Il Papa e le sfide della Chiesa Africana |
Inculturazione della fede, rapporto con l’Islam, problema delle sette, Aids e rapporto demografico: sono queste le principali problematiche della Chiesa Africana. Benedetto XVI sarà in Africa dal prossimo 17 marzo, tra Camerun e Angola, e farà i conti con una realtà – quella africana – da seguire con attenzione. Monsignor Onayukean, relatore per l’Africa all’ultimo sinodo dei vescovi, ha sottolineato la continuità tra i culti tribali e il cattolicesimo, spiegando che suo padre non si sentiva di essersi convertito, di aver aggiunto qualcosa alla fede dei suoi antenati. Un passaggio, più che un cambiamento. E una sfida per la Chiesa di Roma. Il problema è quello dell’inculturazione: come radicare la fede cattolica nelle civiltà locali senza perdere i suoi capisaldi teologici e dottrinali? Il timore è che facendo troppi compromessi ci sia un miscuglio confuso tra culti animisti e tradizione liturgica, ma senza compromessi il cattolicesimo rischia di diventare impopolare. L’Africa, tra l’altro, è terreno fertile per le nuove sette e i movimenti evangelici: hanno mezzi, promettono benefici materiali e trovano larga audience in un continente sfiancato dalla miseria. Poi, il rapporto con l’Islam, anche questa religione in forte crescita (un africano su tre è musulmano), e quindi in potenziale concorrenza con la Chiesa. I segnali sono contradditori: a volte le due religioni cooperano, altre volte ci sono sfoghi di violenza, come è successo in Nigeria. Infine, la questione dell’Aids e del controllo demografico: il Vaticano non ha mai cambiato linea, e per evitare il contagio ha predicato la castità, rifiutando in maniera categorica l’uso del preservativo. di Andrea Gagliarducci |
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