San Francesco di Sales e gli Angeli |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Francesco di Sales, il santo della dolcezza, nacque il 21 agosto 1567 in Savoia, era il primogenito del Signor di Boisy ricevette l’ ordinazione sacerdotale a 28 anni, dopo lunghi anni di studio della giurisprudenza e della teologia a Parigi e Padova, contro la volontà del padre. La sua fu una vita missionaria di successo, ma comunque molto difficile, prima come vescovo ausiliare ed in seguito come vescovo di Ginevra, nello Chablais, una regione calvinista a sud del lago di Ginevra, dove lavorò dal 1599 fino alla sua morte il 28 dicembre del 1622. Nei suoi discorsi ascetici e nelle sue lettere sull’amor divino “Theotimus”, nonché nelle sue istruzioni per una vita devota “Philothea”, dedicate al clero secolare, menziona diverse volte gli angeli e ne raccomanda esplicitamente la venerazione, soprattutto degli angeli custodi. La stessa cosa, che Francesco di Sales raccomandò nella sua lettera del ... ... 7 aprile 1617 alla Signora Veyssilieu di Annecy, chiese diverse volte anche nella sua “Philothea”: “Svolgete spesso opere d’amore alla Divina Madre, i santi e gli angeli, familiarizzate con loro e rivolgete loro spesso parole di lode e d’amore! Più trovate accettazione fra gli abitanti della Gerusalemme Divina, meno vi importerà di lasciare la Gerusalemme terrestre o i bassi luoghi di questa terra!” L’importanza di evocare gli angeli, in particolare l’angelo custode, è fondamentale per Francesco di Sales , quasi quanto la venerazione di Maria, come scrive nella sua “Philothea”: “Sarà di tuo vantaggio chiamare il tuo angelo custode!” “Chiama il tuo angelo custode ed i santi, perché ti aiutino!” “Chiama la santissima Vergine e il tuo angelo custode!” “Prega Dio, che ti rinnovi completamente, che ti benedica e ti dia forza ed evoca la venerabile Vergine, tuo angelo custode ed i santi!” Nel capitolo 16 della II parte della sua “Philothea”, in cui il santo vescovo di Ginevra dà “diversi consigli” per “innalzare l’anima attraverso la preghiera ed i sacramenti a Dio”, parla della “venerazione ed evocazione dei santi” e raccomanda di nuovo, dopo la venerazione di Maria, in particolar modo la venerazione degli angeli. Dice letteralmente: ”Con gli angeli devi essere particolarmente familiare. Osservali spesso come ti affiancano invisibilmente nella tua vita. Ama e venera gli angeli custodi della tua diocesi, gli angeli custodi della gente con la quale convivi, ma soprattutto, i tuoi! Pregali spesso, accetta il loro aiuto nelle tue faccende spirituali e secolari per far sí che collaborino con te secondo i tuoi desideri! Il grande Petrus Faber, il primo sacerdote, predicatore e lettore di teologia nella compagnia di Gesù, il primo compagno di S. Ignazio, venne una volta dalla Germania, dove aveva fatto grandi opere per la gloria di Dio, qui nella sua diocesi natale, raccontò, che, in ogni viaggio attraverso paesi eretici, salutava sempre gli angeli custodi delle parrocchie e che questo gli diede molta consolazione. Sentiva quasi fisicamente come essi lo proteggevano contro gli attacchi degli eretici e lo aiutavano a fecondare molte anime dalla dottrina della salvezza. Lo raccontò con un tale fervore, che me lo riferì quattro anni fa una signora, ancora impressionata, cioè 60 anni dopo! Fu quindi un grande piacere per me, consacrare un altare esattamente nel posto dove questo santo uomo era nato, nel nostro piccolo paese Villaret in mezzo alle rudi montagne savoiarde.” Rispetto alle serie risoluzioni che un uomo pio e devoto deve prendere spesso e rafforzare nel mensile rinnovamento spirituale, S. Francesco di Sales commenta l’anima che ama Dio, “Philothea”: Se già una promessa che abbiamo dato ad un uomo ci impegna seriamente, quanto piú la parola, che abbiamo dato a Dio… e ricorda in quale presenza l’hai pronunciata: Dinanzi alla corte celeste: La beatissima Vergine, S. Giuseppe, il tuo angelo custode….ti guardavano, accompagnavano le tue parole in gioioso consenso con la loro preghiera, ti vedevano con infinita gioia ai piedi del Signore, quando tu gli consacrasti il tuo cuore. Fu una festa di gioia nella Gerusalemme celeste.” Nella prima parte della “Philothea”, nella quale S. Francesco di Sales fornisce istruzioni ed esercizi “per trasformare un primo desiderio di una vita pia in una ferma decisione”, fa una considerazione sulla “scelta del cielo” nel capitolo 17 e dà il consiglio: ”Immagina di trovarti su un vasto campo, da solo con il tuo angelo custode, come il giovane Tobia, quando s’incamminò a Rages! In alto ti fa vedere il cielo, aperto, con tutte le gioie…, poi nella profondità, l’abisso dell’inferno con tutte le torture…. Dopo che ti sei posto, tramite questa preparazione, fra l’inferno ed il cielo, inginocchiati in presenza del tuo angelo custode e considera: è proprio vero, ti trovi fra cielo ed inferno, tutti e due sono aperti per riceverti, a seconda della scelta che farai…Dio, che per misericordia punisce con l’inferno e premia con il cielo, desidera ardentemente che tu scelga il cielo. L’angelo custode ti spinge molto, ti offre mille grazie ed aiuti di Dio per assisterti nella tua ascensione… Accetta le prove della grazia, che ti offrono la Beata Vergine, gli angeli ed i santi! Prometti loro che seguirai il loro cammino! Prendi la mano del tuo angelo custode perché ti guidi! Fai coraggio alla tua anima per questa scelta!” Che cosa dice S. Francesco di Sales nel suo “Theotimus” della differenza fra contemplazione e osservazione: l’osservazione è paragonabile al mangiare, è collegato al faticoso masticare, mentre la contemplazione assomiglia piú al bere: ”Come il bere, anche la contemplazione avviene senza fatica e resistenza, con gioia e leggerezza.” Questo può condurre fino all’ubriachezza. La contemplazione può essere paragonata solo ad una santa e solenne sbornia. “Al contrario dell’ubriachezza fisica, quella celeste non ci priva dei nostri sensi mentali, bensì dei fisici, non ci rende stupidi ed animaleschi, ma simili agli angeli e in un certo senso divini, ci allontana da noi stessi, ma non per abbassarci e farci diventare come gli animali, come quella terrestre, ma per elevarci ed inserirci fra gli angeli. Come loro vivremo anche noi più in Dio che in noi stessi, e, spinti dall’amore, saremo impegnati come gli angeli a contemplare la Sua bellezza e ad unirci alla Sua benevolenza. Nelle sue esposizioni sulla Divina Provvidenza, S. Francesco di Sales parla anche della creazione degli angeli, delle loro divine virtù e del peccato originale degli angeli. Scrive: “Theotimus, parliamo delle cose divine dopo le esperienze che facciamo della contemplazione delle cose umane. Diciamo quindi, che Dio ha posseduto sin dall’eternità, nella maniera più perfetta, l’arte di creare il mondo, per la sua glorificazione. Quindi, creò prima nella sua mente le creature più nobili, dai quali pretendeva che lo onorassero in particolar modo: gli angeli e gli uomini. Sistemò gli angeli a seconda della molteplicità dei loro ordini e cori, come ce lo insegnano la Santa Scrittura e i padri della chiesa, e decise di creare anche gli uomini in una varietà che noi riconosciamo in noi. Contemporaneamente prese in considerazione, sin dall’eternità, anche i mezzi che dovevano servire agli angeli e agli uomini per il raggiungimento delle loro mete che aveva deciso. Non si accontentò unicamente del progetto, ma creò realmente angeli e uomini, donava e dona tuttora con la Sua guida tutto ciò, di cui hanno bisogno le creature intelligenti per raggiungere la gloria. Detto in breve: “La massima provvidenza divina è quell’atto tramite il quale vengono conferiti agli angeli e uomini tutti i mezzi necessari ed utili per raggiungere la loro meta.” “Tutto ciò che Dio ha creato è previsto per la salvezza degli angeli e degli uomini.” “Dalla massa delle innumerevoli creature che Dio seppe creare, scelse in un certo senso gli angeli e gli uomini per fare compagnia a suo figlio, per condividere con lui la sua grazia e gloria e per pregarlo e lodarlo in eternità” Nella sua provvidenza, Dio decise inoltre di creare per il nostro Signore tutte le rimanenti cose, naturali e soprannaturali, perché angeli ed uomini potessero servirgli e quindi diventare partecipanti della sua magnificenza. Nonostante Dio volesse creare angeli ed uomini con libero arbitrio, con la libertà di scegliere il bene o il male, li creò nella originale giustizia, come testimonianza che la sua benevolenza li aveva creati per il bene e per la gloria. Questa giustizia consisteva in un amore incantevole, che li preparava , guidava e conduceva alla felicità eterna. Siccome però la suprema saggezza aveva deciso di legare questo amore al libero arbitrio delle creature intelligenti, e che l’amore non facesse violenza alla volontà, ma al contrario lasciasse loro tutte le libertà, Dio previde, che una parte degli angeli, anche se una parte inferiore, avrebbe volontariamente rinunciato a questo amore e che quindi avrebbe perso la gloria. Il peccato degli angeli poteva quindi solo essere un atto di voluta cattiveria, senza tentazioni preliminari e senza altre circostanze attenuanti. Dio previde inoltre, che la maggior parte degli angeli sarebbe rimasta fedele ai servizi del Signore e Redentore. Per questo motivo, Colui, che nella sua misericordia aveva magnificato gli angeli nella loro creazione, volle, che ora esaltassero la sua giustizia. Quindi decise, nell’impeto della Sua giusta furia, di ripudiare per sempre l’infelice schiera degli angeli infedeli che nella presunzione della loro rivolta l’avevano così ignobilmente abbandonato”. L’incessante sua raccomandazione era quella di coltivare la conoscenza e lo studio. Si narra che quando in gioventù venne colpito da una grave malattia, egli stabilì che in caso di morte il suo corpo sarebbe dovuto servire i medici per i loro studi anatomici. Un tale atteggiamento era davvero avveniristico in tempi in cui si guardava con ostilità alle autopsie. Per san Francesco di Sales, lo studio era importante per la vita del sacerdote cattolico, poiché per lui, l’ignoranza del prete è più funesta del peccato. di Don Marcello Stanzione |
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