Nel 150° Anniversario della Fondazione dei Salesiani: Don Bosco e i Lasalliani |
Giovanni Bosco nacque il 16 agosto 1815 a Castelnuovo d’Asti. Figlio di poveri contadini a vent’anni decise di entrare, come esterno, in seminario. Dovendo pagare la pensione mensile, Giovanni dovette lavorare molto pur di racimolare qualche soldo per coprire le spese di vitto e di alloggio. Nelle domeniche e nei giorni festivi egli si dedicava ai giovani. Per loro fondò la “Società dell’allegria”, preludio della fondazione dell’Oratorio, stabilendo le basi di uno dei cardini del suo sistema educativo. Ordinato sacerdote il 5 giugno 1841 il giorno dopo celebra la sua prima messa all’altare dell’Angelo custode nella chiesa di san Francesco d’Assisi a Torino. Don Bosco intuì la propria vocazione all’apostolato della gioventù visitando un gruppo di giovani detenuti in carcere. Da quel giorno impegnò ogni sua energia per evitare che tanti giovani si perdessero su strade sbagliate. Fondò l’istituto religioso dei Salesiani e quello femminile delle figlie di Maria Ausiliatrice, ai quali infuse ... ... il suo spirito di amore e di dedizione per l’educazione cristiana della gioventù. Morì a Torino il 31 gennaio 1888. Il 18 dicembre del 1859 San Giovanni Bosco fondò la Congregazione Salesiana e mosso da una particolare vocazione che lo spingeva all’evangelizzazione della gioventù, ovviamente, non poteva non incontrare i Fratelli delle Scuole Cristiane che avevano in quel tempo a Torino delle scuole molto fiorenti. Il novello sacerdote don Bosco prima ancora di dare inizio al suo Oratorio, appena ebbe l’autorizzazione per la confessione, fu inviato da san Giuseppe Cafasso nella Cappella delle Scuole Cristiane di Santa Barbara in rione Borgo Dora dove incontrò colui che diventerà il suo primo successore: il Beato Michele Rua che inizialmente aveva espresso il desiderio vocazionale di farsi Fratello delle Scuole Cristiane. Proprio pressi i Fratelli de La Salle don Bosco iniziò il suo proficuo ministero sacerdotale e lo continuò per diversi anni fin oltre il 1861.
A tratti pioveva, ed essi non conoscevano la strada. Finirono per vagare nei prati, nei campi, nelle vigne in cerca di don Bosco. Alla fine arrivarono in quattrocento, sfiniti dal cammino e dalla fame, sudati, infangati, ma decisi a confessarsi. – Abbiamo fatto gli Esercizi – mi dissero – vogliamo farci buoni, vogliamo fare la nostra confessione. Abbiamo domandato il permesso ai nostri insegnanti di venire da lei ed eccoci qua”. Don Bosco quindi era di casa coi Fratelli ed era legato da grande ammirazione per il loro superiore provinciale il Fratello Hervé de la Croix al quale egli dedicò un suo libro intitolato “Storia ecclesiastica ad uso delle Scuole”. L’assiduo contatto con la Comunità e le Scuole dei Fratelli, offrì a don Bosco l’opportunità di studiare i loro metodi pedagogici che erano trasmessi attraverso la “Condotta delle Scuole” e attraverso un’aureo libretto utilizzato dai religiosi del de La Salle, “Le dodici virtù del buon maestro” composto da Fratel Agatone. Quando poi Fratel Hervé passò a dirigere un’altra provincia lasalliana, don Bosco non interruppe la sua consuetudine sia con lui che con i Fratelli, ed ebbe un altro amico nella persona del pio e zelante Fratel Michele (al secolo Francesco Orfei di Bolsena) che fu prima maestro, poi amico del Beato Michele Rua.
A cui il Superiore Andorno: “Fu la idea primigenia del nostro Santo Fondatore, ma Iddio gli fece chiaramente, sensibilmente intendere che i suoi figli si dovevano chiamare non padre, sì col dolce nome di fratelli, come Gesù chiamò con tal nome gli Apostoli dopo la sua resurrezione: ché anche l’educazione cristiana della gioventù è un sacerdozio, fine principale dell’Istituto nostro, mentre i religiosi sacerdoti l’hanno solo come fine secondario, dopo quello del sacro ministero, superiore a tutti gli altri fini. E poi, quanti nostri alunni vengono ad accrescere le schiere dei suoi Salesiani… ed eccone qui uno che conta…” accennando a don Michele Rua, commensale di quell’agape di dotti e santi istitutori. Il Beato sorrise, e si parlò della compera fatta e dell’avvenire della Tenuta di Valsalice”. Ad indicare gli ottimi rapporti tra i Fratelli delle Scuole Cristiane e Don Bosco ed i Salesiani è anche la somma di ventimila Franchi che i Fratelli in Francia e in Italia raccolsero negli ambienti lasalliani e che furono portati personalmente a Don Bosco il 15 febbraio 1885 come contributo per la Chiesa del Sacro Cuore di Roma. Inoltre numerosissimi Fratelli digiunarono per chiedere al Signore la benedizione sulle opere di Don Bosco. Don Bosco prese dai Fratelli l’idea delle Scuole serali in Torino che egli aprì due anni dopo quelle dei lasalliani. Anche nel suo sistema preventivo Don Bosco si rifà in molte espressioni sulla mansuetudine, l’amorevolezza, l’assistenza, la modestia agli scritti pedagogici lasalliani e soprattutto allo stile educativo che egli aveva sperimentato direttamente tra i Fratelli. Certamente è assai probabile che Don Bosco abbia letto alcune delle meditazioni del La Salle, soprattutto le sedici Meditazioni per i tempi del ritiro. Esiste dunque un collegamento tra la pedagogia di Don Bosco e quella del La Salle che ha in qualche modo ispirato il metodo preventivo salesiano. In conclusione non solo Don Bosco era ammiratore ed amico intimo dei Fratelli, ma fu beneficiato da essi anche economicamente e con vari appoggi logistici, specialmente quando si recò a Marsiglia e in altri luoghi della Francia. Inoltre il santo torinese, si ispirò ad essi, sia teoricamente che praticamente nella sua opera educativa ed evangelizzatrice della gioventù. di don Marcello Stanzione |
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