Il Papa in Israele, pellegrino di pace e promotore del dialogo tra le tre grandi fedi |
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... manipolazione ideologica della religione il catalizzatore reale delle tensioni e delle divisioni e, non di rado, anche delle violenze nella società”. Così, i primi tre giorni di viaggio sono stati dedicati al dialogo con l’Islam, tenendo ben presente le profonde radici ebraiche del cristianesimo. E gli ultimi giorni del viaggio rinsaldano il rapporto con gli Ebrei, senza trascurare però il rapporto con l’Islam. La sfida è di “coltivare per il bene, nel contesto della fede e della verità, il vasto potenziale della ragione umana”. E la ragione pone la sfida di “oltrepassare i nostri interessi particolari e incoraggiare gli altri a fare lo stesso, al fine di assaporare la soddisfazione profonda di servire il bene comune”. È un dialogo interreligioso, che ma che si agisce nella cultura, perché – ha spiegato Benedetto XVI a Gerusalemme – “la fede è sempre vissuta in una cultura”. L’avvento della pace, per il Papa, è indissolubilmente legato a quel "cercare Dio" che era già stato il tema dominante del suo discorso di Parigi al mondo della cultura. E il tema della sicurezza, nevralgico per Israele, Benedetto XVI lo incardina sulla parola biblica "betah", che vuol dire sì sicurezza ma anche fiducia: e l'una non può stare senza l'altra. È questo il principio su cui basare il dialogo tra religioni, difficilissimo a livello teologico (perché ogni religione presuppone una verità), ma possibile e opportuno se si svolge a partire dalla ragione e con fiducia reciproca. di Andrea Gagliarducci |
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