Si allungano i tempi dell'enciclica sociale, tra etica e mercato |
Non è più un mistero che la pubblicazione dell’Enciclica Sociale di Benedetto XVI sia imminente. Il Papa più volte è tornato sull’argomento, in particolare nel Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace. Ma anche il cardinal Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, ne ha parlato di nuovo in questi giorni, ad un convegno dell’Università Gregoriana intitolato “Valori etici e sviluppo integrale della persona nel tempo della globalizzazione”. Martino ha puntato il dito “sull’ingordigia delle banche”, secondo una linea che anche Benedetto XVI ribadisce spesso. Ma, se sull’appello ad una maggiore eticità nell’economia sono tutti concordi, il dibattito nasce nel momento in cui si va a definire il mercato. Un esempio lo si è avuto proprio al dibattito organizzato nell’Università Gregoriana. Un dibattito che, indirettamente, può far comprendere il perché la data di pubblicazione dell’enciclica sia continuamente slittato, fino ... ... alla probabile data del 29 giugno di quest’anno. Alla Gregoriana, partecipavano al dibattito due economisti: il professor Salvatore, italo-americano, docente di Economia alla Fordham University di New York (università gesuita) e Stefano Zamagni, economista dell’università di Bologna. Il primo sosteneva, in aperta polemica con il secondo, che il mercato è neutro, e che solo un intervento successivo sul mercato permette di restituire l’ineguaglianza. “Se si interviene prima che il mercato faccia il suo corso – è la tesi del professor Salvatore – c’è il crollo. Si è visto cosa è avvenuto in Russia”. Dall’altra parte Stefano Zamagni sosteneva che è lo stesso mercato che, dal principio, si deve dotare di strumenti etici. Perché è il modo in cui si agisce nel mercato che determina ineguaglianza sociale, squilibrio tra ricchi e poveri, mancanza di sviluppo nella aree del Sud del mondo. Una tesi fortemente contrastata da Salvatore, che si è lanciato in una aperta contestazione del collega. Il dibattito racconta in piccolo ciò che è successo durante la stesura e la revisione dell’enciclica. Zamagni, ben noto al mondo cattolico, in particolare per i suoi lavori sull’economia del dono, è consulente per l’Enciclica. Ma allo stesso tempo sono stati chiamati a fare da consulenti per l’enciclica l’economista cattolico Ettore Gotti Tedeschi, editorialista dell’Osservatore Romano, di stampo più “liberista”, e – pare – anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che ha testimoniato la sua vicinanza con la dottrina sociale della Chiesa citando un testo dell’allora cardinale Ratzinger su economia ed etica ad un convegno, e che negli ultimi tempi ha condito il suo credo liberalista con la necessità di interventi dello Stato e le aspirazioni verso un mercato più etico. Un pool di esperti che è stato chiamato a mettere mano all’enciclica dopo che è scoppiata la crisi, che ne ha messo in discussione alcuni parametri. Il loro compito è stato di dare una risposta “concreta” alla crisi e fondata sulla Dottrina Sociale della Chiesa, con un attenzione particolare all’opzione fondamentale per i poveri. Trovare, insomma, la quadratura del cerchio, mentre la reale discussione, nell’ex Sant’Uffizio dove le bozze sono state riviste, è teologica: la dottrina sociale va impostata come lezione morale o come teologia morale, e dunque con principi fondanti per tutti? di Andrea Gagliarducci |
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