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La Madonna del Carmine: la Protettrice delle anime del Purgatorio PDF Imprimir E-Mail
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La Madonna del Carmine: la Protettrice delle anime del PurgatorioTra le altre commemorazioni della Madonna celebrate originariamente da particolari Ordini religiosi, ma che oggi per la diffusione raggiunta, possono dirsi veramente ecclesiali c’è la Memoria della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, da celebrarsi il 16 luglio. La Madonna del Carmine è venerata anche come particolare protettrice delle anime sante del Purgatorio, infatti a livello iconografico spesso è raffigurata che trae dalle fiamme dell’espiazione del Purgatorio le anime purificate e anche per questo è invocata come  “Madonna del Suffragio”. Il catechismo della Chiesa cattolica insegna testualmente al n. 1030: “ Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene sono certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo”. Ecco dunque, in termini precisi, la dottrina della Chiesa  su questa questione: la ...

...  credenza al Purgatorio si è gradualmente formata nella coscienza della Chiesa , a partire da due principi:

a. – da una parte, tutto quello che esalta le esigenze della Giustizia divina e fa menzione del fuoco purificatore nella Sacra Scrittura e nella Tradizione. Gesù nel nuovo Testamento, si riferisce più di una volta al Purgatorio. Il più chiaro riferimento è quello sul bisogno di chiudere ogni conto con il nostro nemico, prima di cadere nelle mani del Giudice, che ci getterà in una prigione e non ci farà uscire se non dopo aver saldato il debito  “fino all’ultimo centesimo” (Mt 5,25-26). Questa “prigione” è chiaro, non può essere l’Inferno, da cui non si esce in eterno, ma è il Purgatorio come hanno interpretato i Santi Padri. San Paolo continua l’insegnamento di Gesù dicendo che chi compie opere imperfette si salverà ma passando per il fuoco. Cito la frase paolina in questione: 1Coir. 3, 15: “ ma se l’opera finirà bruciata, si avrà danno: ci si potrà salvare ma come attraverso il fuoco…”.

b. – e, dall’altra parte, l’abitudine liturgica delle preghiere e dei suffragi per i defunti. La Bibbia ci parla ci parla fin dalle prime pagine dell’uso degli ebrei di pregare per i morti. Questo uso esprime necessariamente l’esistenza delle anime defunte in una situazione che non sia né l’Inferno né il Paradiso, perché né i dannati né i beati hanno bisogno delle nostre preghiere. Più espressamente ancora la Sacra Scrittura ci parla dei sacrifici per i defunti che gli ebrei celebravano nel Tempio. Alla morte di Aronne, vennero offerti sacrifici per trenta giorni continui (Dt 34,8; Nm 20,30). E Giuda Maccabeo, dopo le sanguinose battaglie, raccoglieva somme di denari da mandare a Gerusalemme per fare offrire sacrifici per le anime dei soldati caduti in guerra. Anche il profeta Malachia ci parla del Signore che purifica con il fuoco le anime dei figli di Levi (cf Ml 3,3). 

Ma non è che in occasione di controversie coi greci che la Chiesa Romana ha definito l’esistenza del Purgatorio nel Concilio di Firenze nel 1439, e nella Professione di Fede di Papa Pio IV. Pare bene d’altronde che la concezione del Purgatorio, come era fino a quel momento, quella della Chiesa Romana, abbia corrisposto a delle idee specificatamente latine della redenzione, in cui le nozioni giuridiche di debito, di soddisfazione, di riparazione, schiacciavano talvolta le nozioni di purificazione, di perfezionamento, di santificazione alle quali i greci si attengono normalmente. Nel pensiero della Chiesa Romana, il mistero del Purgatorio è correlativo a quello del cielo. Ovverosia, se il cielo non era quello che era, non vi sarebbe senza dubbio Purgatorio. Ma se si ammette che la Beatitudine del Cielo è la Vita eterna nel seno stesso di Dio, in una comunione profonda con Lui, occorre allora assolutamente ammettere la necessità di una purificazione di tutto il residuo di egoismo che noi portiamo in noi. L’egoismo non può assolutamente entrare in Dio, ovverosia, non si può essere di Dio che quando ci si è dapprima strappati da se stessi. Che lo si voglia o no, l’uomo aderisce a sé, è legato a sé, si preferisce.

Nessuno di noi può affermare che nell’ora della morte, si trova in uno stato di perfetta carità. E’ probabile che nessuna creatura eccetto la Vergine Maria, evidentemente – non può produrre quaggiù degli atti perfettamente cancellati, senza dimenticare che le colpe commesse non sono, di fatto, che dei punti di emergenza, direi, di quello stato abituale di peccato che è la trama stessa del nostro essere decaduto fin dalle origini.

Allora, questa purificazione va a farsi obbligatoriamente con una sofferenza che è all’opposto, l’inverso, del piacere causato dal peccato, l’inverso anche del ripiegamento egoistico.

Quando l’anima si trova in presenza della Santità divina, ella non può concepire che dell’orrore per il proprio egoismo. Ne consegue dunque una sofferenza d’amore. Quando si è messi in presenza dell’Amore, non si può desiderare che amare…

Il Purgatorio, è giustamente questa sofferenza d’amore, intensificata dalla Luce divina che scopre l’anima a se stessa e che le fa prendere coscienza del proprio stato di peccato. L’anima si condanna da se stessa in quanto peccatrice.

Ora si può parlare di un “tempo” più o meno lungo di Purgatorio? Alcuni autori lo pensano, ugualmente alcune anime mistiche, poiché, esse dicono: “l’anima ha peccato nel tempo” e deve riparare ugualmente “nel tempo”, ma non vi è nessun  testo della Scrittura, a mia conoscenza, che permette di affermarlo con certezza. Si è obbligato a tradurre con un quantitativo, è che è dell’ordine della qualità. Quando si parla delle sofferenze del Purgatorio, converrebbe meglio parlare di intensità di sofferenze d’amore.

In questo, la Chiesa  afferma il valore dei suffragi e delle preghiere offerte per i defunti. Questo è un’applicazione del dogma della Comunione dei Santi in virtù del quale siamo membri gli uni degli altri e ci possiamo soddisfare gli uni per gli altri. La Chiesa può dunque aprire il tesoro dei meriti accumulati dai Santi, in primo luogo dei quali si pone evidentemente, la Vergine Maria. L’Apparizione di Maria regina del Carmelo, che ebbe , secondo una tradizione, il superiore dei carmelitani, Simone Stock, nel 1251, è all’origine della devozione dello scapolare, una delle più generali pratiche di devozione mariana in tutto il mondo cattolico, anche per la promessa legata all’uso dell’abitino che preserva dall’inferno e promesso il passaggio dal purgatorio al paradiso il primo sabato dopo la morte. Le apparizioni mariane di Lourdes e di Fatima sembrano offrire ulteriori conferme a questa devozione.

Lo scapolare del Carmine fu anche un segno distintivo dei cattolici nelle persecuzioni protestantiche, napoleoniche e socialcomuniste. Lo scapolare è parte assai importante dell’abito carmelitano e l’uso del medesimo, sia pur in formato ridotto, sta a significare l’affiliazione all’ordine carmelitano, al fine di godere i benefici e averne i vantaggi spirituali. San Bernardino ha chiamato la Madonna “Plenipotenziaria” del Purgatorio, perché ha nelle sue mani tutte le grazie e i poteri per liberare dal Purgatorio chi vuole. La Vergine stessa rivelò al beato Alano: “Io sono la Madre delle anime del Purgatorio, ed ogni ora per le mie preghiere sono alleggerite le pene dei miei devoti”. Specialmente la recita del santo rosario è di una efficacia particolarissima. Sant’Alfonso Maria dè Liguori ci insegna: “Se vogliamo aiutare le anime del Purgatorio, recitiamo per loro il rosario, che arreca loro grande sollievo”. San pio da Pietrelcina, donando la corona del santo rosario ad alcuni suoi figli spirituali diceva: “Vuotiamo un angolo del Purgatorio”. Un mattina un confratello cappuccino chiese a p. pio un ricordo durante la Messa per il proprio papà defunto. Padre Pio invece volle applicare la Messa in suffragio per l’anima di quel sacerdote. Subito dopo la Messa , p. Pio chiamò il confratello e gli disse. “ Questa mattina tuo papà è entrato in Paradiso”. Il confratello rimase sbalordito e felice, tuttavia non potè  fare a meno di esclamare: Ma padre Pio, mio papà è morto trent’anni fa!”. Padre Pio gli rispose con voce grave: “ Eh, figlio mio davanti a Dio tutto si paga!”.

di Don Marcello stanzione

 
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