Da Williamson in poi, i malumori dentro la Chiesa |
Il caso della revoca della scomunica al vescovo negazionista Williamson ha messo in luce una serie di malumori interni alla stessa Chiesa cattolica. Malumori che si esprimono con una forte critica all’operato di Benedetto XVI. Sulla revoca della scomunica ai lefevbriani, le più forti critiche all’operato del Papa sono arrivate dalle conferenze episcopali di Germania, Francia e Austria. In Austria, addirittura, Alois Kothgasserm, arcivescovo di Salisburgo, ha dichiarato che con Papa Ratzinger la Chiesa “si sta riducendo a una setta”. Parole gravi, in merito alle quali, il presidente della Conferenza episcopale austriaca, il cardinale Christoph Schönborn, non ha preso alcun provvedimento. Schoenborn ha deciso di non prendere provvedimenti nemmeno per un altro caso di “ribellione” della Conferenza Episcopale austriaca: gli attacchi per la nomina a vescovo ausiliare di Linz di Gehrard Wagner. Wagner in passato aveva definito l’uragano Katrina una ... ... punizione divina per l’immoralità di New Orleans, e aveva criticato la saga di Harry Potter perché poteva spingere al satanismo. Dichiarazioni che sono valse a Wagner il fuoco incrociato della stampa del suo Paese, e che hanno portato Wagner a rinunciare all’incarico di vescovo di Linz. Ma c’è di più: anche i vescovi hanno preso una dura posizione contro Wagner. Schoenborn ha convocato una riunione straordinaria della Conferenza Episcopale per dibattere sull’argomento, e nessuno ha preso le difese di Wagner, avendo tutti stigmatizzato le sue dichiarazioni. Il documento finale dell’assise di fatto sconfessa la scelta di Roma di nominarlo vescovo e chiede che il Vaticano faccia proprio un migliore processo di scelta ed esame nelle nomine episcopali. I vescovi hanno scritto che non vogliono un ritorno ai tempi del Kaiser, quando era l’imperatore a scegliere i vescovi, ma allo stesso tempo fanno notare che non vogliono si arrivi ad una sorta di democrazia ecclesiastica. Piuttosto, chiedono che prima che le decisioni del Papa vengano prese vi siano “fondamenti affidabili e ampiamente provati sui quali egli possa appoggiarsi”. È un segnale: nei prossimi mesi in Austria vi saranno parecchie nomine importanti e l’episcopato ha lanciato in questo modo un messaggio inequivocabile a Roma. Il punto è che non si tratta di un fatto marginale: la questione Wagner in Austria rappresenta un po’ quello che sta succedendo nella Chiesa, dove c’è un moto fortemente critico nei riguardi del papato. Così, ora, le dimissioni di Wagner rappresentano la chiave di volta per comprendere davvero in che modo si vuole muovere il Vaticano nei riguardi di questo moto critico. Cosa fare? Rifiutare le dimissioni, partendo dal presupposto che, se la Congregazione dei Vescovi ha giudicato Wagner eleggibile, allora non si dovrebbe far influenzare nemmeno da prese di posizione forte? Oppure accettare le dimissioni, per non provocare tensioni tra i vescovi austriaci, che si sono espressi ampiamente a sfavore della nomina di Wagner? Pare che Benedetto XVI abbia fatto propria questa seconda opzione, accettando le dimissioni di Wagner. Ma a questo punto resta da valutare l’operato della Congregazione dei vescovi, che già tempo fa incappò nello scandalo Wielgus, anche questi poi costretto a rinunciare all’incarico. Più che guardare alle responsabilità, la necessità è quella di una riforma della Curia. Una riforma che Ratzinger pare abbia ormai rinunciato a fare, dopo i primi aggiustamenti di inizio pontificato. di Andrea Gagliarducci |
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