Gli Angeli ed i militari |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions 1. Gli angeli, dotati di intelligenza e volontà, e quindi persone, hanno avuto sempre un ruolo centrale in tutti gli eventi più salienti della storia della salvezza: il peccato originale entra nell’umanità per invidia dell’angelo cattivo (cfr Sap 2, 24); la legge mosaica è promulgata dagli angeli (cfr Gal 3, 12); l’Incarnazione e la Nascita del Messia sono annunziate rispettivamente dall’arcangelo Gabriele e da uno stuolo di angeli (cfr Lc 1, 26-38; 9-14)); gli angeli servono Gesù nel deserto dopo il digiuno (cfr Mt 4, 11) e lo confortano nell’agonia del Getsemani )cfr Lc 21, 43); testimoniano la sua resurrezione (cfr Mt 28, 5) e dopo l’ascensione annunziano il ritorno del Salvatore (cr At 1, 10-11). Sono presenti nel cammino della Chiesa nascente e soprattutto nell’indicare che la salvezza di Cristo deve essere portata a tutti, sia ebrei che pagani (cfr At 5, 19-21; 8, 26; 10, 3-8; 12, 7). Addirittura San Paolo afferma che gli angeli sono inviati per esercitare un ufficio per coloro che debbano ... ... ereditare la salvezza (cfr Eb 1, 14), si occupano anche del buon ordine delle assemblee cristiane (cfr 1 Cor 11, 7) e sono i primi evangelizzatori (cfr Mt 29, 2-7; Mc 16, 5-8; Lc 24, 23). Infine anche alla fine del mondo, nella recrudescenza della lotta diabolica contro la Chiesa (cfr Ap 11). Gesù verrà a giudicare i buoni ed i cattivi accompagnato da tutti i suoi angeli (cfr Mt 25, 31) che divideranno i buoni dai cattivi (cfr Mt 13, 45; 24, 31; Mc 13, 27) ed alla loro presenza sarà pronunziato il giudizio finale (cfr Lc 12, 8). 2. L’esistenza quindi degli angeli che vedono Dio, formano la sua corte, godono del suo favore (cfr Mt 18, 10; Lc 12, 8) non si moltiplicano come gli uomini (cfr Mt 22, 30; Mc 12, 25= perché esseri spirituali incorporei ed immortali (cfr Lc 20, 36) è verità di fede rivelata da Dio, sancito dal Magistero della Chiesa, testimoniata dall’unanime tradizione così come insegna il Concilio Lateranense IV “Dio fin dal principio del tempo creò dal nulla l’uno e l’altro ordine di creatura, quello spirituale e quello materiale cioè gli angeli e il cosmo, e poi l’uomo, partecipe dell’uno e dell’altro, perché composto di anima e corpo” (D. 428), come la Chiesa ci invita a professare nel Credo “Dio creatore del cielo e della terra e di tutte le cose visibili e invisibili (gli angeli)”. 3. Gli angeli, il cui nome non indica l’identità bensì la funzione di spiriti celesti, esecutori fedeli degli ordini di Dio, costituiscono un numero immenso della corte celeste. San Paolo nomina varie categorie di angeli: gli arcangeli (cfr 1Ts 4, 16), i principati, i troni, le potestà, le dominazioni e le virtù (cfr Rm 8, 38; 1 Cor 15, 24; Ef 1, 21; Col 1, 16; 2, 15). Gli angeli creati in “Cristo e per Cristo” (Col 1, 6) hanno Lui come capo in virtù della resurrezione (cfr Ef 1, 21) per cui deve piegarsi dinanzi a Cristo ogni ginocchio non solo sulla terra ma anche nel cielo e negli abissi (cfr Fil 2, 10). Gli angeli sono anche Suoi perché li ha costituiti messaggeri del suo disegno di redenzione, come afferma San Paolo “sono spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza” (Eb 1, 14). 4. La funzione degli angeli nei riguardi dell’uomo, come emerge con chiarezza nella Rivelazione, nel Magistero della Chiesa, nella Tradizione e nella Liturgia è quella di guidare ed aiutare l’uomo a realizzare in pienezza il progetto divino, comunicandogli costantemente la luce della Legge divina e l’energia per aderirvi. 5. San Giovanni Evangelista descrive infatti al capitolo XII, in modo assai drammatico la lotta che San Michele e gli altri angeli sferrano contro gli angeli ribelli che muovono guerra all’umanità “scoppiò dunque una grande guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo”. “Il grande drago, il serpente antico, colui che si chiama diavolo o satana che seduce la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli” (Ap 12, 7). E’ avvenuto che le volontà contrapposte si misurarono in un conflitto tanto rapido quanto crudele e violento. I ribelli privati dalla grazia mutarono anche nell’aspetto, “il figlio dell’aurora lucente come la stella del mattino” (Is 14, 13), divenne orrido e “precipitò dal cielo come folgore” (Lc 10, 18). Da quel momento satana e i suoi angeli rifiutano di servire Dio perché vogliono costruire il loro regno, rinnegando la supremazia divina per cui i cherubini,per ordine di Dio, chiudono a loro il paradiso terrestre (cfr Gn 3, 24). Il peccato angelico è peccato allo stato puro, perché il diavolo si pone come rivale a Dio o piuttosto a sua parodia “simia Dei”, al dire di Sant’Agostino. Infatti, i diavoli non si pongono in uno stato di neutralità, ma come acerrimi nemici del Creatore e della sua creazione. Alla luce di ciò emerge l’insostituibile missione angelica di aiutare l’uomo nella tremenda lotta contro le forze del male che nell’oggi della storia imperversano. 6. Gli angeli contemplano il volto di Dio (cfr Mt 18, 10; Ap 1, 4), cioè vivono l’intima unione con il Padre, in Cristo nello Spirito Santo, dalla quale intimità percepiscono i frutti della redenzione (cfr Col 1, 20) e ne diventano strumenti di salvezza (cfr S. Th. 1, q. 60, a. 5). Il Salmo 90, al versetto 11, evidenzia la missione affidata agli angeli di assistere gli uomini: “ai suoi angeli comanderà per te di custodirti in tutte le tue vie, sulle palme ti reggeranno, affinché non inciampi in un sasso il tuo piede”. 7. Gli angeli sono anche insuperabile esempio di totale e definitiva obbedienza a Dio. Gli stessi Padri vedono negli angeli gli esemplari della “apatheia”, perché il loro spirito aderisce pienamente alla verità, alla bellezza ed alla bontà divina in modo irrevocabile. La stessa poliedrica attività angelica, infatti, non è che la messa in pratica della loro scelta definitiva e totale. Tutta l’azione che gli angeli fanno in favore degli uomini, deriva dall’amore che essi hanno per Dio, perché lo hanno riconosciuto il supremo bene. Bene che vogliono portare a tutti gli uomini difendendoli dalle forze del male. 8. Dopo aver evidenziato la natura e la missione del mondo angelico, necessario per poter mettere in essere la correlazione e la sinergia con il mondo militare, entriamo nel vivo del tema affidatomi “GLI ANGELI ED I MILITARI”. La correlazione tra le virtù angeliche e le virtù del soldato, perché non sia astratta, ideologica e faziosa trattazione, necessita la messa a fuoco, anche se schematicamente, delle virtù caratterizzanti la vita di ogni militare e delle forze dell’ordine, a prescindere dal grado. L’identità del militare, nel contesto geopolitica di oggi, suppone una vera ed autentica vocazione, perché esige obbedienza, disciplina, fortezza, coraggio, solidarietà e senso del vivere in comune- queste virtù prettamente militari esigono, se è necessario anche “l’effusionem sanguinis” come valore strumentale, offerto per il bene comune, la giustizia e la pacifica convivenza fra i popoli, come olo dimostrano i martiri di Nassiriya, del Libano, delle forze di polizia ecc. trucidati nei conflitti a fuoco con la delinquenza organizzata, o presi come bersaglio, perché servitori dello Stato: sono una triste pagina, anche se gloriosa, della nostra storia di oggi. La forzata assenza dalla famiglia del militare, sia nelle varie missioni di pace nel mondo, per ciò chiamate “peacekeeping”, sia nelle varie esercitazioni NATO, impongono sacrifici e gravi rinunce non solo al militare, ma a tutto il nucleo familiare. L’obbedienza assoluta alla Repubblica ed ai Superiori, professata solennemente con il giuramento, impegna il militare e gli appartenenti alle forze dell’ordine ad un’adesione totale a costo anche della propria integrità fisica. Nella vocazione militare quindi l’obbedienza non può essere negoziabile per nessun motivo. Quando prospetto spiega chiaramente che il rigore, la coerenza, i sacrifici richiesti nella vita di ogni militare e di tutte le forze dell’ordine, non sono e non possono essere circoscritte nel confine del “mero dovere” perché l’inflessibile rigore, l’infrangibile coerenza e lo spirito di abnegazione richiesti dai compiti istituzionali si possono soltanto accettare con amore eroico ed ablativo. 9. Delineare le linee guida della deontologia della vita del mondo militare e delle forze dell’ordine, adesso è doveroso chiedersi: “la vocazione del progetto uomo-militare” dove trova la “guida”, il “metro di paragone”, “l’assiologia dei suoi parametri valoriali, insiti nei compiti istituzionali come delineati?”. I militari, nell’affascinante e misterioso mondo angelico, prospettato nella prima partre, a mio parere, trovano delle forti istanze interiori e simmetriche ai valori ed alle virtù loro specifiche. A questo punto è necessario evidenziare, per evitare confusioni e mistificazioni, che la correlazione e la sinergia tra le virtù angeliche e quelle militari, debbono essere sempre evidenziate in chiave analogica, in quanto l’angelo è puro spirito e l’uomo è spirito incarnato. Il suo cammino, certamente irto di difficoltà, sacrifici ed abnegazioni, il militare trova la capacità di viverlo con gioia, serenità e spirito di eroismo, come gli angeli, nella nutriente esperienza Trinitaria, la sola capace di realizzare la dinamica apertura dell’amore a Dio ed ai fratelli. 10. L’esempio degli angeli “adoratori di Dio” (cfr Ap 1, 4), infatti, deve costituire per ogni buon “soldato” la ragione della sua missione, in quanto soltanto nella comunione con l’amore frontale del Padre, principio di vita, saprà vivere ed affrontare le più rischiose situazioni pur di essere solidale con tutti i fratelli. Le continue privazioni, la vita ferrea e fortemente gerarchizzata, dal richiedere assoluta obbedienza trova, nell’analoga obbedienza angelica, la forza ed il coraggio dell’opzione citale: Dio ed il prossimo. E’ in questo contesto che ogni militare, aprendosi all’azione del Creatore, come gli angeli, sviluppa totalmente se stesso nella verità, nella bontà, nella dipendenza a Dio e nell’amore costante ai fratelli. Infatti l’apertura costante del militare ai fratelli, come per gli angeli nei riguardi dell’uomo (cfr Eb 1, 14), costituisce l’essenza e la ragione di ogni soldato che, in quanto “ministro della sicurezza”, deve essere sempre pronto a lottare, come gli angeli, contro le forze del male per garantire la pacifica convivenza fra tutti i popoli (cr Gn 79=). 11. Alla luce di ciò è fondamentale, quindi, che ogni militare sappia instaurare con gli angeli un rapporto personale fondato sull’amore e non sullo sterile devozionismo. Infatti è nell’amore per gli angeli, che lottano contro le forze del male, che i militari trovano la forza ed il coraggio per ristabilire nel mondo la pace, la giustizia e l’amore portati da Cristo (cfr Gv 14, 27; Ef 2, 14). I militari, nel mutato contesto geopolitica, sono impegnati oggi ad espletare compiti istituzionali e professionali impegnativi. Essi, su mandato dei competenti organismi internazionali, sono comandati a garantire, ovunque essa è minacciata, la pace ed i diritti fondamentali dell’uomo ed a sconfiggere la vecchia cultura dell’egoismo, della rivolta, della sopraffazione, della vendetta e del terrorismo (cfr Christifidelis laici, 42). Questo spiega l’importanza vitale dell’ingerenza umanitaria, prtata avanti con coraggio dal Servo di Dio Giovanni Paolo II che, con chiarezza, spiega che il diritto umanitario è prioritario alla stessa sovranità dello Stato, in quanto da nessuno può essere disatteso il diritto originario di ogni popolo a vivere una vita dignitosa e nella pacifica convivenza (cfr Oss. Rom. 12.03.1994). alla luce di ciò, la nuova connotazione caratterizzante la natura delle FF. AA. E delle forze di polizia, delineate al numero 79 della Costituzione del Vaticano II “Gaudium et spes” e ribadita al numero 2310 del Catechismo della Chiesa universale, sulla scia degli angeli, il militare si configura come uomo a servizio esclusivo della difesa della sicurezza e della libertà dei popoli. 12. Da quanto delineato emerge con chiarezza la rischiosità della vocazione militare per cui si impone, alla luce del carisma angelico, che il cammino formativo alla vita militare deve essere globalizzato, cioè non svolto soltanto nella dimensione tecnico-professionale, ma deve svilupparsi nel contesto valoriale, etico, multiculturale, multietnico e profondamente religioso. Soltanto nella identificazione della missione di Cristo, servo sofferente (cfr Is 57, 2), il soldato è messo nelle condizioni ottimali di vivere come avventura di amore solidale (cfr Gv 15, 13). In conclusione, a mio parere, l’itinerario messo a fuoco, così come è emerso nello spirito biblico, patristico, teologico e magisteriale, sulla natura delle virtù angeliche, ha offerto al mondo militare non tanto un’astratta e fantastica equiparazione fra i due mondi, quanto è una correlazione fondata sul nucleo principale della rivelazione: l’amore a Dio ed all’uomo. Infatti l’amore per l’umanità, sia degli angeli come di ogni militare ed ogni appartenente alle forze dell’ordine, nasce, cresce, si sviluppa e diventa storia, perché prolungamento dell’amore di Dio. Quanto sopra descritto quindi, non è da considerarsi un prologo alla storia della salvezza in quanto parte integrante dell’economia della redenzione, poiché l’azione angelica e militare sono sinergiche operando entrambe per la libertà dei figli di Dio. di Mons. Benedetto Currao |
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