Il Papa in Israele, pellegrino di pace e promotore del dialogo tra le tre grandi fedi |
Il dialogo con l’Islam deve avvenire “senza riluttanza e ambiguità”. E la Chiesa è “irrevocabilmente impegnata sulla strada decisa dal Vaticano II per una autentica e durevole riconciliazione tra cristiani ed ebrei”. Lo aveva preannunciato, Benedetto XVI, che sarebbe andato in Israele come “pellegrino di pace”. E il viaggio, calibrato in maniera precisa, con una permanenza iniziale di tre giorni in Giordania e poi la seconda parte in Israele, è la prova del messaggio che il Papa vuole dare. E cioè che la strada del dialogo tra le tre grandi religioni sia non solo possibile, ma anche necessaria. Ha spiegato il Papa ad Amman, nell’incontro con i capi religiosi musulmani: “Non possiamo essere preoccupati per il fatto che oggi, con insistenza crescente, alcuni ritengono che la religione fallisca di essere per sua natura, costruttrice di unità e di armonia, un’espressione di comunione fra persone e con Dio”. “Si dà il caso – ha aggiunto però il Papa - che spesso sia la ... ... manipolazione ideologica della religione il catalizzatore reale delle tensioni e delle divisioni e, non di rado, anche delle violenze nella società”. Così, i primi tre giorni di viaggio sono stati dedicati al dialogo con l’Islam, tenendo ben presente le profonde radici ebraiche del cristianesimo. E gli ultimi giorni del viaggio rinsaldano il rapporto con gli Ebrei, senza trascurare però il rapporto con l’Islam. La sfida è di “coltivare per il bene, nel contesto della fede e della verità, il vasto potenziale della ragione umana”. E la ragione pone la sfida di “oltrepassare i nostri interessi particolari e incoraggiare gli altri a fare lo stesso, al fine di assaporare la soddisfazione profonda di servire il bene comune”. È un dialogo interreligioso, che ma che si agisce nella cultura, perché – ha spiegato Benedetto XVI a Gerusalemme – “la fede è sempre vissuta in una cultura”. L’avvento della pace, per il Papa, è indissolubilmente legato a quel "cercare Dio" che era già stato il tema dominante del suo discorso di Parigi al mondo della cultura. E il tema della sicurezza, nevralgico per Israele, Benedetto XVI lo incardina sulla parola biblica "betah", che vuol dire sì sicurezza ma anche fiducia: e l'una non può stare senza l'altra. È questo il principio su cui basare il dialogo tra religioni, difficilissimo a livello teologico (perché ogni religione presuppone una verità), ma possibile e opportuno se si svolge a partire dalla ragione e con fiducia reciproca. di Andrea Gagliarducci |
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