Il Papa chiude il caso Williamson. Andrà in Israele |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Benedetto XVI, come Giovanni Paolo II prima di lui, chiede “perdono” per il comportamento di coloro che, nella storia, hanno causato sofferenza al popolo ebraico; definisce la Shoah “un crimine contro Dio e l’umanità”; sottolinea che è “inaccettabile e intollerabile” chi, tra gli uomini di Chiesa, la nega o la minimizza. Benedetto XVI incontra i presidenti della maggiori organizzazioni ebraiche americane, e usa parole inequivocabili per esprimere il suo pensiero sulla Shoah. È la ripresa di un percorso di dialogo che si era fatto zoppicante dopo la revoca della scomunica ai lefevbriani. Ma è anche una replica indiretta e inequivocabile a chi gli chiedeva una presa di posizione riguardo le dichiarazioni negazioniste di monsignor Williamson. Il cammino riprende. E il viaggio in Israele, che sembrava potesse essere annullato, si farà, come ha annunciato lo stesso Ratzinger: “Sto preparando la visita in Israele, terra sacra per i cristiani e per gli Ebrei”. Benedetto XVI non precisa la data, ma i rabbini americani fanno in seguito sapere che ci sarà in primavera, a maggio, anche se starà al Papa stabilire le date. Secondo il Patriarcato Latino di Gerusalemme, il viaggio ci sarà dall’8 al 13 maggio. Nel suo incontro con i rabbini americani, Benedetto XVI sottolinea che la posizione della Chiesa deve essere chiara a ognuno, “specialmente a chi è nella tradizione delle Sacre Scritture”. “L’intera umanità – ha detto – prova profonda vergogna per la selvaggia brutalità nei confronti del vostro popolo in quell’occasione”. Il Papa ha ammonito che “questo terribile capitolo della storia non deve mai essere scordato” e ha espresso una “fervente preghiera” che “la memoria di questo crimine rafforzi la nostra determinazione a sanare ferite che troppo a lungo hanno sporcato le relazioni tra cristiani e ebrei”. Proprio quello che avevano chiesto i rabbini, per i quali il “never again” (mai più) doveva essere un punto fondamentale del dialogo, visto che, fa notare il rabbino Solow, “abbiamo già fatto l’esperienza di un popolo che resta silente”. Benedetto XVI condanna nettamente l’antisemitismo. “La Chiesa – ha detto – è profondamente e irrevocabilmente impegnata a rifiutare ogni antisemitismo e a continuare a costruire relazioni buone e durature tra le nostre due comunità. I due millenni di storia della relazione tra ebraismo e Chiesa sono passati tra molte fasi diverse, alcune delle quali dolorose da ricordare. Ora che siamo in grado di incontrarci in uno spirito di riconciliazione, non dobbiamo permettere che le difficoltà passate ci impediscano di stringerci la mano dell’amicizia”. di Andrea Gagliarducci |
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