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Il Papa mette in guardia dalla dittatura del relativismoDalla dittatura del razionalismo alla dittatura del relativismo. In mezzo, ci sono due secoli di storia (dalla Rivoluzione Francese del 1789 ad oggi), ma l’intensità dei due fenomeni è la stessa. Anzi, si tratta di situazioni speculari secondo Benedetto XVI. Allora, ha spiegato il Papa nella prima udienza generale dal rientro dalla Val D’Aosta, c’era la dittatura del razionalismo, che pretende di trasformare la ragione in una divinità assoluta; oggi, c’è la dittatura del relativismo, che pretende di negare qualsiasi certezza della conoscenza umana.
Papa Ratzinger parla prendendo spunto da San Giovanni Maria Vianney, curato di Ars, nato nel 1786 (tre anni prima della presa della pastiglia) e morto 150 anni fa, nel 1859, in pieno Secondo Impero. A lui è dedicato lo speciale Anno Sacerdotale in corso, che il Papa ha voluto perché i sacerdoti comprendessero l’importanza del loro ruolo nella società di oggi. A lui, che nella sua giovinezza, ha ricordato il papa, visse “un’eroica clandestinità, ...

...  percorrendo chilometri nella notte per partecipare alla Santa Messa”, mentre si distinse da sacerdote per “una singolare e feconda attività pastorale”. E i sacerdoti, anche oggi, sono chiamati ad essere testimoni.

“Il relativismo contemporaneo – dice il Papa – mortifica la ragione poiché di fatto arriva ad affermare che l’essere umano non può conoscere nulla con certezza, al di là del campo scientifico. Ma ciò non soddisfa le domande di fondo che l’uomo continua a porsi”.

Niente di nuovo rispetto al periodo in cui viveva il Curato d’Ars, quando la dittatura del razionalismo mostrò tutti i limiti umani, pretendendo di elevare “la sola ragione a misura di tutte le cose, trasformandola in una dea”. Si trattava di una sorta di “dittatura del razionalismo”, spiega il Papa, volta a cancellare la presenza stessa dei sacerdoti e della Chiesa nella società. Ma oggi come allora c’è bisogno di chi “sappia soddisfare la sete di verità dell’uomo”.

“Le sfide della società odierna – sottolinea Benedetto XVI – non sono meno impegnative. Anzi, forse sono più complesse. Se allora c’era la dittatura del razionalismo, all’epoca attuale si registra in molti ambienti una sorta di dittatura del relativismo. Entrambe appaiono risposte inadeguate alla giusta domanda dell’uomo di usare a pieno della propria ragione come elemento distintivo e costitutivo della propria identità”.

di Andrea Gagliarducci

 
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