Santa Gemma Galgani e gli Angeli |
Possiamo dire senza esagerazioni che il ministero visibile dell’Angelo Custode nei tempi moderni non fu mai più ammirabile e meglio attestato che nella vita di Santa Gemma Galgani (1878-1903). Ella è defunta all’inizio del secolo scorso. I suoi grandi doni e specialmente le azioni evidenti del suo Angelo Custode furono provate più di una volta dal suo padre spirituale, padre Germano di S. Stanislao, un sacerdote dell’ordine dei Passionisti molto acculturato, e una guida molto prudente e illuminata. Ciò che di angelico si trova in forma frammentaria nella vita di altri Santi, si trova qui nel più pieno e più incantevole sviluppo immaginabile. Possiamo citare ampiamente dalle fonti, che sono prima di tutto il Diario di Santa Gemma, l’autobiografia, le sue lettere, le sue estasi trascritte, la sua Vita scritta dal padre Germano di S. Stanislao, e la testimonianza dei membri della famiglia in cui ella visse come ospite, o membro adottato, fino a quando ella morì. ... ... Gemma vedeva costantemente il suo Angelo con i suoi occhi; essi si parlavano, come da amica ad amico; pregavano insieme. Egli vegliava su di lei mentre riposava. In una delle sue lettere ella scrive: “Gesù non mi ha lasciata sola, egli permette al mio Angelo Custode di rimanere sempre con me.” Nel suo Diario, al 21 giugno 1900, così scrive: “Questo pomeriggio dopo la mia Confessione con Padre Vallini, mi sono sentita improvvisamente agitata e disturbata; era un segnale che il diavolo era vicino…. Il nemico, che si era ben nascosto per alcune ore, apparve nella forma di un minuscolo tizio, ma così orribile che io fui quasi sopraffatta dalla paura. Continuando a pregare, immediatamente cominciai a sentire dei colpi sulla mia spalla che durarono per circa mezz’ora. Poi il mio Angelo Custode venne a dirmi ciò che stava succedendo; lo supplicai di restare con me tutta la notte, ed egli disse: “Ma io devo dormire”. “No”, gli risposi “Gli Angeli di Gesù non dormono!” “Ciò nonostante”, egli disse sorridendo, “Io devo riposare. Dove mi sistemi?” Io lo pregai di rimanere vicino a me. Andai a letto;dopodiché egli distese le sue ali e si sistemò sulla mia testa. Al mattino egli era ancora lì”. Quando ella fece questa annotazione nel suo Diario – come le aveva detto di fare il suo padre spirituale –Santa Gemma aveva ventidue anni, non era una bambina. Innocente e ingenua come una bambina, ancora non comprendeva bene. Ella credeva che ogni cristiano vedesse il suo Angelo Custode, come capitava a lei, e rimase molto sorpresa quando le dissero che non era così. Prendiamo ancora dal suo Diario una citazione del 23 luglio 1900: “Quali orribili tentazioni! Disprezzo tutte le tentazioni ma quelle contro la santa purezza mi fanno arrabbiare maggiormente. Successivamente (il diavolo) mi lasciò in pace e il mio Angelo Custode venne a rassicurarmi che io non avevo fatto nulla di sbagliato. Io mi lamentai per qualche cosa (con l’Angelo), perché in quel momento desideravo il suo aiuto, ed egli disse che se lo avessi visto o meno, egli sarebbe stato sempre sopra la mia testa; anche ieri egli promise che in serata Gesù sarebbe venuto a trovarmi.” Per fare sì che nessuna parola venisse perduta delle sue istruzioni spirituali a Santa Gemma, l’Angelo le chiese un giorno di scrivere sotto sua dettatura le norme e le regole basilari della sua condotta. Fra le altre cose, l’angelo le disse, “Ricorda, figlia, che colui che ama realmente Gesù, parla poco e sopporta tutto. Io ti comando in nome di Gesù di non esprimere mai la tua opinione se non viene richiesta…. Se commetti uno sbaglio, accusa te stessa immediatamente, senza aspettare che le persone ti chiedano di farlo. Infine ricorda di guardare sopra i tuoi occhi, e pensa che gli occhi che sono stati mortificati vedranno la gloria dei cieli.” Quando era necessario, l’Angelo di Gemma poteva essere molto severo e duro con lei. In una delle sue lettere al suo padre spirituale ella scrive: “Il mio angelo è un po’ severo, ma io sono grata di ciò. Negli ultimi giorni egli ha discusso con me per i miei errori tre o quattro volte al giorno.” Effettivamente egli sembra essere stato veramente troppo severo con lei. Una volta ella riportò: “Mentre stavo mangiando, ieri, alzai gli occhi e vidi il mio Angelo Custode, che mi guardava con un’espressione talmente severa da spaventarmi. Non disse nulla. Più tardi quando andai a letto, o mio Dio! Egli mi ordinò di guardarlo in faccia, io lo guardai, ma subito abbassai gli occhi. Egli tuttavia insistette e disse: “Non ti vergogni di commettere mancanze in mia presenza? Mi rivolse uno sguardo severo…non potevo fare nient’altro se non gridare. Raccomandai me stessa a Dio, alla nostra Madre Beata affinché essi mi portassero lontano da lì, perché non potevo stare lì più a lungo. Di tanto in tanto egli mi ripeteva: “Mi vergogno di te”. Io pregavo che le altre persone non lo vedessero in quello stato, perché se fosse accaduto, nessuno avrebbe mai più voluto venire vicino a me. Soffrii tutta la giornata, e ogni qualvolta alzavo gli occhi, lo vedevo sempre con quello sguardo severo sul volto. Non ebbi il coraggio di dirgli una sola parola. La scorsa notte non riuscivo ad addormentarmi ed ero ancora sveglia alle due del mattino. Infine quando sentii l’orologio battere le tre, vidi l’Angelo Custode venire vicino a me e poggiare la sua mano sulla mia fronte, dicendo queste parole: “Dormi, ragazza cattiva!”. Di solito le relazioni tra Gemma ed il suo Angelo erano più cordiali ed armoniose. Il suo padre spirituale ci dice chi egli stesso la osservava e notava che quando ella alzava gli occhi e vedeva l’angelo, oppure lo ascoltava, immediatamente si allontanava da questo mondo e assumeva la stessa attitudine e la condizione psicosomatica dello stato di estasi; ma quando ella allontanava gli occhi dall’Angelo ritornava se stessa. Ciò, egli dice, avveniva ogni volta che ella guardava o parlava al suo Angelo. Una delle più sorprendenti caratteristiche del ministero dell’Angelo Custode di Gemma è il fatto che ella spesso lo mandava per commissioni, di solito per recapitare messaggi o lettere al suo Padre spirituale dalla città di Lucca a Roma, o in altri posti lontani dai quali tornava con la risposta. Spesso la risposta veniva recapitata dall’Angelo Custode del suo padre spirituale, che era un visitatore frequente di Santa Gemma. Tutto ciò veniva detto e fatto come la cosa più naturale di questo mondo. Ella scrive alla sua guida il 15 settembre 1900: “Venerdì mattina vi ho mandato una lettera per mezzo del vostro Angelo Custode. Egli mi ha promesso che ve l’avrebbe recapitata. Spero che la abbiate ricevuta. Egli l’ha presa con le sue mani. Me lo farete sapere, vero?” Ciò non era frutto della sua fantasia; a quel tempo, ella aveva ventidue anni e aveva già ricevuto le stigmate. Inoltre quando qualcuno le faceva notare che questa consegna della sua posta per mezzo di un Angelo poteva essere opera del diavolo, ella diventava sospettosa e riferiva la questione alla sua guida, che le indicava quali misure prendere per prevenire qualsiasi diabolica interferenza. Alla signora Cecilia Giannini, madre adottiva di Santa Gemma, Padre Germano scrive: “Ho ricevuto con puntualità tutte le lettere mandate da Gemma.” Tre giorni dopo egli scrisse: “Ho sempre ricevuto fedelmente le lettere angeliche (quelle recapitate dall’angelo). Il fatto è inusuale, e confesso che non lo comprendo del tutto. Le ho vietato di comandare all’Angelo di portarmele ma esse mi arrivano lo stesso… Ella (Gemma) dovrebbe chiedere a Gesù e all’angelo di rassicurarmi con chiari segni tali da cancellare ogni dubbio, altrimenti sarò costretto a vietare assolutamente tale mezzo di corrispondenza.” Sembra che tali chiari segni vennero dati, perché questo è ciò che il Passionista Germano scrisse successivamente dopo la morte di Gemma: “A quante prove ho sottoposto questo singolare fenomeno (dell’angelo che recapita le lettere di Gemma) per convincermi che ciò avveniva per mezzo di un intervento soprannaturale! E nessuna delle mie prove fallì mai, e allora mi convinsi pian piano che in questo, come in molte altre cose straordinarie nella sua vita, il cielo si divertiva con questa innocente e cara fanciulla.” Fu durante la sua sofferenza mistica che l’Angelo Custode assistette Santa Gemma più amorevolmente. Quando ella ricevette le cinque ferite sanguinanti, nelle mani, nei piedi e dilato, la notte dell’8 giugno del 1899, l’Angelo si trovava lì ad assisterla: “Avevo dolore alle mani e ai piedi, e quando mi alzai vidi che stavano sanguinando. Le bendai come meglio potevo, e con l’aiuto del mio Angelo mi sistemai nel letto.” In una delle sue lettere alla sua guida ella scrive: “Il santo Angelo, giovedì sera, appena prima che cominciassi a soffrire, è venuto di nuovo. Insieme abbiamo adorato la maestà di Dio che mi ha dato un tale profondo dolore per i miei peccati per i quali mi vergogno a presentare me stessa alla sua presenza; ho provato a nascondermi, a fuggire. Ho sopportato questo tormento per un po’ di tempo, ma poi è arrivato l’Angelo a farmi coraggio…. Egli (l’Angelo) aveva due bellissime corone, una di spine e una di gigli. Mi chiese quale desideravo. Io desideravo ubbidirti Padre e non risposi subito. Poi dissi, “Quella di Gesù.” Egli sollevò la corona di spine; la baciai molte volte, sorridendo e piangendo, e l’Angelo si allontanò.” Non solo l’ Angelo Custode assisteva Gemma, ma spesso gli altri angeli venivano a benedirla e a pregare con lei. Questo era specialmente il caso dell’Angelo di Padre Germano, la sua guida, che ella descrive essere estremamente bello e che aveva una stella brillante sul capo. “Ogni sera”, ella scrive alla sua guida, “quando mandi il tuo Angelo Custode, egli viene a benedirmi; e al mattino viene a svegliarmi; questa mattina ho aperto gli occhi, ma non c’era, e mi sono messa quasi a piangere. Me lo mandi di nuovo, vero? Digli che gli chiedo perdono e non sarò mai più disubbidiente. Non lo farò mai più. Mandamelo di nuovo. Il mio stesso Angelo non è così severo, piuttosto, se sono cattiva, egli a maggior ragione viene a benedirmi.” Una sera i suoi zii e sua sorella la invitarono per andare a vedere alcuni spettacoli. Ella non desiderava andare perché voleva pregare, ma dovette ubbidire. Scrisse riguardo a questa faccenda alla sua guida, aggiungendo: “…so che il mio Angelo non era contento perché non è venuto con me. Capisci? Io non voglio che succeda ancora… Consegnerò questa lettera al tuo Angelo Custode, che te la porterà, cosicché nessuno saprà ciò che io ho scritto.” Dall’ultima frase capiamo la ragione per la quale il Signore aveva permesso questo speciale servizio di recapito della posta per mezzo dei suoi Angeli. La segretezza era necessaria per proteggere i misteri della sua straordinaria vita interiore, e questo fu il modo di Dio per farlo. Essendo quasi sempre in compagnia del suo Angelo, Santa Gemma aveva acquisito una tale familiarità con lui che lo considerava come uno di famiglia, come il suo fratello più giovane. Qualche volta veniva sentita discutere con lui affinché si allontanasse, cosicché la sua guida doveva ricordarle che stava parlando a uno Spirito beato del cielo e che ella doveva tremare davanti a lui. “Hai ragione Padre”, disse Gemma, “da adesso in poi parlerò all’Angelo con rispetto, gli mostrerò ogni segno di riverenza e rimarrò a distanza cento passi quando lo vedrò arrivare.” Avendo ricevuto l’ordine di agire con minore familiarità con gli Angeli, si trovò in un dilemma se obbedire all’ordine e non essere rude con l’Angelo. Ella scrive alla sua guida: “Venerdì sera il tuo beato Angelo mi fece irritare: non lo volevo intorno, ma egli aveva così tante cose da dirmi. Appena arrivò mi disse: “Dio ti benedica, o anima affidata alla mia protezione!… Di cosa hai paura?” “Di disobbedire”, risposi. “No, è il tuo Padre spirituale che mi ha mandato.” Allora lo lasciai parlare…” Gemma Galgani morì a mezzogiorno dell’11 aprile del 1903, al rintocco delle campane che annunciavano la Resurrezione del Signore. Sotto la protezione del suo angelo custode, Gemma resa la sua anima a Dio. di Don Marcello Stanzione |
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