L'Eucaristia e noi |
“L’eucaristia infiamma talmente l’uomo che lo fa uscire da se stesso e lo fa giungere di non più vedere se stesso per se stesso, ma se stesso per Dio e Dio per Dio ed il prossimo per Dio” (Santa Caterina da Siena). IL GRANDE RINGAZIAMENTO - Eucaristia è la trasposizione italiana di un termine greco che vuol dire molto semplicemente: “rendere grazie”, “ringraziare”. L’eucaristia, in effetti, è un ringraziamento. Ma noi chi ringraziamo? Dio Padre, creatore del cielo e della terra. Colui che la Bibbia descrive come un Dio di misericordia che “fa brillare il sole sui buoni e sui cattivi”. Colui che è descritto come un Dio che ama gli uomini, instancabilmente, senza sempre essere ripagato, che li chiama incessantemente ma non è sempre ascoltato. E’ questo Padre tanto amante che ha inviato suo Figlio Gesù per mostrarci fin dove giunge il suo amore ed attrarci tutti a lui. e’ dunque per la creazione, per la vita che scorre nelle nostre vene e ... ... che viene da lui che noi lo ringraziamo. Ma lo ringraziamo soprattutto per suo Figlio, Gesù, venuto a vivere da uomo in mezzo agli uomini, morire come uno di noi, affrontando il supplizio della croce, e che il giorno di Pasqua, è risorto, portandoci così la certezza d’una vita nuova. “L’eucaristia è ben la cosa più strana e la più misteriosa che ci sia: dapprima un nome barbaro, poi un pezzo di pane tondo che diventa il corpo di qualcuno! E non di uno qualsiasi: Gesù, morto più di 2000 anni fa! Come capire?”. COME DIRE GRAZIE A DIO? Ringraziare, normalmente, è dire grazie certo ma anche ben spesso segnare la propria gioia con un regalo, un dono. Ma come si fa per ringraziare Colui che ci ha dato tutto? Che modo s’impiega? Vi è una via particolare, una strada per giungervi? E’ qui che Gesù stesso interviene e ci offre il mezzo per ringraziare suo Padre: la vigilia della sua passione, egli prese il pane, lo distribuì ai suoi amici e disse queste strane parole: “Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi”. Poi, prese il calice del vino, la benedisse e dandola ai suoi discepoli disse: “Prendete e bevetene tutti poiché questo è il calice del mio sangue versato per voi e per molti. fate questo in memoria di me”. UN LENTO APPRENDIMENTO Fin dai primissimi racconti, si vedono i discepoli obbedire a quella strana consegna data da Gesù e riunirsi per condividere il pane. Gli Atti degli Apostoli, le Lettere di Paolo ed i racconti dei primi cristiani lo testimoniano. Fin dall’inizio, ed ancor più coi grandi pastori e teologi dei primi secoli che si chiamano i “Padri della Chiesa”, i cristiani hanno vissuto con l’eucaristia e meditato lungamente su di essa cercando di comprendere e di approfondire quella realtà inestinguibile che è al cuore della vita cristiana. DAL SACRIFICIO ALLA RASSOMIGLIANZA In realtà Dio quei pretesi “doni” o “sacrifici” attraverso i quali gli uomini cercavano di attirarsi le buone grazie della divinità. Lungo tutto l’Antico Testamento egli avverte: “E’ la misericordia che cerco e non il sacrificio”. Quello che cerca Dio, quello che desidera, il miglior modo per “ringraziarlo”, è di amare come egli ama, di essere misericordioso come egli è misericordioso, in breve di rassomigliargli. Ringraziare Dio, è dare se stesso agli altri come egli l’ha fatto. Ma attenzione: questo modo di amare giunge fino al dono si se stesso. Fino al sacrificio di se stesso. Occorre sapere su quale via noi avanziamo. Ringraziare Dio è accettare di diventare, almeno un poco, come lui… UNA MISTERIOSA TRASFORMAZIONE Diventare Dio per ringraziarlo? Cosa di più stupefacente. Per giungervi si può cercare di cambiare vita, di trasformare i nostri comportamenti, in breve di “fare degli sforzi”. Non è cosa da poco ma si percepisce presto il carattere derisorio. In effetti Gesù ci indica un’altra strada, stupefacente ma sicura, per amare come egli ama: nutrirsi di lui, presente nell’eucaristia. “Poiché, egli dice, il mio corpo e vero cibo ed il mio sangue vera bevanda”. Od ancora “Colui che mi mangia vivrà per me”. Così, poco a poco, noi diventiamo altri Cristo e possiamo dire come l’apostolo Paolo: “Non sono io che vivo, è Cristo che vive in me”. Ed è così che noi diventiamo noi stessi il grazie dell’uomo al suo creatore. IN COMUNE Eucaristia o Messa, è ben la stessa cosa. L’uno è il nome sapiente, l’altro il nome comune. Ma la Messa è un tutto, un lungo svolgimento che richiama ogni volta la morte e la resurrezione di Gesù. Questo significa che l’eucaristia non è solamente quel momento molto particolare in cui il sacerdote pronuncia le parole di Gesù: “Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue”. Queste parole non hanno senso se non vissute in comune nel cuore della Messa. Il che vuol dire che, se vogliamo avanzare nella vita cristiana, occorre partecipare all’eucaristia e… accettare di non capire tutto subito. L’EUCARISTIA PER SÉ DA SOLI? Non esistono Messe private, l’eucaristia, come si è detto, si vive in comunità. Noi siamo in comunione con la Chiesa trionfante, purgante e militante, quindi mai da soli. Si può, poi, adorarlo, ma sotto certe condizioni di rispetto e di accompagnamento. La si può anche portare ai malati che sono – di fatto – privati dal contatto con la comunità. Chi porta l’eucaristia ad un malato, lo fa sempre in nome della comunità e questo lo si nota chiaramente, ma non solamente, nel quadro di un cappellano d’ospedale. PERCHÉ IL PANE ED IL VINO? Normalmente è il sacerdote che si comunica al pane ed al vino. Ed i fedeli non hanno diritto che al pane! Ebbene sì, non è che un’abitudine nata senza dubbio da considerazioni pratiche. Ma il “valore” dell’eucaristia è lo stesso! E’ comunque talvolta possibile comunicarsi al pane inzuppato nel vino (cosa che si chiama ”intinzione”) e talvolta anche bere al calice. Ciò si fa spesso per piccoli gruppi. MA È CANNIBALISMO! Effettivamente, si possono vedere le cose in questo modo! Ma non dimentichiamo che il corpo di Cristo presente nell’eucaristia non è un corpo “carnale” ma il suo corpo “glorioso”, il corpo di Cristo risorto, resuscitato dai morti. Il “corpo di Cristo” non è la “carne di Cristo”! E poi, in fondo, l’amore non cerca la fusione, l’assimilazione? CHIUNQUE PUÒ COMUNICARSI? No, tre volte no. Nei primi secoli, i catecumeni aspettavano per molto tempo prima di essere ammessi non fosse altro che ad un’eucaristia. Ancora oggi, qualcuno che non è battezzato non può comunicarsi. Qualcuno che ha commesso una colpa molto grave e non è stato perdonato da Dio - attraverso il ministero di perdono del sacerdote – non può comunicarsi. L’eucaristia è un tesoro prezioso. “Chi mangia la carne di Gesù e beve il suo sangue indegnamente – dice san Paolo – mangia e beve la sua condanna!”. don Marcello Stanzione |
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