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Il Calice di Cristo, senso del mistero di Cristo e della vocazione di San Giacomo PDF Stampa E-mail

Il Calice di Cristo, senso del mistero di Cristo e della vocazione di San Giacomo“Calicem quidem meum bibetis” (Mt. 20, 21). Giacomo è uno dei dodici apostoli, fratello di Giovanni, l’Apostolo Prediletto, figlio di Zebedeo, un pescatore del Lago, è stato spesso scelto tra tutti gli Apostoli con Pietro e suo fratello per accompagnare il Signore nelle ore di intimità e di grazie riservate ad essi soli. Egli era al Tabor. Doveva essere al Getsemani, molto più vicino degli altri a Gesù. E’ detto il Maggiore per distinguerlo dall’altro Giacomo, cugino di Gesù. E’ noto che il Signore soprannominava i due fratelli “i figli del tuono”, per il loro temperamento ardente. I vangeli raccontano in particolare la sua vocazione, avvenuta mentre stava riparando le reti sulla riva, insieme a suo fratello. Quando Gesù passò  di là e li chiamò, Giovanni e Giacomo abbandonarono tutto all’istante e lo seguirono. Sua madre, Maria Salomè, sposa di Zebedeo, aveva ovviamente dell’ambizione per i suoi figli. Disgraziatamente ella non aveva capito il senso profondo del mistero ...

...  del Regno di Dio ; le sue vedute erano del tutto umane per chiedere a Gesù i primi due posti di importanti incarichi di potere e di comando presso di Lui per i suoi due figli, l’uno a destra e l’altro a sinistra del Maestro. Simile sollecitazione carrieristica attirò l’indignazione, forse la gelosia, degli altri Apostoli che non s’imbarazzarono nei loro rimproveri. Ella provocò una risposta di Gesù che è importante ed istruttiva sul vero senso del regno di Dio ed il posto al quale ognuno può pretendere. A Dio è riservata la scelta dei posti destinati ad ognuno. Ma ai membri di questo regno la richiesta che si pone non è né quella dell’egoismo, dell’ambizione o dell’interesse, è una richiesta di sacrificio. Si entra in questo regno per una “porta stretta”. Non si segue Cristo senza “bere al suo calice”, senza “portare la croce”.

La lezione del Vangelo è talvolta austera, ancorché la mortificazione non sia l’ultima parola del Vangelo d’amore e di pace. Ma la vera strada della carità è rude : è un cammino faticoso di croce. Non si può cambiare né Cristo, né la sua Chiesa, né il suo Vangelo.

La moglie di Zebedeo non aveva cattivi disegni per i suoi cari figli :  semplicemente ella non aveva ancora capito “il mistero di Cristo”, né il senso profondo della vocazione degli Apostoli che erano i suoi due figli.

La diversione di Nostro Signore Gesù di fronte alla sua richiesta è suggestiva. Essa porta singolarmente più lontano che alle orecchie di questa povera mamma, in richiesta di vantaggi materiali per i suoi. Da ciò della sua richiesta, quanti calcoli, quanti trattati, quante speranze  troppo umane in delle anime e dei cuori di uomini e di donne, anche quando si tratta di cose sacre, vicine a Dio, a Cristo, alla sua Chiesa !

La risposta dei figli di Zebedeo è coraggiosa e fiduciosa. Sanno a cosa s’impegnano ? Od almeno percepiscono i rischi del loro impegno ?

“Essi hanno bevuto il calice di Cristo”. Giovanni è stato messo nell’olio bollente, da dove è uscito vivo. Di tutti gli Apostoli egli è morto per ultimo, verso la fine del primo secolo, Giacomo, al contrario, è stato il primo degli Apostoli a versare il suo sangue per il proprio Maestro, a Gerusalemme stessa nel 42 d. C. San Giacomo è il protettore dei pellegrini dei cavalieri e dei militari. E’ il Patrono della Spagna e la sua intercessione veniva invocata nella lotta contro gli infedeli. E’ al grido di “ San Giacomo! Spagna avanti!” che per parecchi secoli i cattolici faranno la lotta ai mussulmani nella penisola iberica e alla fine riusciranno a ricacciare i mori in Africa. San Giacomo invocato dall’esercito crociato, comparve nella battaglia di Clavijo sotto la forma di grande cavaliere su un cavallo bianco e con la spada sguainata. Da allora gli è rimasto l’appellativo di “Matamoros”. 

Signore Gesù, dacci il tuo spirito per ben comprendere il tuo Vangelo, le tue parole, i tuoi esempi e per  rendere nella tua Chiesa la buona testimonianza che tu attendi da ognuno di noi. “Il tuo calice” è per tutti quelli che ti amano e vogliono seriamente e sinceramente camminare al tuo seguito. Ma come per i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, ognuno ha la sua parte di questa coppa comune ed indispensabile. Che basti  ad ognuno di noi, di rimetterci al tuo pensiero ed alla tua volontà su di noi, di ricordarci della risposta coraggiosa e netta di Giacomo e di Giovanni, “noi possiamo bere il vostro calice” e, come essi,  restare fedelmente attaccati a te nel ricordo del Tabor, della Cena e del Getsemani.

di Don Marcello Stanzione

 
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