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I Vescovi attaccano le norme sull'immigrazione PDF Stampa E-mail

I Vescovi attaccano le norme sull'immigrazioneNonostante il governo sottolinei come il pagamento per ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno da parte degli stranieri sia un contributo e non un’imposta, i vescovi italiani non ci stanno e attaccano il provvedimento come “inaccettabile”. “Una tassa che è meglio definire balzello verso una categoria già poco tutelata – attacca monsignor Gianromano Gnesotto, responsabile per gli immigrati e i profughi in Italia della Fondazione Migrantes, organismo Cei – Fantasie di questo genere penalizzano ulteriormente gli immigrati che, con impegno e con notevoli sforzi, cercano di integrarsi. È un passo indietro, servono politiche di integrazione con mentalità aperta e intelligenza”. Gnesotto sottolinea che l’Italia “ha bisogno, ha avuto bisogno e avrà bisogno anche in futuro” di lavoratori stranieri, e che, nell’attuale congiuntura economica probabilmente ci sarà bisogno di maggiore flessibilità anche per quanto riguarda la domanda di immigrati, ...

... ma “non ci si può dimenticare che occupano settori di fatto lasciati coperti dagli italiani”. La Fondazione Migrantes respinge anche la proposta avanzata dalla Lega di prevedere l’obbligo di denuncia degli irregolari da parte dei medici cui si rivolgono. “Il diritto alla salute è fondamentale, e va garantito a tutti senza preclusioni o invenzioni. Non si possono far svolgere ai medici compiti, quale la delazione, che non vogliono né possono svolgere come fossero dei gendarmi”.

Quella delle cure mediche per gli immigrati è una situazione che da tempo la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (Simm) va denunciando: in pratica, nel pacchetto sicurezza si prevede la cancellazione del comma 5 del Testo Unico sull’Immigrazione del 1998, che prevede che “l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme del soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni del cittadino italiano”. La cancellazione della norma, con eventuale obbligo per i medici di denunciare il clandestino, “creerebbe – denuncia la Simm - una barriera insormontabile per l’accesso e spingerebbe ad una clandestinità sanitaria, pericoloso per l’individuo ma anche per la popolazione laddove possono esserci malattie trasmissibili”.

“Si registra – denuncia Piergiorgio Saviola, direttore generale della Fondazione Migrantes – tra le due ultime leggi sull’immigrazione, quella del 1998 e del 2002, un brusco passaggio, che fa scivolare verso posizioni ispirate al principio della in desiderabilità”.

Ma i vescovi sono fortemente critici anche sull’eventualità di chiudere i campi rom. “Chiudere i campi degli zingari significa ricreare il problema dall’altra parte”, afferma don Federico Schiavon, direttore nazionale della pastorale rom e sinti di Migrantes, ma anche sacerdote che vive in un campo. “A Roma – spiega don Schiavon – dopo la distruzione delle baracche gli occupanti si sono trovati un’altra sistemazione precaria. E con lo sgombero si sono interrotti anche quei programmi che facevano andare i bambini a scuola”.

E anche Famiglia Cristiana, nell’editoriale di questa settimana, si chiede “cosa ci riserverà in futuro la fantasia padana".

di Andrea Gagliarducci

 
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