Leggi razziali: le ragioni della reazione dei Gesuiti |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Non è un caso che, tra i primi a protestare per le parole di Fini sulle questioni razziali, sia stato padre Giovanni Sale, storico di Civiltà Cattolica. Proprio sulle leggi razziali, i gesuiti sono coinvolti in una disputa annosa che riguarda l’enciclica di Pio XI mai pubblicata, intitolata “Humani generis Unitas”, che conteneva una dura condanna delle leggi razziali, e che non vide mai la luce per la morte del Pontefice. Non è un caso anche da un punto di vista di “diplomazia” vaticana: sulla questione dei rapporti con gli ebrei durante il periodo del fascismo e della Shoah c’è già la questione aperta su Pio XII, e poi un viaggio in Israele che il Papa dovrebbe fare a maggio. Motivi per cui il Vaticano ha deciso di fare un passo indietro, e non intervenire direttamente quando vengono innescate polemiche sulla questione. Se non c’è intervento diretto, c’è sempre la possibilità di avallare gli interventi degli esperti. E padre Sale è sicuramente ... ... uno degli storici più ascoltati, come Civiltà Cattolica è una delle riviste più autorevoli. Nonostante ci sia stata una sostanziale diversità di linea proprio sulla questione di Pio XII, in tempi recenti. I gesuiti, dunque. La vicenda dell’enciclica è nota: nel giugno del 1938, Pio XI dava incarico al gesuita statunitense John Le Farge di preparargli una bozza di un enciclica contro il razzismo. La bozza del documento, preparata a Parigi insieme a due collaboratori, fu portata a Roma e consegnata padre Lodochowski, padre generale dei gesuiti. Che la trattiene presso di sé per sottoporla ad una revisione, come si legge nella documentazione custodita nell’archivio di Civiltà Cattolica. Tre mesi, prima che l’enciclica arriva in segretareria di Stato, e fu mandata in Vaticano a qualche settimana di distanza dal conclave seguito alla morte di Pio XI, avvenuta il 10 febbraio 1939. Padre Sale nega anche la teoria del complotto gesuitico, ponendo come testimonianze documenti che negano anche il silenzio del Vaticano sulle leggi razziali. E ricorda che Civiltà Cattolica fu una della poche riviste italiane che criticò, già nell’agosto del ’38, le teorie razziste che ispirarono le leggi razziali. “Dalla documentazione conservata nel nostro archivio – scrive padre Sale in un articolo su un blog – risulta che l’autore di tali articoli, il padre Messieno, fu contattato da un membro del Gran Consiglio del Fascismo (di cui non si conosce il nome) il quale gli chiese di scrivere contro le teorie razziste che il duce era in procinto di applicare anche in Italia, con la speranza che gli articoli riuscissero a bloccare il progetto, che aveva oppositori anche all’interno del fascismo”. Il primo articolo esce il 4 agosto, e sfugge alla censura politica. Ma poi la Questura di Roma intimò alla tipografia che stampava la rivista di non pubblicare più scritti contrari alle teorie razziste, pena la chiusura dell’azienda. C’è, su queste vicende, una documentazione sul diario della Consulte. Ed è per questo che Civiltà Cattolica non condannò in modo esplicito la legislazione antisemita: non per un’accettazione tacita delle nuove direttive razziali, che secondo la propaganda fascista altro non erano che l’applicazione pratica dei principi antigiudaici predicati dalla Chiesa. Così, piuttosto che commentare la legge, come i fascisti avrebbero voluto, nel senso imposto dal governo, Civiltà Cattolica pubblicò il testo delle leggi senza commento: un modo per “far capire ai cattolici italiani – scrive padre Sale – quanto queste disposizioni si allontanassero dalla genuina dottrina della Chiesa e dal senso comune di umanità”. Articolo del dott. Andrea Gagliarducci ( This e-mail address is being protected from spam bots, you need JavaScript enabled to view it ) |
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