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Chi è il DemonioA lato degli Angeli fedeli appaiono, nella Rivelazione, gli Angeli decaduti. Come i primi, essi ci sono soprattutto noti dai loro interventi nel nostro mondo umano; i dati sono comunque sufficienti per illuminare la loro fisionomia e, di conseguenza, la loro azione.  Le diverse religioni hanno, quasi tutte, affermato l'esistenza di esseri cattivi; ma è nella Rivelazione cristiana ch'essi si mostrano sotto il loro vero aspetto. Fin dal Paradiso terrestre (Gen.3) il serpente s'infila seduttore, bugiardo ed omicida (Apoc.12, 9; Gv.8, 44); forse per scrupolo di custodire il monoteismo, gli autori dell'Antico Testamento non lo pongono che raramente in scena; la sua azione comunque si precisa, a poco a poco, sempre odiosa, ma incapace di superare i limiti tracciati da Dio (Gb.1, 2).  Bisogna aspettare il Nuovo Testamento perché il suo volto si sveli completamente nella lotta che si scatena. Cristo, Figlio di Dio, viene a gettare fuori il Principe delle tenebre (Gv.12, 31), distruggere ...

... l'impero che Belzebù ha stabilito con i suoi accoliti del male (Lc.11, 14-22).

La lotta prende subito un carattere diretto e quasi personale. La tripla tentazione nel deserto (Mt.4, 3-11) manifesta, contemporaneamente, la potenza del demonio sulla materia;  la debolezza reale delle sue suggestioni sull'uomo;  la sua sete di dominio sacrilego, e la sua ignoranza della vera identità di Cristo. Numerosi casi di possessione testimoniavano allora il suo impero: così Cristo, malgrado la loro rabbia, espelle gli spiriti maligni; come pure dona questo potere ai suoi discepoli, in segno della loro missione (Mc.6, 13;16, 15 e 18; Mt.10, 1-8). Peraltro, Egli ci descrive chiaramente il nemico di Dio (Lc.10, 17 e 20), che ostacola la semina divina nel cuore degli uomini (Lc.8, 12), che spande la zizzania nel campo del Padre di famiglia (Mt.13, 24-30 e 35-42), che si accanisce contro l'opera di Vita (Mt.12, 43-45) ... Vani sforzi, perché egli è già giudicato e vinto, egli dovrà, alla fine dei tempi, riguadagnare l'inferno, in compagnia dei dannati (Mt.25, 41).

Un istante egli sembra trionfare nella Passione (Gv.14, 30). In realtà, è l'ora della sua disfatta e della liberazione degli uomini (Col.7, 13-14; Eb.2, 14-15).

Dopo l'Ascensione, il combattimento riprende sulla Terra e l'Apocalisse ne dipinge gli episodi in vasti quadri simbolici, dalla caduta del dragone e dei suoi Angeli (Apoc.12, 7-12), fino alle persecuzioni molteplici, ch'egli infliggerà alla Chiesa, coi suoi affiliati; finalmente il Verbo di Dio trionferà e gli eserciti del Cielo rigetteranno i loro nemici nello stagno di fuoco e di zolfo (Apoc.19, 20).

Come per i buoni Angeli, la Tradizione patristica non si afferma che lentamente; degli apocrifi, come il Libro di Enoch, gettano, per molto tempo, il dubbio riguardo alla loro intera spiritualità; comunque i punti essenziali si precisano a proposito di taluni testi della Scrittura (Is.14, 12-16; Ez.28, 1-20): Dio aveva creato tutti gli Angeli giusti e buoni; taluni, per loro colpa, sono caduti e subiscono ormai un castigo eterno.

Stessa discrezione nell'intervento del Magistero, che cerca più di confutare gli errori e di guidare la pietà dei fedeli, che nel fornire materia di speculazione. Esso afferma la caduta colpevole e la punizione eterna dei demoni, indica il loro carattere spirituale, segnala i loro attacchi contro gli uomini. Anche qui, la vita cristiana, e, specialmente la Liturgia, completano l'insegnamento diretto. Apriamo il Rituale: esorcismi del Battesimo per gli adulti e per i bambini; preghiere per la raccomandazione dell'anima; cerimonie e formule per cacciare il demonio, tutto respira la lotta. L'uscita è certa, il demonio si vede costretto ad inchinarsi ed a rendere onore a Dio, a Gesù Cristo ed allo Spirito Santo; ma quale soffice intelligenza, per dissimularsi, quale perseveranza, contemporaneamente terribile ed impotente!

Tale è in effetti il quadro che ci traccia, dell'Angelo decaduto, una sana teologia; le rivelazioni e l'esperienza dei Santi, le parole del demonio stesso, per intermediazione dei posseduti, ne confermano le conclusioni.

Egli è il Maledetto, colpito da una pena eterna, di cui il Giudizio universale non sarà che la manifestazione e l'accrescimento (2 Pt.2, 4). Arroccato nel suo orgoglio; fissato nel suo peccato, ch'egli continua ad amare, egli si drizza invano contro l'ostacolo; malgrado la persuasione che i suoi sforzi sono inutili, egli continua a volere quello che ha perduto: la sua indipendenza, il rifiuto di soggezione a Dio; da ciò uno strappamento intimo e senza fine.

Ma, precisamente, perché egli resta il Maledetto, senza quella possibilità di pentirsi che fu offerta all'umanità? Perché, in ultima analisi, il tempo della sua prova è terminato, egli, cioè, non riceve più la grazia, senza la quale nessuno può andare al Padre.

Questa privazione si accorda, d'altronde, con la natura stessa dell'essere spirituale. L'Angelo, affrancato dalle passioni, incapace di sbagliarsi nel suo proprio campo, si dona tutto intero nella sua azione, senza poter ritornare indietro; l'uomo, al contrario, appesantito dal suo corpo, cammina con un passo più lento ed esitante;  conveniva che fossero trattati da Dio in modo analogo nell'ordine soprannaturale?

Si può indicare un altro motivo per giustificare, nei nostri confronti, un perdono che non fu proposto all'Angelo peccatore. L'Angelo, assolutamente indipendente dagli altri Spiriti, non doveva che trascinare direttamente  se stesso nella sua caduta; Adamo, futuro capostipite della razza umana, trascinava miliardi di esseri umani, il cui destino soprannaturale era legato al suo. Questa responsabilità collettiva ci appare talvolta difficile da ammettere, la trasmissione del peccato originale ci sembra un'ingiustizia ... La legge della solidarietà non ha, al contrario, giocato in nostro favore, per impedire un abbandono completo?

Il rilassamento dell'Angelo è così totale, che egli non è neanche più capace di questa prima strada verso Dio, che costituisce la fede. Invano, egli è come accecato dalla presenza naturale di Dio vendicatore; invano ha sempre in lui la parola divina dapprima intesa; egli non crede più al soprannaturale di questa fede fervente che esige un primo slancio verso la verità tenuta per un bene, ed un bene sovranamente desiderabile; egli non crede a questa fede che converte, cioè comincia ad orientare l'essere, tutto intero, in una nuova direzione; ma crede a questa fede costretta ed odiosa di chi s'inchina, davanti alla prova, per meglio rifiutare l'adesione del cuore. I demoni credono e tremano (Giac.2, 20) e, sulla Terra, taluni apostati, odiosi e persecutori, ce ne offrono lo spettacolo.

Infine, il demonio rimane il Maligno, che ha conservato tutta l'acutezza naturale della sua intelligenza. Perfettamente al corrente delle leggi dell'universo, disponendo a suo piacere della materia, egli sarebbe il padrone dell'universo, se Dio lo permettesse ...

Eccoci lontano dalle concezioni grottesche e puerili che troppo spesso fanno posto poi ad uno scetticismo totale. Angelo decaduto, il demonio resta un essere splendido e potente, ma per sempre escluso dalla sua vera felicità.

Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.)

 
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