Il Vaticano critica ancora la situazione di Gaza. Nulla è deciso per il viaggio del Papa |
Si continua a lavorare incessantemente per preparare una eventuale visita del Papa in Terrasanta. L’annuncio viene dal rappresentante del Turismo israeliano, Naga-Sher Greco. Ma la sensazione è che ancora c’è la necessità che si stabilizzi la situazione politica. Ieri, ancora una volta, la Santa Sede si è espressa in maniera critica nei confronti del conflitto di Gaza. Dove, ha spiegato l’osservatore permanente della Santa Sede all’Onu Celestino Migliore, è stato “negato l’accesso agli aiuti umanitari” e le persone sono state usate come “scudi per i combattimenti”. E dove c’è stato “il fallimento del rispetto della distinzione tra obiettivi militari e civili”, e disprezzo per “dignità e diritti di civili e comunità”, dato che ci sono andati di mezzo soprattutto donne e bambini. Parole, quelle del diplomatico della Santa Sede (la cui denuncia sulla situazione dei civili riguardava anche Darfur e Congo), che venivano pubblicate proprio mentre il patriarca ... ... latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal, rimarcava amaramente come lo “sforzo diplomatico”per Gaza sia stato avviato “solo dopo tre settimane di morti”. Le affermazioni di monsignor Migliore sono in linea con i recenti appelli del Papa e con la linea della diplomazia vaticana di forte denuncia della violenza da qualsiasi parte provenga. La richiesta, che viene ripetuta continuamente da parte della Santa Sede, è quella, per l’immediato, di una tregua e di aiuti umanitari, e poi, per il futuro, il disarmo e un progetto organico di convivenza tra israeliani e palestinesi . Una linea rimarcata anche dagli episcopati europei e nordamericani a conclusione di una missione congiunta in Terra Santa. “Non può esserci pace se le persone non credono nella pace, non possono esserci sicurezza e giustizia se non sono garantite a tutti in questa terra”, affermano i vescovi del Gruppo di Coordinamento delle Conferenze episcopali a sostegno della Chiesa in Terra Santa, istituito a Gerusalemme nel 1998 su richiesta della Santa Sede. Ma le critiche non spengono le speranze, da parte ebraica, di un viaggio del Papa, non ancora reso pubblico dalla Santa Sede, ma che nelle intenzioni dovrebbe avvenire nel mese di maggio. Mordechai Lewy, ambasciatore d’Israele in Italia, dichiara che “quello che conta sono le parole del Papa, che apprezziamo e rispettiamo”, mentre – spiega – le parole di monsignor Migliore “non avranno alcuna ripercussione negativa nelle relazioni Israele-Vaticano”. di Andrea Gagliarducci |
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