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L'iconografia degli Angeli del Natale PDF Print E-mail
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L'iconografia degli Angeli del NataleLa nascita di Dio come bambino umano, è l’evento centrale della storia del pianeta e segna l’inizio della salvezza del genere umano. L’incarnazione di Dio nella persona di suo figlio è un avvenimento tanto importante che nel corso dei secoli è stato lungamente discusso, interpretato e quindi dipinto. L’arte si è soffermata sulla incarnazione, in particolare per approfondire la duplice natura di Cristo, umana e divina. Le prime immagini della natività sono intorno al quarto secolo. Nel bassorilievo del coperchio di un sarcofago del IV secolo, conservato ai musei vaticani, l’immagine della natività di Gesù è essenziale. Al Bambinello sono affiancati due animali ed un pastore con la corta tunica romana legata in vita, con il capo scoperto e il bastone curvo, Maria è seduta in disparte su una pietra. Il modello occidentale di natività trae origine da due diverse tipologie: quella “ellenistica”, dove Maria è seduta accanto a Gesù per sottolineare ...

... un parto senza dolore, come nel caso di Santa Maria Maggiore, e quella “siriana”, dove la Vergine appare coricata su un giaciglio con espressione affaticata, per indicare la doppia natura del figlio contro l’eresia monofisita che negava la natura umana di Gesù. A partire dall’età carolingia e fino al XIII secolo sia in occidente che in oriente, si sviluppa questa seconda rappresentazione. A Washington si conserva una tavola della Natività di Duccio di Buoninsegna, proveniente dalla predella della Maestà di Siena, che probabilmente rappresenta il massimo dell’evoluzione occidentale dell’iconografia della Natività prima della rivoluzione di Giotto. Nella cappella degli Scrovegni a Padova la Madonna è dipinta da Giotto ancora distesa, secondo il modello bizantino, ma, nell’affresco della Natività nella Basilica di san Francesco ad Assisi, Maria si solleva dal giaciglio per prendere in braccio Gesù bambino.

La scena è reale, e l’immagine della madonna, dell’asino, del bue, di Giuseppe accovacciato, dei due pastori, delle pecore, degli angeli in preghiera, appaiono veritieri. In basso sono presentate due donne che hanno lavato e fasciato il bambino. Tantissime sono le natività in cui compaiono gli esseri celesti e il loro ruolo non è solo decorativo. Affermano la parola di Dio che raggiunge il mondo. Fissare lo sguardo sulla capanna di Betlemme osservando l’angelo porta a concentrare l’attenzione su chi ci chiama, su chi ci affianca indicandoci la meta e su chi fa risplendere il volto di Dio oggi.

E’ un modo di scoprire la prossimità di dio nella concretezza dell’avventura umana. Un modo per prestare ascolto e come i pastori, invitati dagli angeli, accorrere all’incontro con Gesù.    I compagni di Gabriele, o Gabriele stesso, che avvertono i pastori nelle innumerevoli composizioni dell'arte figurativa partecipano, poi, anche alle rappresentazioni del presepe. Il tema si prestava a variazioni leggiadre; il contrasto tra l'umidità dell'ambiente, la semplicità della Sacra Famiglia e delle sopraggiunte figure dei pastori, servivano a suscitare una gioia affettuosa negli animi degli spettatori. Per convenzione comune, gli angeli rimangono fuori della simbolica architettura che sta a rappresentare la stalla. Essi stanno vicini, tra le nubi o sulla paglia del tetto, pregando e cantando le lodi del Signore; in altre scene si mischiano alla folla, al seguito fantastico e splendente dei Magi. In tali ed in molte altre disposizioni sono ritratti gli angeli del Presepe, ed anche quando non compiono alcuna azione, si distinguono sempre per la bellezza con cui siamo abituati a vederli rappresentati.

La Natività  di Giotto (1267 ca.-1337) è uno degli affreschi più emozionanti del ciclo padovano con le Storie di Cristo nella cappella degli Scrovegni. Oltre la povera tettoia, gli angeli volano partecipando alla felicità dell'evento. Sotto, il tenero e muto dialogo tra Maria ed il Bambino.

La Natività mistica di Sandro Botticelli (1445-1510), è una scena di intensa e visionaria spiritualità, che solo apparentemente ricalca lo schema della tradizionale Adorazione dei pastori. Contemporaneamente alle innovazioni di Leonardo, Botticelli suggerisce di tornare indietro, alla mistica ingenuità dei primitivi, realizzando una scena di un ostentato arcaismo. Recuperando un passaggio tradizionale dell'iconografia medievale, ordina le grandezze delle figure secondo il loro significato religioso, ignorando ogni gerarchia prospettica. Egli immagina uno spazio assurdo in cui le figure vicine sono più piccole di quelle lontane, in un paesaggio da miniatura gotica, tra un mulinello di angeli.

La Sacra Famiglia è al centro, in una capanna, con Giuseppe addormentato, ma Botticelli fa quasi perdere d'importanza al presepe, tanto la scena è dominata dalle danze degli angeli. Nella parte superiore, sotto una cupola d'oro, il protagonista della scena è un girotondo festoso di angeli che danzano nel Cielo tenendosi per mano. Poco più in basso, sul tetto di paglia sopra la capanna, tre angeli inginocchiati sorreggono un libro aperto. Indossano abiti rispettivamente bianco, rosso e verde, e sono la personificazione della Grazia, della Verità e della Giustizia. Vegliano l'umile dimora proteggendo i sonni del Bambino, ed altri due, ai lati della capanna, indicano Gesù ai pastori. In primo piano, tre angeli accolgono ed abbracciano tre uomini. Accanto, cinque piccoli demoni in fuga sono sprofondati nei crepacci o sono trafitti. Il tema della Pace è dominante nella scena, esaltato dai rami d'ulivo tenuti in mano in segno di pace da ciascun angelo, e nelle corone che cingono la testa degli uomini. Se si escludono le pitture sul giudizio universale dove gli angeli compaiono a frotte, questo quadro è uno dei pochi che offre così tanti angeli impegnati in compiti diversi. Li vediamo in cielo, sopra il tetto della capanna, ai lati della grotta a mostrare Gesù Bambino e, in basso, che abbracciano gli uomini. Al fianco di questi ultimi si scorgono anche dei piccoli demoni. Perché tanti angeli? La tela del Botticelli è ispirata come prima fonte dall’Apocalisse, il libro che più di tutti gli altri testi biblici parla degli angeli. Ispirandosi all’Apocalisse, Botticelli vuole affermare sulla scia di san Giovanni che quando è avvenuto quella notte a Bettlemme si inscrive in un disegno grandioso contro cui le forze demoniche del male non potranno prevalere.  Certamente l’umanità per accogliere il divino Bambino dovrà convertirsi ed esercitare le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Gli angeli con la tunica verde (speranza), bianca (fede), rossa(carità), stanno al nostro fianco, ci accompagnano e ci proteggono. Gli angeli hanno fatto destare i pastori dal sonno affinché accorressero a rendere omaggio al Bambino. Sopra il tetto gli angeli della fede, della speranza e della carità cantano la gloria di Dio tenendo un libro aperto tra le mani. San luca scrive nel suo vangelo: “Subito si unì all’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio così : “ Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Gli angeli di Botticelli danzano tenendo tra le mani cartigli con la scritta Gloria in Exelcisis Deo ora con Pax hominibus. La nascita di Cristo unisce nella gioia cielo e terra.  

Nell'Adorazione dei pastori  di Carlo Crivelli (1430/35-1494 ca.), considerata una tra le sue opere giovanili più squisite, è chiara la ricchezza culturale dell'autore. Il clima innaturale, da fiaba, che trasmette questa scena, dentro la raffinatissima trama delle lumeggiature d'oro, fa pensare alla probabilità di una sua specifica attività di miniatore.

Correggio (1489-1534), nella sua Adorazione dei pastori, meglio nota come La Notte, inaugura una nuova tipologia di Natività, in cui la figura del Bambino costituisce il fulcro luminoso dell'intera composizione. Egli impiega vivaci contrasti di luce ed ombra per conferire alla scena un'intensa carica emozionale. La luce, riflettendosi più debole sulle figure circostanti, è la protagonista assoluta della scena.

Sopra le figure, fra le nubi, cinque angeli assistono alla scena sollevati in volo. Nelle posizioni arditamente scorciate e nell'animazione, questi angeli ricordano quelli affrescati dallo stesso Correggio nella Cupola del Duomo di Parma. Tre di essi guardano il Bambino sorridendo, mentre gli altri due, i più mossi, sembrano invitare i pastori all'adorazione. Uno di questi, con il manto rosso, è visto di fronte mentre si sporge congiungendo le mani in preghiera. L'altro, col manto verde, è visto di schiena; tiene una gamba distesa, l'altra piegata, e le braccia aperte in atto di compiere un semicerchio, volando, per guardare in basso i pastori che gli stanno dietro. Alcuni hanno criticato gli scorci, ritenendoli eccessivi; Vasari definisce invece questi angeli «tanto ben fatti, che par che siano piuttosto piovuti dal cielo che fatti dalla mano di un pittore».

Correggio è un anticipatore di successive tendenze artistiche, per l'interpretazione intima del soggetto, per la composizione asimmetrica e per il ritmo flessuoso delle forme che imprimono dinamicità all'opera. Il dipinto, tra i più celebri del maestro e da molti considerato il suo capolavoro assoluto, è uno dei primi casi di fusione di due tradizioni rappresentative nella stessa scena: l'annuncio angelico ai pastori, che avvenne appunto durante la notte, e la successiva adorazione del Bambino.
Il mondo raffigurato nell'Adorazione dei pastori dello spagnolo Juan Bautista Maino (1578 ca.-1649), il più cosmopolita degli artisti spagnoli della sua epoca, è quello di Caravaggio. Lo si ritrova nelle figure ambigue degli angeli, giovani dall'aria di monelli da strada, ma la sua è una netta inclinazione per il caravaggismo leggero di Orazio Gentileschi.

di Don Marcello Stanzione

 
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