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Gli Angeli nell'Arte PDF Print E-mail
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Gli Angeli nell'ArteSi rappresentano spesso gli angeli con le ali; è una maniera per esprimere che non fanno parte della sfera umana, la loro rapidità, la fretta che portano nell’eseguire gli ordini del Signore. Comunque, alcuni angeli si sono mostrati sotto una forma del tutto umana, così san Raffaele, sotto l’aspetto del quale né  Tobia, né i suoi vicini riconobbero un angelo. Per contro, il grande profeta Ezechiele nell’Antico Testamento vide dei serafini aventi molte ali ed uno scultore del XIII secolo li ha mostrati così nella cattedrale di Reims. Si è  chiamata Reims “la cattedrale degli angeli” perché essa è tutta popolata dalle loro meravigliose immagini. Vi  è una figura che esprime la gioia e che si chiama “l’angelo del sorriso”; ve ne sono altri, molto severi, molto nobili, che recano il Sacro Libro, il calice. Essi hanno lunghe vesti dritte, mantelli molto semplici, dalle pieghe armoniose. A  Strasburgo, un angelo, d’una pregnante grandezza, domina la terra e sembra proclamare la potenza ...

...  della Croce. La sua tunica senza cintura cade in pieghe fini, nel mentre che gli angeli con la tromba della cattedrale di Friburgo (quelli dell’ultimo Giudizio) sono parati nelle loro cappe di pietra. Quasi tutti gli angeli che si vedono così all’ombra dei portali, alla sommità delle torri, hanno abiti soffici e capigliature fluttuanti.

Vi fu a Firenze, nel medioevo, un pittore che era anche frate domenicano, Fra Giovanni da Fiesole. Egli dipingeva così bene il Paradiso e gli spiriti celesti che lo si soprannominò l’Angelico, ed egli era così pio che il papa Giovanni Paolo II lo proclamò Beato. Egli amava del tutto particolarmente rappresentare l’Annunciazione di Gabriele alla Madonna e l’Incoronazione della Vergine a regina degli angeli e del Paradiso, il primo mistero gioioso ed il quinto mistero glorioso del Rosario. E si potrebbe credere ch’egli abbia intravisto, per dipingerli, la  Santa Vergine e gli angeli. Nelle sue opere, questi hanno delle tuniche d’un rosa o di un blu giacinto, disseminate da stelle d’argento e d’oro; essi giocano con diversi strumenti musicali: tamburini, violini, arpe, o trombe (le trombe del Paradiso hanno sicuramente un suono meraviglioso!). altri angeli recano delle ceste di rose, rami di giglio. Talvolta danzano anche, per celebrare la gioia dei beati, ed è un girotondo celeste, d’una squisita purezza, come il balletto aereo dei fiocchi di neve, come i giochi di luce nell’aria.

Dopo il Beato Angelico, altri pittori italiani, come ad esempio Botticelli o Perugino che vissero nel XV secolo, hanno immaginato il girotondo degli angeli o li hanno raggruppati, coronati di fiori, chinati su di un grande libro liturgico (quello che si chiama un antifonario) per cantare, senza dubbio, l’ufficio di Nostra Signora. Artisti fiamminghi, nella stessa epoca, dipingevano gli angeli vestiti di albe dalle pieghe molto dritte o coperti di sontuosi paramenti di chiesa.

Non è che più tardi, nel XVI secolo, che venne l’uso di rappresentare gli angeli come piccolissimi bambini, cioè i puttini, e talvolta anche di non dare loro che una testa e due piccole ali.

Quanto ai tre Arcangeli, la maniera di rappresentarli è anch’essa variata molto.

SAN MICHELE è stato rappresentato  come il pesatore delle anime .E’ forse quella bilancia che gli è servita per  diventa, in concorrenza con sant’Onorato, il patrono dei pasticcieri? Per riuscire un dolce, occorre pesare con cura gli ingredienti… E’ così, ed è logico, il patrono dei fabbicanti di bilance e quindi anche dei commercianti, che con un simile patrono sono invitati ad essere onesti…. Ed anche il protettore dei paracadutisti dell’esercito francese,  ed anche quello dei poliziotti italiani con un breve del papa Pio XII del 1949, a causa della sua vittoria sullo spirito del male.

E’ soprattutto questo aspetto di vincitore del demonio che evocano le immagini di san Michele. Fin dal Medio Evo, allo stesso tempo che “pesatore delle anime” in lunga tunica sacerdotale, si è  dipinto o scolpito il soldato di Dio, il cavaliere. Dapprima, si presero come modello delle cotte di maglie o le armature che portavano i signori del tempo.  E’ forse il famoso pittore Raffaello che, per primo, immaginò un san Michele dall’andatura romana: corta tunica, corazza e mantello fluttuante. Lo ritroviamo così nelle statue di gesso o di resina, poco artistiche, delle nostre chiese moderne postconciliari; ma a Notre-Dame della Trinità a Blois, una chiesa di recente costruzione, si ritrova san Michele rivestito dell’alba dalle lunghe pieghe.

SAN GABRIELE, protettore dei postini, dei telegrafisti, dei diplomatici argentini, dei filatelici e della radio Vaticana,  appare nei quadri sia vestito d’una soffice veste bianca, rosa, blu o dorata, sia sotto una sontuosa cappa, degna di un arcivescovo metropolita, che sottolinea l’importanza della sua missione angelica. Egli è  talvolta coronato di rose o di lauro e spesso, egli porta un alto ramo  di giglio.

Quanto  a SAN RAFFAELE, protettore dei viaggiatori, dei religiosi ospedalieri, degli sposi e dei fidanzati cristiani,  la maggior parte dei pittori hanno dimenticato ch’egli s’era presentato alla casa di Tobia come un normale viaggiatore che doveva fungere da guida per un lungo viaggio. Tanto l’hanno vestito d’un abito vagamente romano, sia l’hanno equipaggiato da viaggiatore della loro epoca, ma gli hanno tutti dato grandi ali che non lasciano dubbio sulla sua qualità di principe del cielo!

Sarebbe un viaggio delizioso cercare nei musei, nelle chiese soprattutto, le figure incantevoli degli angeli. Ma, per ammirabili che siano iconograficamente parlando, in paradiso, invece gli angeli ci appariranno ornati d’una bellezza incomparabilmente superiore. Come li vedremo? E’ un mistero, ma è certo che godremo della loro compagnia. Ecco perché s’incontrano sui portali delle cattedrali e delle chiese  di una volta, una folla d’angeli dai visi dolci, dal benevolente sorriso, che si rallegrano vederci penetrare nel sacro santuario, come si rallegreranno un giorno, se rimaniamo fedeli alle promesse del nostro battesimo, vedendoci entrare in cielo.

di Don Marcello Stanzione

 
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