Primo giorno del Papa in Africa, ribarisce il NO ai preservativi! |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions L’Aids “non si può superare con la distribuzione di preservativi”. E poi l’economia, l’attenzione ai poveri, il capitolo sette. Durante il volo papale, e poi a Yaoundé per il suo primo viaggio da Papa Africa, Benedetto XVI parla di tutte le sfide della Chiesa nel Continente Nero. Benedetto XVI consegnerà ai vescovi africani l’Instrumentum laboris del prossimo sinodo africano. Ma avrà anche l’occasione di discutere le prospettive della Chiesa africana. Una Chiesa giovane (appena 150 anni di evangelizzazione in Camerun, 500 in Angola), dove le tradizioni popolari spesso si mescolano con la fede cristiana, in continua evoluzione, che subisce la proliferazione delle sette. E che viene contestata per il rifiuto all’uso di preservativi per prevenire l’Aids. Benedetto XVI, utilizzando per la prima volta in pubblico la parola “preservativo”, spiega che l’epidemia “non si può superare con la distribuzione di preservativi, che, anzi, aumentano i problemi”. Ritiene “encomiabile” il fatto che ... ... in Camerun i malati di Adis “siano curati gratuitamente”. E spiega che per combattere l’Aids serve, piuttosto un comportamento umano morale e corretto ed una grande attenzione verso i malati: “Soffrire con i sofferenti”. I sofferenti, in Africa, sono soprattutto poveri. Il continente conta 34 Stati in fondo alla classifica dei Paesi meno sviluppati e 318 milioni di persone che vivono in povertà estrema. Una povertà strozzata anche dalle continue guerre, dalla corruzione come prassi politica, da un’economia che dipende, in maniera quasi totale, dagli aiuti del Primo Mondo. “In un tempo – dice Benedetto XVI – di globale scarsità di cibo, di scompiglio finanziario, di modelli disturbati, di cambiamenti climatici, l’Africa soffre sproporzionatamente: un numero crescente di suoi abitanti finisce in preda alla fame, alla povertà, alla malattia. Essi implorano a gran voce riconciliazione, giustizia e pace, e questo è ciò che la Chiesa offre loro”. Benedetto chiede alla comunità internazionale di non lasciar sprofondare il continente sotto il peso della crisi economica, e ribadisce che il mondo della finanza e dell’economia devono ritrovare la centralità dell’etica. Un tema del quale si tratterà nella prossima enciclica sociale, che – rivela il Papa - “era quasi pronta, ma poi è intervenuta la recessione globale e abbiamo dovuto rilavorarci proprio per offrire un messaggio all’umanità di questa congiuntura”. Un’enciclica nella quale l’opzione fondamentale per i poveri sarà ribadita, e Benedetto XVI fa sapere che la Chiesa “di fronte al dolore o alla violenza, alla povertà o alla fame, alla corruzione o all’abuso di potere, un cristiano non può mai rimanere in silenzio”. Ma nemmeno la Chiesa “è perfetta” – ammonisce il Pontefice - e occorre una “purificazione dei cuori” più che delle strutture. La Chiesa in Africa deve fare i conti con la proliferazione delle sette. “Noi – dice il Papa - non annunciamo miracoli prosperità, al contrario di loro. Ma sono Chiese molto instabili, e il cattolicesimo può fronteggiarle anche grazie alla sua struttura e unità”. Si è parlato di un Papa solo, in questi ultimi tempi, dopo la vicenda della revoca della scomunica ai lefevbriani. “A dire la verità - osserva - devo ridere di fronte a questo mito della solitudine”. di Andrea Gagliarducci |
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