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Il Papa ha chiesto agli Angeli di vegliare su di Lui e sulla CuriaPapa Benedetto XVI la domenica 1 marzo prima della benedizione dell’Angelus in piazza san Pietro ha parlato degli spiriti celesti, dicendo: “ Cari fratelli e sorelle, toglieremmo una parte notevole del Vangelo, se lasciassimo da parte questi esseri inviati da Dio, i quali annunciano la sua presenza fra noi e ne sono segno. Invochiamoli spesso, perché ci sostengono nell’impegno di seguire Gesù fino a identificarci con lui. Domandiamo loro, in particolare quest’oggi, di vegliare su di me e sui collaboratori della Curia Romana che questo pomeriggio, come ogni anno, inizieremo la settimana di Esercizi spirituali. Maria, Regina degli Angeli, prega per noi”. Sui siti Pontifex e Milizia di San Michele Arcangelo spesso scrivo articoli sugli angeli che vengono poi riportati anche da altri siti e più di qualche lettore mi ha fatto notare che forse  si dà un eccessivo spazio agli spiriti celesti. Qual è la mia risposta? Almeno sino all’inizio degli anni ‘70 del secolo scorso, in un ...

... clima sociale in cui la fede cattolica era un aspetto comune dell’esistenza della grande maggioranza delle persone e delle istituzioni, gli angeli avevano indiscutibilmente la loro pacifica collocazione. Eccetto il caso di coloro che, soprattutto per motivi politici, professavano un rigido materialismo, per la stragrande totalità era normale considerare Dio creatore delle realtà visibili ed invisibili e con ciò si intendeva gli angeli buoni da invocare e quelli cattivi o diavoli da cui proteggersi. Oggi la situazione è drasticamente mutata ed il cristiano che, essendo fedele al magistero del cattolicesimo e vuole consapevolmente recitare la famosa orazione “Angelo di Dio” ed insegnarlo ai propri figli deve combattere due errori.

Il primo è costituito dalla pseudospiritualità della New Age che ha riempito le librerie di libri fasulli e demenziali sugli angeli, mentre quelli seri si fa molta fatica a trovarli perché sono diabolicamente esclusi dal circuito commerciale delle grandi case editrici. Il secondo errore ancora più subdolo viene dall’interno di un certo mondo cattolico solo nominalmente ma ormai protestantizzato alla Bultmann dove ti spiegano, quasi compatendoti, che gli angeli sono solamente dei …generi letterari, cioè non esistono realmente! La gran parte dei teologi protestanti odierni, seguiti da alcuni teologi cattolici esclude che gli angeli siano delle realtà personali; ed afferma che essi siano semplici simboli figurativi della provvidenza di Dio o personificazioni della sollecitudine divina nei confronti degli esseri umani. Nella loro interpretazione, per afferrare rettamente il senso dei testi sacri riguardanti gli angeli e sufficiente cambiare ogni volta il termine”angelo” con la parola “Dio”, cioè gli angeli sarebbero semplicemente degli artifici letterari. Senza dare alcun credito ad entrambi questi errori, qusto mio testo ripropone la bimillenaria dottrina della Chiesa sugli Angeli, che è fondata sulla divina Rivelazione e confermata sia dalla retta ragione che dall’esperienza di numerosissimi santi e mistici, che distinguono certamente tra elementi essenziali e dati solo figurativi della credenza negli angeli, ma affermano autoritativamente la realtà personale degli spiriti celesti..   Secondo il catechismo della chiesa Cattolica, gli angeli sono creature spirituali che continuamente glorificano Dio e servono i suoi disegni salvifici nei confronti delle creature umane. Il grande teologo Tommaso d’Aquino affermava che gli angeli cooperano ad ogni nostro bene.

Il pontefice Benedetto XVI parlando degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, afferma che ognuno di essi “Ha svolto una peculiare missione nella storia della salvezza”, mentre “l’invisibile presenza di questi spiriti beati ci è di grande aiuto e conforto”. Il papa sottolinea che molti santi canonizzati “intrattenevano con gli angeli un rapporto di vera amicizia, e numerosi sono gli episodi che testimoniano la loro assistenza in particolari occasioni”. Dunque gli angeli non sono dei generi letterari essi esistono e si danno molto da fare per proteggerci e salvarci portandoci in Paradiso alla nostra morte. Un’indagine del Cesnur (Centro studi sulle Nuove Religioni) rivela che su un campione nazionale di mille intervistati dai 14 anni in su, il 67,36 per cento degli italiani crede negli angeli. Il dato scende al 59,02 per cento tra chi ha un’età compresa fra i 30 e i 60 anni e sale al 71,07 per cento fra chi ha un’età compresa fra i 14 e i 19 anni. I cattolici praticanti, quanto a credenza negli angeli (70,24) si differenziano solo lievemente dal resto della popolazione. Osserva acutamente il sociologo Massimo Introvigne, curatore della ricerca del Cesnur: “Proprio questo dato, insieme al fatto che agli angeli credano di più i giovani, dimostra che la credenza negli angeli in gran parte non deriva dal cattolicesimo tradizionale ma dalla cultura popolare, dalla televisione, dal cinema. Sono angeli postmoderni, non necessariamente cristiani”. Insomma gli angeli sono di moda. Sono spesso rappresentati frequentemente nei films, nelle trasmissioni televisive e nella pubblicità. Spesso purtroppo oggi essi non sono altro che figure di una mitologia “debole”, che indica una bellezza e bontà ideale, l’espressione di una spiritualità “confortevole”, priva di dogmi e di precetti morali da osservare e quindi una religiosità senza problemi…

Eppure, come vedremo,  la tradizione culturale sugli spiriti celesti ha ben altro significato, come dimostrano l’esegesi biblica, la riflessione teologica, le biografie dei santi e le testimonianze letterarie da Dante a Rilke. Abbiamo sottolineato nel titolo di questa introduzione che gli angeli sono degli esseri invisibili perché noi normalmente non li vediamo. Se gli angeli non si vedono è perché appartengono alla sfera di Dio, di Cristo risorto, dei danti, dei defunti che sono anch’essi invisibili per noi e non in sé, infatti quando la nostra personale morte ci introdurrà nella loro dimensione ultraterrena essi ci diventeranno visibili. In realtà gli angeli non si nascondono affatto, se noi non li vediamo è perché le forme conoscitive della nostra esistenza terrestre non sono in grado di dare adeguata espressione alla loro ricchezza d’essere. L’invisibilità degli spiriti celesti non è diversa da  quella di Gesù.. Nel cattolicesimo tutto è collegato e fa unità. Certamente credere negli angeli non è così importante come credere in Cristo, e questo l’ha ben sottolineato Giovanni Paolo II nelle sue catechesi del mercoledì. Ma tutte e due le credenze poggiano sulla stessa logica! Riflettere sugli angeli non è ozioso o inutile perché gli spiriti celesti richiamano quelle realtà ultraterrene che ci fanno superare quelle visioni meschine tipiche dell’ateismo. Proprio gli angeli, ancor più dei santi terrestri, hanno la capacità, per il loro appartenere ad una natura più alta rispetto alla nostra, di farci staccare dalla quotidianità mono-dimensionale che è lontana dalla prospettiva soprannaturale tipica del Cattolicesimo.

Perché allora considerare tanto gli angeli? Perché aboliti gli angeli alla fine viene abolita la stessa rivelazione. Il cardinale Biffi, arcivescovo emerito di Bologna, con l’acume che lo contraddistingue ebbe a scrivere riguardo agli angeli: “Anche i cultori professionisti della sacra dottrina, a stare a ciò che talvolta dicono (o meglio non dicono) dalle cattedre e scrivono (o meglio non scrivono) nelle pubblicazioni, sembrano avere qualche allergia nei confronti degli angeli. Nel 1976 (gli anni d’oro della teologia …senza Dio!) è uscito in Italia un Nuovo Dizionario di Teologia che, almeno nella prima edizione, non aveva la “voce” relativa a questo tema; non solo; ma il tema non compariva neppure nell’accurato indice analitico, sicchè è da pensare che gli angeli in quell’opera non si parlasse nemmeno incidentalmente. E tale esclusione non doveva essere stata facile impresa, se si pensa che l’intera vita del Signore Gesù –e proprio negli episodi più decisivi e rilevanti- è segnata dall’intervento di queste creature celesti: la concezione, la nascita, la permanenza nel deserto, l’agonia nel Getsemani, la risurrezione, l’ascensione al cielo, la sua venuta trionfale alla fine dei tempi. Mi chiedo: che cosa doveva fare di più la narrazione evangelica per convincere i credenti –e possibilmente anche i teologi- della reale e attiva esistenza degli angeli? Essi sono così coinvolti nella vicenda salvifica del figlio di Dio che, a prenderli come personaggi mitici e quasi fiabeschi o a considerarli puramente simbolici e ornamentali, si rischia di ritenere un mito o un artificio letterario tutto ciò che il nostro Redentore ha fatto per noi”.

Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.)

 
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