Sant’Isidoro di Siviglia, il diavolo e gli Angeli |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Isidoro (560-636), apparteneva ad una nobile famiglia spagnola di Cartagena, i suoi fratelli Leandro e Furono vescovi e santi e anche la sorella Fiorenza fu religiosa e santa. Rimasto orfano molto presto, Isidoro ricevette la sua formazione intellettuale dal fratello maggiore Leandro che lo aiutò ad abbracciare un sapere vastissimo, dall’agronomia alla medicina alla teologia. Infatti tra le opere che hanno caratterizzato lo spirito del medioevo, vi sono le sue “Etymologiae” che racchiude nei suoi venti libri tutta la conoscenza della cultura antica. Dante Alighieri incluse Isidoro nel quarto cielo del Paradiso in buona compagnia intellettuale con Tommaso d’Aquino, Boezio, Alberto Magno e Beda il Venerabile. Questo grande erudito viene festeggiato dalla Chiesa il 4 aprile. Vescovo di Siviglia in Spagna, dimostra una profonda e vasta conoscenza sia delle fonti cristiane, come la Scrittura e i padri, soprattutto Agostino e Gregorio Magno, sia della filosofia e della cultura ... ... classiche. Il suo pensiero è ammirevole e affascinante per la serenità e disinvoltura, non prive di profondità, con cui affronta questioni impegnative, come quella del male nel mondo e nell’uomo. Per quanto riguarda l’origine del male Isidoro segue la teologia agostiniana: il male ha un’origine angelica. Del resto, stando alla rivelazione biblica, il primo peccato dell’uomo viene commesso sotto la suggestione del serpente, che è simbolo del diavolo[1]. Pertanto, prima del peccato umano c’è stato certamente il peccato angelico. Ciò significa ammettere l’esistenza di un angelo creato necessariamente buono da Dio, ma pervertitosi per propria libera scelta. Il diavolo è appunto un angelo che liberamente ha scelto di peccare contro Dio. Egli è stato creato nella verità, ma subito si è allontanata da essa, non rimanendovi fedele, perché prorompendo in un atto di superbia, è precipitato dal cielo. Per questa ragione la sua caduta è irreparabile, diversamente da quella dell’uomo. L’uomo dopo il peccato si è riconosciuto inferiore a Dio, mentre il diavolo non solo si è stimato uguale a Dio, ma si è proclamato superiore a Dio. Dopo il peccato, gli angeli prevaricatori, pur avendo perso la Santità, hanno conservato la conoscenza acuta propria della natura angelica, caratterizzata da tre elementi: la leggerezza della forma, l’esperienza dei tempi, la rivelazione delle Potenze Superiori.[2] Isidoro dice che il nome dei demoni indica l’ufficio ed il potere che essi possiedono per compiere il male, similmente ai nomi angelici per il bene. Esiste una certa gerarchia nel mondo demoniaco: vi è il principe o capo assoluto, chiamato Satana o diavolo e vi sono i suoi ministri chiamati demoni i quali cambiano di nome e di luogo secondo i loro meriti malvagi[3].Secondo l’azione che compiono i suoi sudditi il diavolo è detto animale perché suscita la lussuria della carne e detto serpente per la malizia della cupidigia e della colpevolezza; è chiamato uccello a causa della sua superbia.[4] I demoni abitano nell’aria provvisoriamente in attesa del tempo del giudizio escatologico con la venuta del Signore. Allora saranno gettati nel fuoco, la loro pena irrimediabile preparata dal Padre.[5] Al seguito di Gregorio Magno egli fa risalire la sconfitta di Satana al momento centrale nella redenzione compiuta da Cristo. Il diavolo sapeva che Cristo era venuto per la nostra salvezza, ma ignorava il modo dell’azione salvifica attuata con la morte in croce. Per questa ragione ha ucciso il Cristo altrimenti non l’avrebbe fatto. D’altra parte infliggendo la morte ad un innocente egli ha commesso un’ingiustizia che gli ha causato la perdita del suo dominio sugli uomini. E’ stato un illuso sulla morte del Signore, non riconoscendo in Lui la divinità, nascosta sotto la carne umana come un uccello imprevidente che viene preso dal laccio ed imprigionato nella rete.[6] Infine Isidoro fa una lunga trattazione intorno alle tentazione diaboliche, nei capitoli 5 e 6 del Libro III delle Sententiae. Indica quali sono quelle più pesanti e come si devono superare, dichiarando anzitutto che “ Diabolus non est immissor, sed incentor potius vitiorum”[7] ciò significa che il vizio non ha origine direttamente nel diavolo, ma trova in lui soltanto un incitatore e favoreggiatore a che l’uomo lo compia e ne sia il diretto responsabile. L’azione del diavolo non costringe la volontà umana. Il diavolo non può sostenere i Santi, può soltanto perseguitarli con le tentazioni, poiché non regna nel loro interno, ma li combatte dall’esterno.[8] Infatti non può penetrare nella sostanza dell’anima, ma si può accostare ad essa con l’oppressione e l’insinuazione, entrare nella mente è possibile solo a colui che l’ha creata. L’uomo di Dio deve capire l’insidie del nemico e resistere ad esse con semplicità e prudenza. Colui che non mette insieme queste due virtù facilmente si lascia sedurre, come la colomba che non ha intelligenza; essa possiede la semplicità ma è ignorante della prudenza.[9] La concezione di Isidoro ammette di una vasta attività demoniaca, tuttavia la subordina al piano sapiente e giusto di Dio, in modo che il male si trasformi in occasione di bene, come viene detto: “Spesso la forza dei demoni tormenta la mente del giusto con numerose sofferenze e molestie, alle volte fino ad essere stretta dall’angoscia della disperazione. Ma se l’anima permane nell’amore di Dio anche tale sofferenza diventa vantaggiosa per il merito”.[10] Riguardo poi gli angeli, essi vengono così chiamati, egli dice, perché annunciano la volontà del Signore al popolo. La designazione di angeli è il nome di una funzione, non della loro natura. Essi sono in generale spiriti, “ ma quando vengono inviati vengono chiamati angeli. La licenza dei pittori attribuisce loro le ali per indicare il loro potere di rapidi movimenti; egualmente come nei brani dei poeti, i venti , per la loro velocità, vengono detti avere ali. Così la sacra Scrittura parla di Dio come di “Colui che cammina sulle ali dei venti”. Isidoro poi descrive il significato delle nove varie denominazioni angeliche citate dalla Bibbia. Per Isidoro gli angeli sono così detti perché sono inviati dal cielo ad annunciare le realtà celesti all’umanità ed il loro nome significa messaggeri. Gli arcangeli poi sono i principali messaggeri perché mentre gli angeli annunciano cose di minore importanza, gli angeli ne annunciano di più importanti. Certi arcangeli hanno speciali nomi, come Michele, Gabriele e Raffaele, dai quali viene indicata la natura della loro mansione celeste. Le Potestà sono gli spiriti angelici attraverso i quali Dio compie segni e miracoli nel mondo. Le Autorità hanno potere sugli spiriti malvagi che in tal modo non possono rovinare il mondo quanto piace loro ma vengono contenuti. I Principati sono sovrapposti agli eserciti angelici che dispongono gli angeli sottoposti ad essi ad eseguire i diversi compiti. Le dominazioni sono superiori ai Principati e alle Potestà. I Troni sono i ranghi degli angeli suo quali Presiede direttamente il Creatore e attraverso i quali egli esegue i suoi giudizi. I Cherubini, il cui nome, Isidoro dice, significa “pienezza di conoscenza”, sono gli angeli che in seguito alla loro vicinanza a Dio hanno derivato una maggiore saggezza. I Serafini, invece, il cui nome significa “ardenti o roventi” sono i più infiammati dallo splendore della luce divina perché non vi sono altri angeli che stiano fra loro e Dio. di Don Marcello Stanzione |
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