Berlino, un città ancora divisa dal muro. Anche sulla religione! |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Un prete cristiano e un taleban ritratti entrambi a fare lezione ai bambini di una classe: è il manifesto della discordia, utilizzato dalla campagna Pro Ethik per difendere l’obbligatorietà delle lezioni di etica in tutte le scuole del land di Berlino. Il referendum ha avuto luogo il 26 e 27 aprile. Non ha vinto nessuno, perché non è stato raggiunto il quorum: hanno votato solo il 14,1 per cento degli aventi diritto. Tra questi, i Pro-Ethik hanno raccolto il 51,3 per cento dei consensi, i Pro-Reli il 48,5 per cento. Fine di una battaglia, ma non di una guerra. I sostenitori Pro-Ethik si sono riorganizzati in un’associazione, che raccoglie molte sigle, tra le quali quelle di Christen Pro Ethik, un gruppo di cristiani che si è distaccato dalla campagna Pro-Reli. Dall’altra parte, Christoph Lehmann, 46enne avvocato cattolico legato alla Cdu e promotore della campagna Pro-Reli, ha espresso il suo disappunto, ma si rifiuta di mollare. “La campagna – ha affermato – ha imposto un’agenda ... ... sul tema e ne ha fatto un tema di discussione”. Qualcuno ne ha parlato come di un vero e proprio kulturkampf, ma nessuno dei protagonisti vuole usare questa espressione, che si rifa alla battaglia “anti cristiana” di Bismarck. Piuttosto, è stato un forte dibattito culturale, con un ampio strascico politico. Un dibattito che ha le sue radici nel 2006: a seguito della morte di Hatun Surucu, ragazza curda uccisa dal fratello che non tollerava i suoi atteggiamenti filo-occidentali, il sindaco di Berlino Wovereit, capo della coalizione rosso-rossa, decise di introdurre l’obbligatorietà dell’ora di etica nelle superiori nel 2006. Scopo dell’iniziativa? Far dialogare tutti i ragazzi, di tutte le confessioni, dalla settima alla decima classe. Una riforma che aveva fatto di Berlino un’eccezione nel Paese. Le scuole tedesche hanno classi di religione come parte del loro regolare curriculum: la religione viene insegnata da insegnanti designati e formati dalla Chiesa Cattolica, Protestante, Ebrea o Musulmana. I genitori scelgono. E la materia fa media. Ma questo non succede nelle due città stato di Brema e Berlino, regolate da statuto speciale secondo quella che è chiamata la Clausola di Brema. A Berlino, le classi religiose di fedi differenti sono completamente su base volontaria. Ma da quando ci sono le lezioni di etica obbligatorie, in molti hanno considerato due ore settimanali di etica sufficienti e non si sono più iscritti alle classi di religione. Da qui nasce la campagna Pro-Reli, che pone una questione profonda: se quanti hanno una profonda conoscenza della loro religione sono più tolleranti riguardo le persone di differente religione rispetto a quanti ricevono una ampia educazione in etica con stralci di differenti religioni. “Siamo stati accusati – dice Henning Schluss, esponente della Chiesa Evangelica – di voler in questo modo influenzare i ragazzi con la religione. Ma posso dire l’esatto opposto: con le lezioni di etica, è lo Stato che influenza le persone”. Per capire le ragioni di questa affermazione, si deve guardare indietro nel tempo: dopo la Seconda Guerra Mondiale, le autorità hanno tentato di partire dal sentimento religioso per rafforzare i valori in una popolazione scossa dagli orrori della guerra e dell’Olocausto. In Germania, Stato e religione non sono separati: lo Stato dà aiuti agli studenti di religione che si preparano per il sacerdozio, dà sussidi agli asili e alle case per gli anziani gestiti dalle confessioni religiose, aiuta a riparare alcune chiese. E poi, il ministero delle finanze prende automaticamente una tassa, in genere dell’8 o 9 per cento, da ogni dichiarazione dei redditi e la trasferisce alle Chiese. Si può dare il contributo a Cattolici, Evangelici o Ebrei. Si può anche scegliere di non darla a nessuno, ma se sei battezzato vieni comunque tassato, anche se non più praticante. È un sistema che dura dal 1827. A Berlino i corsi di religione sono facoltativi, e dunque non godono di assistenza statale. Tanto che Gehrard Weill, portavoce del Comitato Pro-Ethik, sostiene che “non c’era nessun bisogno del referendum” e che la ragione più valida potrebbero essere “i soldi, dato che gli insegnanti di religione vengono pagati dallo Stato se si inseriscono all’interno del sistema obbligatorio, mentre altrimenti vengono pagati dalle Chiese”. Ma in realtà, i dati elettorali raccontano di una Berlino ancora divisa, checché ne dicano i protagonisti. Il professor Schluss minimizza che a Est ci sono stati risultati sfavorevoli alla campagna pro-Reli perché “la classe operaia è tradizionalmente ostile alla Chiesa”. E Hannes Hoenahman, vice responsabile del Land di Berlino, esponente dell’Spd, spiega che non è vero che a Berlino Ovest hanno vinto i Pro-Reli, perché annovera nel conto anche quanti non sono andati a votare. “Non hanno votato – dice – perché non ritenevano giusto cambiare un sistema che funzionava già”. Un sistema, aggiunge, che non è un’intrusione dello Stato nell’etica. “Al primo articolo della legge per la Scuola – spiega – si legge che la scuola deve insegnare i valori. L’insegnamento dell’etica rientra proprio in questo”. Però i dati del voto raccontano una spaccatura proprio lì dove una volta passava il muro. Così Lichtemberg, il quartiere più ad Est, registra il 21,3 per cento pro-Reli, mentre nell’occidentale Spandau raccoglie il 69,2 per cento. In complesso, a Berlino Ovest circa il 60 per cento ha votato pro Reli, a Berlino Ovest circa il 70 per cento ha votato pro-Ethik. Un dato reso ancora più evidente da un’indagine del Tagespiel pubblicato il giorno del voto: a Ovest la totale maggioranza paga le tasse per le Chiese, a Est il contrario, con una divisione che va dal massimo Ovest al minimo Est su una linea che ricalca esattamente quella del muro e che dice come la Riunificazione è tutta ancora da guadagnare, per i berlinesi. Ma dice anche di una città che non è senza Dio, ma che si riscontra nella pluralità religiosa e in una laicità che le ha guadagnato l’appellativo di “atea Berlino”. La campagna ha unito Cattolici e Protestanti come mai era successo prima, e marcato un intervento culturale dei cattolici insolito per la Chiesa tedesca, basato anche sul fatto che la Bibbia è parte fondante della storia della Germania (se non la conosci, come fai a comprende in appieno il Faust di Goethe?), ma allo stesso tempo ha visto anche delle voci religiose fuori dal coro, come i Christen Pro-Ethik. I musulmani, nonostante siano numerosi, non hanno fatto molto rumore. Ma alcune associazioni musulmane si sono mosse Pro-Reli, sostenendo che lezioni di religioni islamica a scuola potrebbero aiutare a combattere il radicalismo che viene dalle lezioni del Corano nelle moschee gestite senza regole. di Andrea Gagliarducci |
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