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Da Napoli arriverà il documento dei Vescovi per il MezzogiornoC’è “una grossa scollatura tra Paese reale e vita politica”, dice monsignor Romeo, vescovo di Palermo; il meridione deve riappropriarsi della speranza “contro i condizionamenti perversi della criminalità organizzata”, incalza il cardinal Sepe, arcivescovo di Napoli. A venti anni dallo storico documento della Cei su Chiesa e Mezzogiorno, su iniziativa della Curia di Napoli i vescovi del Sud si riuniscono in una due giorni di riflessioni, dalle quali dovrà scaturire un aggiornamento del documento di venti anni fa da sottoporre alla Cei, per poi preparare un altro testo più attuale. Sviluppo, situazione sociale, legalità: sono questi i tre nodi su cui si dipanano le discussioni di oggi e domani a Napoli. Un tavolo aperto dal messaggio del presidente della Repubblica Napolitano, che ha sostenuto la necessità “di uno sforzo solidale della comunità nazionale” per garantire “uno sviluppo sostenibile ed equo” del Mezzogiorno. Uno sforzo cui la Chiesa partecipa, ...

... a testimonianza della sua “sensibilità e impegno civile specialmente rispetto ad una realtà così critica come quella delle regioni meridionali”.

A vent’anni dal documento – dichiara il cardinal Sepe – “la criminalità non ha perso posizioni. Anzi, è quanto mai urgente riaffermare un messaggio di legalità di speranza”. Eppure, spiega monsignor Romeo, tra politica e vita reale c’è una “grossa scollatura”. Romeo nega che nel Sud ci sia stata una regressione economica: parla piuttosto di “economia sovrastimata”, denuncia i troppi “sprechi” di fronte a una cronica mancanza di investimenti in infrastrutture, e critica le scelte politiche. “Sono stati creati sistemi quasi senza controllo – attacca – chi è eletto per cinque anni non è sottoposto a giudizi intermedi. E a chi interessa il ‘vuoto’ del Sud? È una società fragile, facile da orientare durante le elezioni, ma poi nessuno se ne ricorda”. Risultato: il Sud vive in modo drammatico la crisi economica. “Si parla tanto – dice Romeo – di disoccupazione provocata dalla crisi, mentre da noi i posti di lavoro non si perdono perché non c’erano neanche prima. Si perde però la speranza di averne”. Ricorda che nel Sud ci son 130 mila studenti “che non avranno mai uno sbocco universitario, che andranno a cercare lavoro in Europa. Non stanno emigrando i geni, ma i volenterosi. È una specie di anemia mediterranea, andiamo cioè incontro a una società socialmente anemica”.

di Andrea Gagliarducci

 
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