Il nuovo ambasciatore Usa presso la Santa Sede è un teologo |
Lo scorso mercoledì, la Casa Bianca ha annunciato la nomina di Miguel Diaz, 45 anni, professori di teologia al College di Saint Benededict nella Saint John University in Minnesota, come ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede. Nato a Cuba, Diaz e la sua famiglia sono partiti quando Diaz aveva otto anni, e si sono stabiliti a Miami. Diaz viene da una famiglia umile, e il suo maggiore obiettivo sarà organizzare un incontro tra Obama e Papa Benedetto XVI durante il meeting G8 in Italia questo giugno. La mossa di Obama sembra che abbia permesso al presidente di passare il test con il mondo cattolico: accolto con diffidenza all’inizio, in particolare per le sue aperture pro-choice, al centro delle polemiche per la laurea ad honorem consegnatagli dalla cattolicissima università di Notre Dame, il presidente degli Stati Uniti ha passato un primo test proprio a Notre Dame, tendendo un ramoscello d’ulivo ai cattolici pro-life. Ora, con la nomina di Diaz, pare ... ... che anche il secondo scoglio sia stato superato. Le prime reazioni vaticane sono state positive. L’arcivescovo Pietro Sambi, ambasciatore del Papa presso gli Stati Uniti, ha definito la nomina di Diaz “la scelta eccellente di un rappresentante che conosce gli Stati Uniti e la Chiesa Cattolica molto bene”. Obama ha dimostrato anche sensibilità per la “geografia” della Chiesa cattolica statunitense, per la maggioranza composta da persone ispano-americane. E questo lo stesso Sambi lo ha sottolineato, spiegando che “Diaz è anche un buon rappresentante dei cattolici di lingua spagnola” in America. In realtà, alcuni punti controversi ci sono: Diaz ha fatto parte del Catholic Advisory Board per Obama nella campagna del 2008, e di recente ha firmato una lettera in supporto della nomina di Kathleen Sebelius come Segretario dei Servizi Umani e della Salute, nonostante questa sia profondamente pro-choice. I conservatori hanno sottolineato come la nomina di Diaz sia “il primo riconoscimento dell’amministrazione Obama ai cattolici che ne hanno supportato in maniera incondizionata le politiche”. Allo stesso modo, Diaz è definito dei colleghi come un deciso pro-life, mai impegnato in una posizione “soft” riguardo l’aborto. Altro campanello di allarme per i conservatori: l’interesse di Diaz per la Teologia della Liberazione. Negli scritti di Diaz figurano riferimenti a Gustavo Gutierrez e Ignacio Ellecuria. Ma non si potrebbe definire Diaz come un teologo della liberazione: nei suoi scritti, Diaz distingue tra l’opzione preferenziale per i poveri nel Latino America e l’opzione preferenziale per la cultura nella teologia ispanica degli Stati Uniti, focalizzata nella sopravvivenza dell’identià latina. Ma non è un radicale: non si riferisce mai a una rivoluzione armata, né celebra una “Chiesa a partire dal basso” in opposizione alla gerarchia. Il suo accento è piuttosto sull’importanza della comunità. Il punto è in che modo Diaz eserciterà il suo ruolo da ambasciatore in Italia. E l’idea è che promuoverà partnerships con il Vaticano in almeno quattro aree: l’immigrazione, tema chiave del lavoro teologico di Diaz, fondato su una teologia della comunità; la questione Cuba, per le sue origini e per il fatto che arriverà in Italia quando sia Obama che il Vaticano si trovano impegnati in una graduale apertura per cuba; la solidarietà tra Nord e Sud, con la possibilità, per Diaz, di portare avanti buone relazioni con il grande blocco di Ambasciatori Latino Americani in Vaticano; il cambiamento demografico dei credenti, che vede uno spostamento del centro della cristianità verso l’America Latina e l’Africa. di Andrea Gagliarducci |
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