L'unzione degli infermi e gli Angeli |
Come gli uomini sono introdotti alla vita di fede e di grazia mediante il battesimo sotto l'assistenza accompagnatrice degli angeli, cosi anche alla fine della vita essi sono preparati ad entrare nella vita eterna mediante il sacramento dell'unzione degli infermi. Gli angeli hanno sempre avuto un ruolo importante nella liturgia dei malati e dei defunti. L’ orazione “Profiscere anima christiana” è estremamente significativa, essa così prega sull’ammalato ormai in punto di morte: “ Diparti anima cristiana da questo mondo, nel nome di Dio Padre onnipotente che ti creò; nel nome di Gesù Cristo Figlio del Dio vivo, che patì per te; nel nome dello Spirito Santo che è stato in te effuso: nel nome della gloriosa e santa Madre di Dio Vergine Maria; nel nome degli Angeli e degli Arcangeli; nel nome dei Troni e delle Dominazioni; nel nome dei Principati e delle Potestà, nel nome delle Virtù, dei Cherubini e dei Serafini; nel nome dei patriarchi e dei profeti…Oggi possa tu entrare ... ... nella pace ed abitare in Sion”. E’ fortissimo in questa orazione il senso dell’unità del mondo umano con gli spiriti celestiale senso di comunanza con il mondo angelico si manifesta pure con l’orazione “ Commendo te”, della Commendatio animae: “ Ti raccomando a Dio onnipotente, fratello carissimo…Quando uscirà quindi la tua anima dal corpo venga al tuo incontro la splendida turba degli angeli; venga a te il senato degli Apostoli giudici…” Significative sono anche le due antifone Subvenite Sancti Dei e In paradisum del rito delle esequie: “ Soccorrete, santi di Dio, accorrete angeli del signore; ricevete la sua anima ed offritela al cospetto dell’Altissimo. Cristo che ti chiamò ti riceva e gli angeli ti conducano nel seno di Abramo”. “ In paradiso ti conducano gli angeli; al tuo arrivo ti ricevano i martiri e ti scortino nella santa città di Gerusalemme. Il coro degli angeli ti riceva e con Lazzaro, il povero, abbia tu eterno riposo”. Nel rito originario del sacramento dell’unzione degli infermi , il celebrante, nell’entrare in casa della persona malata recitava tre brevi preghiere in cui si invocava la presenza degli angeli: la prima: "Adsint Angeli pacis"; poi, "Det eis Angelus bonum custodem"; e infine "Mittere digneris sanctum Angelus tuum de caelis, qui custodiat, foveat, protegat, visitet, atque defendat omnes habitantes in hoc habitaculo" . La prima di queste è particolarmente interessante in quanto chiede al nostro Signore Gesù Cristo di entrare nell'umile persona del sacerdote, e poi, in comune con la seconda preghiera, chiede a Cristo l'ulteriore presenza dell'angelo. Nella presenza di Cristo e sotto la Sua guida, l'angelo ha l’ufficio ministeriale di compiere quello che è in qualche modo correlato all'amministrazione di questo sacramento. Immediatamente precedente all'effettiva unzione, stendendo la sua mano destra sul malato, il sacerdote pregava un breve esorcismo, la cui efficacia è attribuita congiuntamente al suo potere sacerdotale di al potere di intercessione dei santi e degli angeli. Nell'ultima ora non si lascia inutilizzata nessuna fonte di aiuto, da cui proviene la numerazione delle differenti categorie dei santi e la litania dei santi, che i laici, se presenti possono recitare in concomitanza . Questo è anche il motivo per l’elencazione di tutti e 9 i cori degli angeli-- "in nomine Angelorum et Archangelorum: in nomine Thronorum et Dominatiorum: in nomine Principatum et Potestatum: in nomine Virtutum, Cherubinum et Seraphim" – nell’Ordo Commendationis Animae . È il sacerdote che unge il malato, ma "In Paradisum deducant te Angeli,… Chorus angelorum te suscipiat" . Il V Responsorio della vigilia notturna della festa di San Michele attribuisce questo ingresso anche alla preghiera efficace di San Michele: "la sua preghiera conduce nel regno celeste" . Di maggiore interesse forse è il seguente responsorio che conduce San Michele in sorprendente prossimità con lo Spirito Santo . il teologo tedesco Neuheuser commenta: Quanto è importante e grande questa missione dell’arcangelo Michele, mostra il responsorio 6 nel quale l’angelo è posto in una toccante vicinanza con lo Spirito Santo: “viene l’arcangelo Michele con una pluralità di angeli; ha affidato a Dio le anime dei Santi che ha condotto nel Paradiso della gioia. Manda o Signore il tuo Spirito santo dal paradiso, lo spirito della saggezza e del giudizio” .Non è implicito che S. Michele conduca questa missione sotto la direzione e nell'efficacia dello Spirito Santo? Secondo la Dottrina Cattolica ogni essere umano nell’ora dell’agonia combatterebbe una lotta impari contro l’assalto dei demoni se Dio, nella sua bontà, non gli inviasse in soccorso quegli esseri meravigliosi che sono gli angeli. Quando parlo di angeli mi riferisco agli angeli buoni, cioè ad esseri personali, che lodano Dio, lo servono, aiutano gli uomini, anzi sono i migliori loro amici, e che sono uniti con i santi nell’eterna felicità del Cielo. La teologia cattolica considera gli angeli come esseri personali cioè intendiamo degli esseri simili all’uomo, perché dotati di intelligenza e volontà, e che quindi sono in grado di entrare in contatto con gli altri. Gli angeli sono esseri inferiori a Dio, quindi dipendenti da lui e sue creature come tutti gli esseri finiti. Gli angeli però sono superiori agli uomini, in quanto sono dotati di poteri straordinari che l’uomo non possiede. Gli angeli infatti non sono legati alle leggi del mondo materiale nello stesso modo degli uomini. Gli angeli sono anche definiti con il termine di “ beati spiriti celesti”, anche se con il termine “spirito” non s’intende dare sempre tutto il suo significato metafisico, quello cioè che indica un essere totalmente indipendente dalla materia. Nella Bibbia Gli angeli sono citati centinaia di volte sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento. La designazione dell’influsso angelico sulla vita umana come custodia trae la sua origine dal salmo 90,11: “Ai suoi angeli comanderà per te di custodirti in tutte le tue vie, sulle loro palme ti reggeranno, affinché non inciampi in un sasso il tuo piede”. Nel Vangelo secondo Matteo 18, 10 Cristo applica questa dottrina, per mostrare il valore della persona umana: “Guardatevi dal non disprezzare nessuno di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono continuamente la faccia del Padre mio che è nei Cieli”, con questo brano Gesù non cita soltanto un’opinione popolare senza farla propria. Egli afferma con un’attestazione solenne, non solo l’esistenza di un angelo che è specialmente congiunto con ciascuno di noi che ci custodisce e protegge, ma anche l’intima relazione dell’angelo custode con Dio. Nella vita di san Camillo De Lellis, scritta da uno dei suoi primi biografi, il padre Sanzio Cicatelli, viene confermato l’importante ruolo svolto dagli angeli a favore di ogni persona specialmente al momento del trapasso tra la morte e la vita. Gli angeli ispirano ai sacerdoti le opportune parole di conforto e di speranza per sollevare lo spirito del moribondo durante l’agonia. Scrive il p. Cicatelli nella biografia del santo fondatore dei Ministri degli Infermi ( meglio conosciuti come padri Camilliani): “…A maggior sostegno di ciò voglio riferire la testimonianza del beato Filippo Neri. Il quale trovandosi presente nell’agonia del signor Vergilio di Crescenzo, patrizio romano e gentiluomo di famosa bontà, disse ad un nostro sacerdote, Claudio Vincenzo, anche lui presente alla detta agonia: “Padri, attendete pure di buon animo a questo santo ufficio di carità verso i morenti perché io vi dico, per vostra consolazione, che ho visto gli angeli santi mettere le parole in bocca ad uno dei vostri mentre raccomandava l’anima ad un altro morente dove anche io mi trovavo presente.”. Sono sempre gli angeli che ispirano l’idea ai sacerdoti di portare i sacramenti dell’Eucarestia e dell’Unzione degli Infermi a persone morenti in luoghi solitari. L’angelo custode assiste ogni uomo e ogni donna, durante tutta la sua esistenza senza abbandonarlo mai; se nonostante ciò le persone patiscono tribolazioni e cadono in peccati, ciò non si deve spiegare con un abbandono da parte dell’angelo, ma perché la custodia angelica si conforma all’ordine universale della divina provvidenza, che non vuole eliminare ogni dolore dal nostro mondo né impedire ogni peccato. La custodia angelica non è del tutto inefficace, neppure in quei grandi peccatori, che difatti si dannano, perché non fanno al prossimo tutto quel male che farebbero se non fossero trattenuti dagli angeli. Dal libro di Joan Wester Anderson, “Là, dove camminano gli angeli” prendo una storia esemplare a riguardo. Padre O’Keeffe di Cork in Irlanda, racconta che venne chiamato da un bellissimo giovane affinché si recasse al più presto ad assistere una donna in punto di morte. Il religioso seguì il ragazzo in un misero quartiere di Cork, una zona in cui si vedevano solo baracche malridotte. “Dove si trova questa persona?” domandò alla sua guida. “Siamo quasi arrivati, Padre”, lo rassicurò il giovane prima di sparire improvvisamente. Il sacerdote, stupito e incerto sul da farsi, sentì gemere e dopo pochi minuti trovò una ragazza moribonda, nascosta in una delle baracche più sporche. Questa gli raccontò di provenire da una famiglia benestante e di aver frequentato un collegio di suore, dove le avevano insegnato che in caso di bisogno occorre chiamare il proprio angelo custode. La donna aveva poi vissuto una vita depravata e ora, abbandonata e rimasta sola davanti la morte, si era ricordata gli antichi insegnamenti e aveva pregato il suo angelo di portarle un prete. Dal libro di Hope Prince "Angeli custodi" riporto due episodi di interventi angelici al capezzale di persone che stanno per morire. Verso il 1960, in Inghilterra, Andrey Graham era un'allieva infermiera. quando, mentre si trovava nella corsia dell'ospedale, la sua attenzione fu attratta da un suono frusciante, simile a quello del vento che soffia tra il grano. Riconobbe un Angelo nella corsia, dall'aria dolce e gentile, in piedi accanto a un letto. L'infermiera si avvicinò e la paziente le disse: "Non si preoccupi; infermiera, è appena venuto un Angelo per annunciarmi che questa notte sarò con Gesù. L'Angelo mi ha detto di non aver paura; lui mi aiuterà in questo difficile passo. Quando sarò là, racconterò a Gesù di lei". Andrey Graham continua: "Sebbene non volessi defraudarla neppure di una minima parte della sua esperienza, le risposi dolcemente: Non crede che Gesù mi conosca già? - il suo volto si illuminò - Naturalmente. Non ci avevo pensato". Questa amabile signora morì tranquillamente, nel sonno, quella notte stessa. Il secondo episodio riguarda Philipa Dodd, che era al capezzale di suo padre. Verso l'una e mezzo di notte dell' 8 aprile 1982, un giovedì Santo, Philipa stava vegliando, mentre le sue due sorelle dormivano. Ecco il suo racconto: "Stavo recitando delle preghiere a bassa voce quando improvvisamente udii me stessa dire a voce alta: Dio ti benedica, papà, ora sei nelle mani del Signore ". Proprio allora, lo guardai di sbieco. Sapevo che aveva esalato il suo ultimo respiro ed era in pace. Poi, per pochi secondi, vidi una foschia gialla sopra di lui e degli Angeli che lo trasportavano verso l'alto, apparentemente su per una scalinata. Il mio unico dispiacere fu che, al momento della morte di mio padre, le mie sorelle non erano sveglie per assistere all'evento e per avvertire la pace meravigliosa che regnava nella stanza. La vista degli Angeli fu una tale emozione per me che, sul cartello che accompagnava la corona di fiori del funerale, scrissi: `Dio ti benedica, papà; Vennero gli angeli. Li vidi là; Ti portarono su per la scala d'oro". Nella Liturgia cattolica, già prima che la morte si compia, gli Angeli vengono invocati in una preghiera di intercessione della Liturgia delle ore dei Vespri: "Raccogli, Signore, il gemito dei morenti, il tuo Santo Angelo li visiti e li conforti". Sul momento che il moribondo sta per esalare l'ultimo respiro, il sacerdote invoca gli Spiriti celesti, dicendo: "Andategli incontro, Angeli del Signore: accogliete la sua anima, offritela all'Altissimo, portatela al suo cospetto". Nei riti dei funerali, alla fine, dopo aver bene¬detto con l'acqua e incensato la salma, il sacerdote dice: "In Paradiso ti conducano gli Angeli e al tuo ingresso ti accolgano i Martiri per introdurti nella santa Gerusalemme. Il coro degli Angeli ti accolga per darti eterna pace". Gli Angeli, che hanno assistito gli uomini durante la loro vita sulla terra, hanno ancora un compito importante da svolgere, ai momento della loro morte. È assai interessante notare come la Tradizione biblica e la tradizione filosofica greca si armonizzino sulla funzione degli Spiriti `psicagoghi", cioè degli Angeli che hanno il compito di accompagnare l'anima all'ultimo destino. I rabbini ebrei insegnavano che possono essere introdotti in cielo soltanto quelli la cui anima è portata dagli Angeli. Nella Parabola famosa del povero Lazzaro e del ricco Epulone, è lo stesso Gesù che attribuisce agli Angeli questa fun¬zione. "Il mendicante morì e fu portato dagli Angeli nel seno di Abramo" (Lc. 16,22), Nella lettura apocalittica giudaico-cristiana dei primi secoli si parla di tre angeli "psycopompes"; che coprono il corpo di Adamo (cioè dell'uomo) "con lini preziosi e lo ungono con olio fragrante; poi lo mettano in una grotta rocciosa, dentro una fossa scavata e costruita per lui. Ivi resterà fino alla resurrezione finale". Allora comparirà Abbatan, l'Angelo della morte, per avviare gli uomini in questo viaggio verso il giudizio; in gruppi diversi secondo le loro virtù, sempre guidati dagli Angeli. È assai frequente tra i primi scrittori cristiani e tra i Padri della Chiesa, l'immagine degli Angeli che assistono l'anima al momento della morte e l'accompagnano in Paradiso. La più antica e chiara indica¬zione di questo compito angelico, si trova negli Atti della Passione di Santa Perpetua e compagni martiri, scritta nel 203, quando Satiro narra di una visione avuta in carcere: "Noi avevamo lasciato la nostra carne, quando quattro Angeli, senza toccarci, ci portarono nella direzione dell’Orìente. Noi non eravamo cori¬cati nella posizione abituale, ma ci sembrava dì salire un pendio molto dolce". Tertulliano nel "De Ani¬ma" così scrive: "Quando, grazie alla virtù della morte, l'anima viene estratta dal suo ammasso di carne e balza fuori dal velo del corpo verso la pura, semplice e serena luce, esulta e trasale nello scorgere il viso del suo Angelo, che si prepara ad accompagnarla alla sua dimora". San Giovanni Crisostomo, con la sua proverbiale arguzia, commentando la Parabola del povero Lazzaro, dice: "Se abbiamo bisogno di una guida, quando passiamo da una città ad un'altra, quanto più l’anima che -rompe i legami della carne e passa alla vita futura, avrà bisogno di qualcuno che le indichi la via". Nelle preghiere per i morti è consueto invocare l'assistenza dell'Angelo. Nella "Vita di Macrina", Gregorio Nisseno pone, sulle lab¬bra della sorella morente, questa meravigliosa preghiera: "Mandami l'Angelo della luce perché mi guidi verso il luogo del refrigerio, ove si trova l'acqua del riposo, nel seno dei Patriarchi". Le Costituzioni Apostoliche hanno quest'altra preghiera per i morti: “Volgi gli occhi al tuo servo. Per¬donagli se ha peccato e rendigli gli Angeli propizi". Nella storia delle comunità religiose fondate da San Pacomio si legge che, quando una persona giusta e pia muore, si portano presso di lui quattro Angeli, quindi il corteo si eleva con l'anima attraverso l'aria, dirigendosi verso Oriente, due Angeli trasportano, in un lenzuolo, l'anima del defunto, mentre un terzo Angelo canta inni in una lingua sconosciuta. San Gregorio Magno annota nei suoi Dialoghi: "Bisogna sapere che gli Spiriti beati cantano dolcemente le lodi di Dio, quando le anime degli eletti partono da questo mondo affinché, occupate ad intendere questa armonia celeste, esse non sentano la separazione dai loro corpi". Ma è, in modo particolare, ai Martiri, che si sono purificati nel loro sangue e che non hanno bisogno del Purgatorio, che gli Angeli ricevano l'accoglienza più splendida. Origene nell'Esortazione al martirio, scrive: "Una grande moltitudine è convocata mentre lottate e quando siete chiamati al martirio. Voi non parlate diverso da San Paolo, quando dice che noi siamo divenuti uno spettacolo per il mondo, per gli angeli e per gli uomini. È dunque il mondo intero, tutti gli angeli a destra e a sinistra, e tutti gli uomini che vi vedranno combattere la battaglia per il cristianesimo. Gli Angeli che sono in cielo si rallegreranno con noi ". Negli atti dei martiri, la figura degli Angeli che li conducono in Paradiso è un tema assai frequente, ad esempio, negli atti delle sante Perpetue e Felicita, è scritto, a proposito della visione di Saturno: "Avevamo subito il martirio ed eravamo usciti dalla carne: quattro Angeli cominciarono a portarci verso l'Oriente; le loro mani non toccano i nostri corpi. Arrivammo allora in un luogo vasto, che assomigliava a un frutteto, con i roseti ed ogni sorta di fiori. Là vi erano altri quattro Angeli, più splendenti ancora dei primi. Appena ci videro ci salutarono e dissero agli altri Angeli: Eccoli, eccoli! Con ammirazione". San Giovanni Crisostomo, nella sua Omelia sui martiri, dice: "Ricordati di quella scala spirituale che il patriarca Giacobbe ha visto, elevata dalla terra al cielo: per mezzo suo gli Angeli discendevano; ancora per mezzo suo i Martiri salivano... Vedete spesso all'aurora il sole leva e lancia in tutte le direzioni raggi quasi incorporati. Tali erano i corpi dei Martiri, inondati da ogni parte dai getti del loro sangue, come dai raggi di porpora e illuminati dagli stessi molto più di quanto il sole rischiara il cielo: Gli Angeli contemplavano questo sangue con delizia; i demoni fremevano e il diavolo stesso tremava... I Martiri salgono in cielo preceduti dagli Angeli e circondati dagli Arcangeli, come da guardie del corpo... Quando sono giunti in cielo, tutte le sante Potenze di lassù li accolgono con gioia e li abbracciano. Poi esse formano un'immensa scorta per accompagnarli verso il Re del cielo, che siede sul trono di gloria fra i Serafini e i Cherubini. Là essi si uniscono ai Cori e prendono parte ai cantici mistici". Con l'arrivo della morte, l'uomo viene a trovarsi in mezzo a due contendenti e San Giovanni della Croce nel suo scritto mistico "Notte oscura" avverte che nel momento "in cui l'Angelo buono sta per comunicare all'anima la contemplazione, ella non può entrare nell'interno del suo nascondiglio così presto da non poter essere scarta dal demonio, il quale l'assale immediatamente con orrori e turbamenti spirituali, a volte molto penosi per lei". Quando mi trovo ad assistere un moribondo, dopo aver dato l'Unzione degli Infermi, faccio recitare sempre la Coro¬na angelica, in onore di San Michele, affinché il Principe delle Milizie celesti favorisca colei che, termi¬nata la corsa terrena, deve essere inoltrata in seno a Dio. Può essere interessante sottolineare che i santuari micaelici sono costantemente collegati con aree cimiteriali, come ben si vede nella celebre cappella michelita di Fulda in Sassonia. Un testo liturgico del decimo secolo contiene queste invocazioni: "Signore Gesù Cristo, Re della gloria, libera le anime di tutti i fedeli defunti dalle pene dell'inferno e dal profondo abisso; liberale dalle fauci del leone, affinché non siano preda del tartaro e non cadano nelle tenebre; ma le conduca il vessillifero San Michele alla Luce Santa, che un giorno promettesti ad Abramo e alla sua discendenza". Che sia specialmente l'Arcangelo Michele, a difendere i defunti dagli ultimi assalti di satana, sembra suggerirlo il testo della Lettera di Giacomo, dove è scritto: "L'Arcangelo Michele, quando, in contesa con il diavolo, disputava con il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: `Ti condanni il Signore" (Gc. 9). Questo brano dell'Antico Testamento è anche interpretato nel senso che gli Angeli vegliano sulle sepolture dei Santi, impedendo che siano profanate. Questa idea che gli Angeli proteggano le tombe dei cristiani è ripresa da numerose iscrizioni funerarie antiche come, ad esempio, questa: "Qui riposano Aschepiade, Elpice e un altro Aschepiade. Vi prego, in nome dell'Angelo che sta ritto qui accanto, che nessuno osi introdurvi un altro cadavere". Nella benedizione del sepolcro, il Rituale Romano suggeriva questa pre¬ghiera: "Degnati, Signore, di benedire questo tumulo e poni a sua custodia il tuo Angelo santo". Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.) |
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