Leggi razziali: le ragioni della reazione dei Gesuiti |
![]() |
![]() |
![]() |
... uno degli storici più ascoltati, come Civiltà Cattolica è una delle riviste più autorevoli. Nonostante ci sia stata una sostanziale diversità di linea proprio sulla questione di Pio XII, in tempi recenti. I gesuiti, dunque. La vicenda dell’enciclica è nota: nel giugno del 1938, Pio XI dava incarico al gesuita statunitense John Le Farge di preparargli una bozza di un enciclica contro il razzismo. La bozza del documento, preparata a Parigi insieme a due collaboratori, fu portata a Roma e consegnata padre Lodochowski, padre generale dei gesuiti. Che la trattiene presso di sé per sottoporla ad una revisione, come si legge nella documentazione custodita nell’archivio di Civiltà Cattolica. Tre mesi, prima che l’enciclica arriva in segretareria di Stato, e fu mandata in Vaticano a qualche settimana di distanza dal conclave seguito alla morte di Pio XI, avvenuta il 10 febbraio 1939. Padre Sale nega anche la teoria del complotto gesuitico, ponendo come testimonianze documenti che negano anche il silenzio del Vaticano sulle leggi razziali. E ricorda che Civiltà Cattolica fu una della poche riviste italiane che criticò, già nell’agosto del ’38, le teorie razziste che ispirarono le leggi razziali. “Dalla documentazione conservata nel nostro archivio – scrive padre Sale in un articolo su un blog – risulta che l’autore di tali articoli, il padre Messieno, fu contattato da un membro del Gran Consiglio del Fascismo (di cui non si conosce il nome) il quale gli chiese di scrivere contro le teorie razziste che il duce era in procinto di applicare anche in Italia, con la speranza che gli articoli riuscissero a bloccare il progetto, che aveva oppositori anche all’interno del fascismo”. Il primo articolo esce il 4 agosto, e sfugge alla censura politica. Ma poi la Questura di Roma intimò alla tipografia che stampava la rivista di non pubblicare più scritti contrari alle teorie razziste, pena la chiusura dell’azienda. C’è, su queste vicende, una documentazione sul diario della Consulte. Ed è per questo che Civiltà Cattolica non condannò in modo esplicito la legislazione antisemita: non per un’accettazione tacita delle nuove direttive razziali, che secondo la propaganda fascista altro non erano che l’applicazione pratica dei principi antigiudaici predicati dalla Chiesa. Così, piuttosto che commentare la legge, come i fascisti avrebbero voluto, nel senso imposto dal governo, Civiltà Cattolica pubblicò il testo delle leggi senza commento: un modo per “far capire ai cattolici italiani – scrive padre Sale – quanto queste disposizioni si allontanassero dalla genuina dottrina della Chiesa e dal senso comune di umanità”. Articolo del dott. Andrea Gagliarducci ( Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo ) |
< Prec. | Pros. > |
---|