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San Michele e San Giorgio PDF Stampa E-mail

San Michele e San GiorgioIl titolo della relazione che don Marcello Stanzione mi ha affidato alla quinta edizione del meeting sugli angeli è San Michele e San Giorgio santi militari complementari.   La svolgerò soffermandomi brevemente su i suoi punti fondamentali ed obbligatori che sono la Santità, San Michele, San Giorgio, la Milizia, la Complementarità in generale e quella fra i due santi in particolare.  Per Santo intendiamo normalmente chi, in seguito ad un processo di beatificazione e di canonizzazione, che ha accertato la sua perfezione di vita cristiana e l’esistenza di suoi miracoli, è stato dichiarato Santo dalla Chiesa cattolica e degno di culto (o dulía). Egli gode della visione beatifica di Dio.   San Michele e San Giorgio si manifestano subito santi con caratteristiche diverse.   San Michele, anche se talvolta è apparso sotto sembianze di uomo, non è mai stato un uomo; è un angelo, anzi un arcangelo.   San Giorgio invece è stato un uomo, ma concrete notizie storiche sulla sua esistenza ...

... sono così vaghe, che si dubita della sua reale esistenza.  Come si sa, sono un libro dell’Antico Testamento e due libri del Nuovo Testamento (che, come gli altri che compongono la Bibbia, la Chiesa ritiene ispirati direttamente da Dio) che ci rivelano l’esistenza di San Michele.

  Il primo è il Libro di Daniele, scritto intorno al 165 a.C.. Parla di S. Michele due volte, nel capitolo dieci e nel capitolo dodici.  Nel capitolo dieci un angelo rivela a Daniele che, mentre era presso il principe del regno di Persia, Michele è venuto in suo aiuto. Questo nel paragrafo 13. Nel paragrafo 20 dice che nessuno lo aiuta come Michele.  Nel capitolo dodici l’angelo annuncia a Daniele che, a suo tempo, San Michele, che vigila sul suo popolo, salverà questo suo popolo.  I libri del Nuovo Testamento che parlano di S. Michele sono la Lettera di Giuda (scritta fra l’80 ed il 90 d.C.) e l’Apocalisse.

  La Lettera di Giuda ricorda la sua disputa con il diavolo per il cadavere di Mosè; l’Apocalisse (scritta da S. Giovanni tra il 94 ed il 95 nell’isola di Patmos) racconta la sua memorabile lotta contro il drago.  Molte sono le apparizioni di S. Michele che ci sono state tramandate. Qui ricorderò solo quella avvenuta l’8 maggio 490 sul Monte Gargano, dove fu poi edificato il famoso Santuario; quella avvenuta a Roma al pontefice Gregorio Magno nel 590, nel luogo ora chiamato Castel Sant’Angelo; l’apparizione nel 709 a sant’Uberto, vescovo di Avranches, il quale edificò, per volere di S. Michele, la chiesa di Mont-Saint Michel. Ricordo anche l’apparizione a Santa Faustina Kowalska, per assicurarle la sua protezione contro le forze del male che la odiavano fortemente, dopo che ella, il 22 febbraio 1931, aveva avuto la visione di Gesù, che le aveva parlato della divina misericordia, che agisce in tutti i cuori che sono disposti ad accoglierla, e le aveva ordinato di dipingere un’immagine, secondo il modello che vedeva. 

Nel 1969 la Congregazione dei Riti ridusse di grado la festa di San Giorgio, che veniva celebrata il 23 aprile anche nel rito siro ed in quello bizantino, per mancanze di notizie biografiche sicure su di lui.  Eppure San Giorgio era così famoso e venerato che, nella sola Italia, ben trentasei località, quasi tutti comuni, portavano e portano il suo nome. E poi, tra l’altro, era patrono dell’Inghilterra, Malta, Genova, Ferrara, Campobasso, Reggio Calabria, ed addirittura una repubblica caucasica (Georgia) ed uno stato americano (la Georgia) prendevano nome da lui. Per di più era patrono degli arcieri, dei cavalieri, dei soldati, degli scout, degli esploratori, delle guide AGESCI.

Il suo nome viene dal greco e significa “che lavora la terra”; la sua figura è avvolta nel mistero. Ma si sa con certezza che incominciò ad essere venerato, sia in Oriente che in Occidente nel secolo IV, quando la sua tomba a Lydda (attuale Lod in Israele, presso Tel Aviv) divenne sede di frequenti pellegrinaggi.  Molto sono le leggende sorte intorno a lui.  Sembrerebbe che, di padre persiano e di madre della Cappadocia, che risiedevano in Palestina, sia stato educato cristianamente ed abbia intrapreso la carriera militare, fino a ricoprire la carica di tribuno delle milizie. E che, dopo che Diocleziano aveva emanato, nel 303, l’editto di persecuzione dei cristiani, avrebbe distribuito tutti i suoi beni ai poveri, strappato l’editto, professatosi apertamente cristiano, e rifiutato di sacrificare agli dei davanti all’imperatore. Arrestato, avrebbe subito tormenti, ma anche compiuto prodigi straordinari, fino alla decapitazione che sarebbe avvenuta nello stesso 303.

Per coloro che ritengono che abbia militato nell’armata dell’imperatore persiano Daciano e non in quella dell’imperatore romano Diocleziano, la decapitazione sarebbe avvenuta ha il 249 ed il 251 secondo alcuni, nel 284 secondo altri.

La complementarità indica la funzione del complemento, che è ciò che completa, integra un tutto o le sue parti.  Come si sa, militarmente complementari sono quei soldati ed ufficiali non di carriera che, in caso di mobilitazione, servono a completare una unità combattente ed a rimpiazzarne le perdite.  Sotto questo aspetto sarebbe assurdo considerare qualcuno complementare di San Michele, che è il principe degli angeli e il loro capo, ed è il più potente difensore della santa Chiesa cattolica.  San Michele e San Giorgio possono invece essere considerati complementari se si dà a complementarietà il senso di similitudine. Hanno molto in comune, anche se il primo è un arcangelo ed il secondo è stato un uomo.

Simili sono nell’iconografia, tanto che spesso bisogna essere bene attenti per non scambiarli.  Quasi sempre San Michele è rappresentato con la corazza, con in testa l’elmo, in mano una spada, o, talvolta, una lancia, ed anche con uno scudo che regge con la sinistra. Ha il demonio sotto i piedi.  Le più antiche raffigurazioni rappresentano San Giorgio per lo più isolato, a piedi, con il capo nudo ed i capelli lunghi e giovanili. Indossa la corazza, ha in mano la spada o la lancia (in certi casi spezzata), talvolta lo stendardo crociato. Quando lotta contro il drago è quasi sempre su un cavallo, prevalentemente bianco.  A differenza di San Michele non è mai raffigurato con le ali, che sono proprie degli angeli e degli arcangeli.

Sia il culto di San Michele sia quello di San Giorgio si svilupparono quasi contemporaneamente.   Quello di San Michele iniziò con l’imperatore Costantino, il quale, in seguito ad una visione dell’arcangelo, eresse il primo celebre santuario a lui dedicato presso il promontorio di Hestie sul Bosforo. Poi il culto di San Michele si diffuse in Islanda, Francia, Portogallo, Spagna, Belgio e Paesi Bassi, Norvegia, Irlanda, Svezia, Danimarca, Germania, della quale San Michele è patrono, Svizzera, Grecia, Polonia e Russia, dove a San Michele è dedicata la cattedrale del Cremlino.  Il culto di San Giorgio iniziò quasi subito dopo quella che è stata indicata la data della sua morte, il 303, come dimostrano i resti della basilica che si vuole eretta sulla sua tomba, nel luogo del martirio.

Ben presto si diffuse in Palestina, Libano, Iraq, Etiopia, Georgia, in special modo nel tempo delle crociate, quando fu proclamato patrono della cavalleria.  In seguito divenne protettore dell’Ordine teutonico, dell’Ordine militare di Calatrava di Aragona, del Sacro Ordine Costantiniano di San Giorgio, dell’Ordine della Giarrettiera, fondato nel 1348 da Edoardo III d’Inghilterra.  La croce rossa di San Giorgio in campo bianco è ancor oggi nella bandiera inglese.

Militare è chi presta servizio come combattente presso un esercito, un’armata, una milizia.  Sia San Michele che San Giorgio combattono nella milizia divina, che ha come avversario il drago.  Che cosa dobbiamo intendere per il drago ce lo rivela l’Apocalisse. Essa ci parla della guerra scoppiata in cielo e combattuta da Michele e gli angeli contro il drago, con il quale c’erano altri angeli. Essendo stato sconfitto “il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra con i suoi angeli…”

Ma il drago non si ferma. Infuriato si avventa contro coloro che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. Sostiene la bestia, alla quale dà la sua forza, il suo trono, la sua grande potestà. E fa sì che la terra ammiri la bestia che guarisce da una ferita mortale, e la segua. Così gli uomini adorano il drago perché ha dato potere alla bestia, ed adorano la bestia ritenendola fortissima. Questa è poi aiutata da un’altra bestia la quale, quantunque si mostri in sembianze di agnello, esercita il potere della prima in sua presenza, costringe la terra ed i suoi abitanti ad adorare la prima bestia, compie prodigi che seducono gli uomini, li costringe ad erigere una statua alla bestia, la quale mette a morte coloro che non l’adorano.  Contro il drago, dal quale deriva la forza delle due bestie,  combatte anche San Giorgio, il quale, quando era uomo, fu ucciso perché non aveva voluto adorare la bestia, ovvero non aveva voluto aderire alla non verità ed al male.  Se, per essere un militare della milizia divina, San Giorgio è stato scelto come patrono dei soldati e dei cavalieri, per lo stesso motivo San Michele è stato scelto come patrono della Polizia, che a rigore, non è un organismo militare. Ma, come dice la preghiera dell’agente, essa gli chiede di aiutarla a recare “dovunque un lievito ardente di umana fraternità, così che anche la legge degli uomini alimenti l’entusiasmo per le cose vere e per le cose giuste”.

Sia San Michele che San Giorgio combattono contro il drago, ovvero il demonio, spirito del male, che governa il regno di spiriti malvagi e si oppone costantemente a Dio. Come notò Lutero, ovunque Dio erige una Chiesa, il demonio va sempre ad innalzare una cappella, giacché sa che, come disse Daniel Defoe, se si va a vedere, si troverà che da lui ci sono più fedeli.  L’iconografia mostra le vittorie di San Michele e di San Giorgio. A guardarle par che il drago sia stato definitivamente sconfitto, che sia stato ucciso. Ma la sconfitta è solo momentanea. Se è morto rinasce, se è sottomesso si libera, per la sua astuzia, la sua forza, ma anche per causa degli uomini quando, seguendo le orme di Adamo e di Eva, non intendono riconoscere Colui che ha dato la vita ed i beni che godono, ma intendono diventare come Lui, per essere immortali in terra, l’unico mondo che conoscono e che riconoscono.

La lotta tra il bene ed il male era più visibile quando gli uomini vivevano nella natura o comunque a contatto con la natura. È meno visibile ora che vivono in prevalenza nel mondo artefatto che si sono costruiti, e che è anche espressione della loro volontà di potenza e di indipendenza. È un mondo che respinge le immaginazioni che, nel corso dei secoli, avevano alimentato favole e leggende, nelle quali si era creduto. È un mondo che però può anche portare a ritrovare il vero, che aveva alimentato quelle immaginazioni, quelle favole, quelle leggende.  La vita umana è lotta continua tra il bene ed il male, è lotta continua tra l’alimentare lo spirito, che è immortale per essenza, usando armoniosamente i beni materiali, ed il ricercare e godere i beni materiali, tralasciando sempre più lo spirito, che si oppone alla loro ricerca a tutti i costi.  A proporre l’accumulo ed il godimento dei beni materiali a tutti i costi sarà sempre il diavolo, che propose di dare allo stesso Gesù tutti i regni del mondo con la loro gloria se, prostrandosi, l’avesse adorato. Ad aiutare a respingere le proposte del diavolo saranno sempre, fino alla fine dell’umanità, San Michele, il principe della milizia celeste, e San Giorgio, che moltissimi, per tanti secoli, hanno considerato protettore, riconoscendolo come intermediario fra loro e Dio.

di Raffaelel Vacca

 
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