Si allungano i tempi dell'enciclica sociale, tra etica e mercato |
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... alla probabile data del 29 giugno di quest’anno. Alla Gregoriana, partecipavano al dibattito due economisti: il professor Salvatore, italo-americano, docente di Economia alla Fordham University di New York (università gesuita) e Stefano Zamagni, economista dell’università di Bologna. Il primo sosteneva, in aperta polemica con il secondo, che il mercato è neutro, e che solo un intervento successivo sul mercato permette di restituire l’ineguaglianza. “Se si interviene prima che il mercato faccia il suo corso – è la tesi del professor Salvatore – c’è il crollo. Si è visto cosa è avvenuto in Russia”. Dall’altra parte Stefano Zamagni sosteneva che è lo stesso mercato che, dal principio, si deve dotare di strumenti etici. Perché è il modo in cui si agisce nel mercato che determina ineguaglianza sociale, squilibrio tra ricchi e poveri, mancanza di sviluppo nella aree del Sud del mondo. Una tesi fortemente contrastata da Salvatore, che si è lanciato in una aperta contestazione del collega. Il dibattito racconta in piccolo ciò che è successo durante la stesura e la revisione dell’enciclica. Zamagni, ben noto al mondo cattolico, in particolare per i suoi lavori sull’economia del dono, è consulente per l’Enciclica. Ma allo stesso tempo sono stati chiamati a fare da consulenti per l’enciclica l’economista cattolico Ettore Gotti Tedeschi, editorialista dell’Osservatore Romano, di stampo più “liberista”, e – pare – anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che ha testimoniato la sua vicinanza con la dottrina sociale della Chiesa citando un testo dell’allora cardinale Ratzinger su economia ed etica ad un convegno, e che negli ultimi tempi ha condito il suo credo liberalista con la necessità di interventi dello Stato e le aspirazioni verso un mercato più etico. Un pool di esperti che è stato chiamato a mettere mano all’enciclica dopo che è scoppiata la crisi, che ne ha messo in discussione alcuni parametri. Il loro compito è stato di dare una risposta “concreta” alla crisi e fondata sulla Dottrina Sociale della Chiesa, con un attenzione particolare all’opzione fondamentale per i poveri. Trovare, insomma, la quadratura del cerchio, mentre la reale discussione, nell’ex Sant’Uffizio dove le bozze sono state riviste, è teologica: la dottrina sociale va impostata come lezione morale o come teologia morale, e dunque con principi fondanti per tutti? di Andrea Gagliarducci |
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