Gli Angeli alla venuta finale del Cristo nell'Apocalisse |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions La presenza e l’azione degli angeli si disseminano lungo il percorso storico dell’umanità con una forza e una incisività particolari e sorprendenti, al fine di sollecitare le creature umane a orientarsi verso la pienezza della salvezza che avrà il suo culmine nella fine dei tempi, quando il Cristo tornerà nella sua gloria per giudicare i vivi e i morti. Ciò si nota in modo chiaro e abbondante nel libro dell’Apocalisse, con cui si chiude la Rivelazione divina contenuta nei libri sacri. Noi seguiremo la traccia segnata propriamente da questo libro interessantissimo, suddividendo la nostra analisi e le nostre considerazioni in tre momenti: 1. Gli angeli lungo la storia dell’umanità in vista del suo compimento finale; 2. Gli angeli nella prospettiva escatologica in cui viviamo; 3. Gli angeli nella parusia finale del Cristo. 1. Gli angeli lungo la storia del mondo - Anche il mondo, che ormai vive la sua storia come storia di decisione per il vangelo o contro di esso, non è abbandonato dagli angeli. ... ... Essi svolgono il loro ministero soprattutto riguardo al giudizio che si attua nei confronti del mondo. Secondo l’Apocalisse, questo giudizio è iniziato quando Michele e i suoi angeli hanno combattuto contro il diavolo e i suoi angeli, precipitandoli sulla terra: “Una guerra si scatenò nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano col drago. Il drago combatteva coi suoi angeli, ma non prevalsero, per cui non vi fu più posto per essi nel cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che si chiama Diavolo e Satana, il seduttore dell’umanità, fu scagliato sulla terra e con lui furono scagliati i suoi angeli”(Ap 12,7 ss.). Ma altri angeli potenti sollecitano il corso della storia perché l’umanità si renda disponibile e si orienti verso la venuta di Cristo vittorioso nel mondo, il quale si contrappone e fa da ostacolo. Il mondo come potenza negatrice della verità di Cristo e del suo regno deve essere annientato. A tale scopo gli angeli annunciano l’avvicinarsi del giudizio con parole e segni potenti: “Vidi poi un altro angelo, forte, discendere da cielo, avvolto in una nube: l’arcobaleno era sul suo capo, il suo volto brillava come il sole e le sue gambe erano come colonne di fuoco. Nella mano reggeva un piccolo libro aperto. Mise il suo piede destro sul mare e il sinistro sulla terra e gridò a gran voce come un leone che ruggisce. Quand’ebbe gridato, sette tuoni fecero sentire il loro rombo… Allora l’angelo, che avevo visto ritto sul mare e sulla terra, levò la destra verso il cielo e giurò per Colui che vive nei secoli dei secoli e che ha creato il cielo e ciò che esso contiene, la terra e quanto contiene, il mare e quanto contiene: ‘non ci sarà più tempo! Nei giorni in cui il settimo angelo farà udire la sua voce e starà per suonare la tromba, allora giungerà a compimento il mistero di Dio, come egli aveva annunziato ai suoi servi, i profeti’.” (Ap 10,1 – 7; cf. Ap 8,5; 14,6 ss.; 18,1 ss.; 18,21). Essi presentano “un vangelo eterno da annunziare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, razza, lingua e popolo”. Inoltre richiamano gli uomini al timore di Dio e alla sua adorazione, “perché è giunta l’ora del suo giudizio” Tutta la storia è percorsa dal grido degli angeli: “non vi sarà più indugio”, perché sta attuandosi il compimento del mistero di Dio, come è stato annunciato ai profeti (Ap 10,6-7), la grande Babilonia è caduta (Ap 14,8; 18,1s.). L’angelo fa sentire la sua voce quando si percepisce la vicinanza della fine della storia e l’arrivo nascosto di lui. La sua voce è motivo di sollecitazione e di conversione, affinché la storia giunga al compimento. In tal modo gli angeli collaborano al cammino storico degli uomini e del mondo in attesa della venuta gloriosa di Cristo. In effetti il tempo attuale è precisamente il tempo in cui si attende la venuta ultima di Cristo, dopo che egli si è incarnato, è morto e risorto per la salvezza degli uomini; è questo il tempo ultimo, durante il quale si compie e si consuma il giudizio della verità e dell’amore di Cristo di fronte a tutto ciò che si oppone a lui, di fronte cioè alla menzogna e all’egoismo, alla incredulità e all’orgoglio umano. In questo tempo, del già e del non ancora, l’azione angelica si rivela pertanto utile e stimolante, conforme al disegno amoroso di Dio e allo svolgimento della storia secondo la libera disponibilità degli uomini. 2. Gli angeli nella prospettiva apocalittica Anzi l’atto definitivo che il Figlio dell’uomo deve compiere è suscitato dall’invito dell’angelo: “Getta la tua falce e mieti; è giunta l’ora di mietere, perché la messe della terra è matura. Allora colui che era seduto sulla nuvola gettò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta” (Ap 14,15-16). L’angelo si fa strumento sollecito nelle mani di Dio affinché, per mezzo suo, il tempo giunga al suo compimento e si attui il giudizio. In effetti l’azione angelica assume un valore particolare nella prospettiva escatologica dell’avvento del Regno di Dio sulla terra. D’altronde sono essi stessi a guidare e produrre tale evento. Il suono della tromba dei sette angeli causa alla terra molteplici e gravissime sventure (Ap 8; 9¸10,7; 11,15). Altri sette angeli con i sette flagelli sono pronti a versare sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio (Ap 15; 16). Per mezzo di questi segni catastrofici, che manifestano l’avvicinarsi del giudizio divino, gli angeli conducono la storia del mondo al suo capolinea. Sono essi che svolgono questo servizio a cui Dio li ha destinati, aiutando gli uomini a ritrovare il senso vero della loro storia, che sta appunto nel riconoscere la signoria assoluta di Cristo e nell’accogliere la sua parola di salvezza. È pure un angelo del cielo che ha il potere di aprire e chiudere l’abisso, per incatenarvi Satana: “Vidi un angelo che scendeva dal cielo reggendo la chiave dell’Abisso e una grossa catena in mano. Afferrò il drago, il serpente antico – cioè il diavolo, Satana – e lo incatenò per mille anni; lo getto nell’Abisso. Lo rinchiuse e lo sigillò perchè non potesse più sedurre le nazioni fino al compimento dei mille anni. Dopo questi, egli dev’essere sciolto per breve tempo” (Ap 20,1 – 3 Per mezzo dell’angelo la potenza sovrana di Dio si estende fino agli abissi della storia e della malvagità delle creature razionali. 3. Gli angeli alla parusia gloriosa del Cristo Anche nella parusia, come negli altri momenti essenziali della redenzione, gli angeli sono a completo servizio di Cristo e della sua azione salvifica a beneficio degli uomini. In tal modo si dimostra ancora una volta che la loro funzione specifica consiste nel rendersi trasmettitori ed esecutori del volere divino, di essere a disposizione del rapporto salvifico che unisce Dio e gli uomini, non di essere una realtà autonoma. Si riafferma anche la speciale subordinazione degli angeli a Cristo. “Durante la visione poi intesi voci di molti angeli intorno al trono e agli esseri viventi e ai vegliardi.Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce: L’Agnello che fu immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione “ (Ap 5,11-12). Al coro degli angeli si uniscono le acclamazioni di tutti gli enti in un tripudio di onore a Cristo: “Tutte le creature del cielo e della terra, sotto terra e nel mare e tutte le cose ivi contenute, udii che dicevano: A colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza nei secoli dei secoli. I quattro esseri viventi dicevano: Amen. E i vegliardi si prostrarono in adorazione” (Ap 5,13-14). In Ap 7,11 – 12 gli angeli prolungano una liturgia intonata dalla folla innumerevole dei redenti. Prostrati a terra in adorazione, gli spiriti angelici innalzano un omaggio ancora settuplice – questa volta a Dio -, fatto di benedizione, gloria, sapienza, rendimento di grazia, onore, potenza e forza. Infine in Ap 8,3 – 5 un angelo, andandosi a collocare sull’altare del tempio celeste e recando un incenziere d’oro, dona alle preghiere dei santi i profumi da lui a sua volta ricevuti, così che il fumo dei profumi “donati” alle preghiere sale gradito a Dio. Conclusione Si tratta di crescere e maturare nella fede, soprattutto attraverso alcuni strumenti a nostra disposizione, che sono: la preghiera viva e continua al proprio angelo custode; il silenzio interiore che permette di ascoltare la sua voce sottile e delicata; la fuga dal peccato che allontana da Dio e perciò anche dall’angelo, il quale tuttavia resta accanto a noi per aiutarci a ritrovare la grazia divina con la richiesta di perdono. Se pratichiamo tale familiarità con gli angeli, certamente la nostra vita cristiana acquisterà una grande forza e luce, per camminare sulle strade del mondo senza mai perderci nel buio e nella nebbia del male, ma seguire l’orientamento del vero bene che ci conduce alla salvezza eterna. di Don Renzo Lavatori |
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