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Maria: modello e madre di tutti i chiamati PDF Print E-mail
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Maria: modello e madre di tutti i chiamatiMentre Eva, disobbediente, aveva generato il peccato, Maria, con la sua obbedienza e la sua fede, ha generato la salvezza, facendosi Madre del Redentore. Su Maria si riflette, come primizia, lo splendore del nuovo Adamo, portato nel suo seno. In lei, modellata dalla grazia, risplende la creatura “ricreata” in Cristo, immagine perfetta di Dio. Maria è il modello di ogni vocazione cristiana, della vocazione alla fede e all’obbedienza a Dio. RIFLESSIONE: Maria è quella creatura umana che ha accolto l’azione di Dio senza ostacoli, senza riserve, generosamente. Leggiamo nel libro dell’Apocalisse:  “Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui e lui con me”. “Io sto alla porta e busso”, vuol dire che Dio viene, ci offre l’amicizia, l’amore e chiede che noi gli apriamo la porta. Lui non la sfonda: ha bisogno della nostra libertà. Non c’è una possibilità di salvezza senza che ...

... ci sia un atto libero dell’uomo che accoglie la salvezza di Dio.

Bene, Maria rappresenta per la Chiesa questo. Colei che accoglie senza timore e con piena fiducia il progetto che Dio ha su di lei. Spesso noi mettiamo degli ostacoli alla salvezza di Dio. È un ostacolo il nostro orgoglio, è ostacolo il nostro egoismo, sono ostacoli i nostri attaccamenti. L’azione del Signore noi l’accogliamo ma in modo velato, non perfetto; non siamo trasparenti del tutto alla grazia di Dio, e per questo nella nostra vita la redenzione di Cristo non sempre si vede. Maria è la creatura umana redenta in modo perfetto che con il suo sì ha permesso che la realizzazione il disegno di salvezza del Padre su tutti noi, divenendo Madre del Redentore e dei redenti.

Contemplare Maria, significa ritrovare il senso della nostra vocazione ossia di quella fede che conduce all’obbedienza a Dio. Vivere vuol dire questo. E allora ci mettiamo davanti a Maria, prima di tutto, come modello di ascolto, proprio perché la vita cristiana non nasce semplicemente dai nostri desideri e nemmeno dalle nostre proiezioni di paure, di angosce. La prima parola non viene fuori dal nostro cuore, la prima parola viene fuori dal cuore di Dio Mettendosi in ascolto della Parola ella realizza la sua vocazione che è quella di essere madre. Ma la maternità umana di Maria che si inserisce dentro la vocazione naturale della donna, è una vocazione che si compie secondo la parola di Dio. E proprio perché non è semplicemente una vocazione secondo il contesto sociale o psicologico degli uomini, sarà realizzata in Maria innanzitutto per l’opera dello Spirito Santo.

La maternità di Maria fa parte del mistero divino che, prima di tutti, Ella stessa serbava e meditava nel suo cuore. Una maternità che diventerà ancora più grande quando Cristo le affiderà l’umanità sulla croce e lei, ancora una volta, risponde di sì. Quale fedele ancella del suo Signore, attenta alle necessità degli uomini suoi figli, Maria accoglierà non solo la chiamata ad essere madre, ma anche quella vocazione che appartiene ad ogni cristiano, la vocazione missionaria. La Chiesa, nella sua vocazione e sollecitudine evangelizzatrice, prende esempio e stimolo da Maria, la prima evangelizzata (cfr. Lc 1,26-38) e la prima evangelizzatrice (cfr. Lc 1,39-56). E' lei che ha accolto con fede la buona notizia della salvezza, trasformandola in annunzio, canto, profezia. E' lei che ha dato a tutti gli uomini la migliore direttiva spirituale che essi abbiano mai ricevuta: «Fate quello che (Gesù) vi dirà» (Gv 2,5). Alla scuola di Maria, la Chiesa impara a consacrarsi alla missione.

Guardiamo allora a Maria come modello e punto di riferimento perché la sua fede metta in crisi la nostra mancanza di fede, ma nello stesso tempo ci rigeneri: perché Maria generi dentro al nostro cuore la presenza del suo Figlio, perché Gesù Cristo sia per noi non una persona straordinaria che sta fuori, ma sia veramente uno Spirito che muove dall’interno i nostri pensieri e le nostre scelte.

Maria vorrei che il mio «sì»
fosse semplice come il tuo,
che non avesse astuzie mentali.
Vorrei che il mio «sì»,
come il tuo non mi mettesse al centro, ma a servizio.
Vorrei che il mio «sì » al disegno di un altro, come il tuo volesse dire soffrire in silenzio.
Vorrei che il mio «sì»
come il tuo, volesse dire tirarsi indietro per fare posto alla vita.
Vorrei che il mio «sì»,
come il tuo, racchiudesse una storia di salvezza.
Ma il mio peccato, l’orgoglio,
la mia autosufficienza dicono un sì ben diverso.
Il tuo sguardo su di me,
Maria, mi aiuti ad essere un semplice,
uno che si dimentica,
uno che vuol perdersi nella disponibilità di chi sa di esistere da sempre soltanto come un pensiero d'amore.

Miriam (Amica della M. S. M. A. )

 
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