il Crocifisso, nome religioso conferito a Mirjam. La loro destinazione era l’India per fondare a Mangalore un carmelo. I primi mesi trascorsi dalla piccola araba furono quasi idilliaci, ma dopo un po’ iniziò ciò che l’angelo aveva molto chiaramente annunciato mentre si era impossessato di Maria a Pau: Ritornò il diavolo e torturò Maria per scoraggiarla e metterla di contro la professione religiosa; ella ebbe tentazioni di fuga dal monastero e persino di suicidio. A Mangalore il diavolo riuscì a stimolare nel vescovo, alcuni sacerdoti e carmelitane, e in particolare nella maestra delle novizie, estrema diffidenza e persino ostilità contro Maria.

Satana ci mise tutto per portare Mirjam alla disperazione.

Il 23 settembre del 1872 fu finalmente rimandata a Pau. Lì trovò di nuovo la pace nell’anima. Incominciò un periodo solenne, premiato dall’ estasi, levitazioni e visioni. Dal momento del suo ritorno da Mangalore, la suora Maria sognò un carmelo a Betlemme e in seguito uno a Nazareth. Il carmelo a Betlemme fu costruito secondo il suo progetto. Vi si recò nel 1878 e vi passò i suoi ultimi tre anni di vita. Che altro vi fece? Una volta lo riassunse in modo fantastico come segue: “Offro tutte le mie sofferenze nel legame con Gesù e tutti i martiri che hanno sofferto per il trionfo della Chiesa. Ìl mio desiderio è sacrificarmi, soffrire,  consolare Dio e morire perché la chiesa raggiunga la vittoria. Mi inchino con Gesù sul Monte Calvario e mi sacrifico insieme a lui per la conversione dei peccatori e i figli della Chiesa. Offro le mie sofferenze per i ciechi, che non sanno nulla della chiesa, affinché loro la conoscano.” Il vescovo di Pau scrisse una volta al patriarca latino di Gerusalemme una meravigliosa lode sulle carmelitane di Betlemme: “Posseggono preziose perle, e fra queste una brilla più delle altre, Suora Maria di Gesù Crocifisso; sì, lo ammetto e non lo negherò, lo affermerò davanti a Dio e agli angeli, che questa suora è una ammirevole rocca delle virtù, in particolare della fede, dell’ umiltà, dell’ubbidienza e dell’amore; detto in breve, lei è un miracolo della grazia di Dio.” Ad Abelin, sua città natale, suor Maria di Gesù Crocifisso è venerata come “la Kedise” cioè la santa, non solo dai cristiani ma anche dai mussulmani e sono numerosissime le persone che dichiarano di aver ricevuto grazie e miracoli per sua intercessione.

di Don Marcello Stanzione

 
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