Aquila e Priscilla: la Famiglia Chiesa domestica |
«Aquila e Priscilla, con la Chiesa che si trova nella loro casa, vi salutano molto nel Signore.» (1 Corinzi 16:19) Da queste parole che Paolo pronuncia nella I lettera ai Corinzi comprendiamo quanto questa coppia di cui narra il Nuovo Testamento, vivesse pienamente la vocazione al matrimonio facendo della loro famiglia una chiesa domestica, compito e dovere di ogni famiglia cristiana. RIFLESSIONE: Così la casa di Aquila e Priscilla è diventata il centro di studi biblici. In seguito, altre persone si sono probabilmente aggiunte ad Apollo, e hanno continuato a studiare la Parola di Dio in casa di Aquila e Priscilla. A Corinto, Aquila e Priscilla avevano accolto da loro i credenti. Ad Efeso, una Chiesa si riuniva presso di loro. A Roma, avevano aperto una Chiesa nella loro casa. Ed il loro ministero non si è fermato là, visto che 4 anni più tardi Paolo invia loro un altro messaggio ad Efeso, dove sono ritornati e dove appoggiavano la testimonianza ... ... dei cristiani di questa città «Salutate Priscilla ed Aquila, miei collaboratori in Gesù Cristo, che hanno rischiato la loro vita per me; a loro non io soltanto sono grato, ma anche tutte le chiese delle nazioni. Salutate anche la chiesa che si riunisce in casa loro.» (Romani 16:3-5) Più volte Paolo nel ricordare i suoi collaboratori usa queste parole: “la Chiesa che si riunisce a casa loro”. Aquila e Priscilla sono una coppia che ha dato tutto al Signore e che si è interamente consacrata alla diffusione dell'Evangelo Pur mantenendo le loro responsabilità professionali, hanno aperto la loro casa a tutte le persone desiderose di conoscere il Signore Gesù. Furono di esempio; attraverso di loro Dio ha permesso la fondazione di tre assemblee cristiane, e non di quelle minori: la Chiesa di Corinzi, di Efeso e di Roma. Cosa non può fare il Signore con una coppia unita, completamente consacrata, senza riserve, al Suo capo divino! La nostra generazione è avida di vedere la testimonianza pratica d'uomini e di donne, di coppie che vivono il Vangelo; possiamo essere la prova che la Parola di Gesù trasforma l'esistenza e dà la vera felicità. A questo proposito, il nostro Arcivescovo nelle sue linee pastorali ci dice: «Con il santo battesimo la Chiesa genera i figli di Dio: uomini. E quando questi, chiamati all’amore, si accorgono che la forma di amore è la condivisione di vita, esclusiva e per sempre di due cuori, il seme della vocazione di Dio si rende esplicito ed entusiasmante con grandi prospettive. Attraverso l’attrazione reciproca, la conoscenza, l’amicizia, l’espressione e la comunicazione di sentimenti e di pensieri, l’uomo e la donna scoprono l’invito interiore all’appartenenza fino ad essere un cuor solo ed un’anima sola, fino ad essere una “carne sola”, fino ad essere famiglia aperta ad un amore più grande e alla capacità stessa di essere fonte di vita per nuove creature. La vocazione al matrimonio rende più bella la vocazione alla vita da vivere, alla sua umanizzazione da operare sempre, alla fede da condividere, alla santità da coltivare, alla Chiesa nella quale consumare l’esperienza di amore a Cristo, che si è dichiarato sposo della chiesa. È abituale parlare di vocazione al Matrimonio? O si pensa che il termine vocazione sia esclusivo della vocazione religiosa? È compito della parrocchia, che educa alla vita, alla fede e all’amore, recuperare, esplicitare, annunziare, far scoprire questa vocazione che, per quanto naturale sia, include nella fede la voce del Creatore che chiama ad essere suoi simili nell’amore, suoi collaboratori nella generazione della vita. Questa chiamata in Gesù diventa un Sacramento che lega gli sposi alla fonte della vita nella paternità di Dio, alla sua sequela nella Parola del Figlio, all’esperienza dell’amore nel dono dello Spirito. Dio Uno e Trino è l’icona del Matrimonio cristiano, perché nella famiglia appare più completa “l’immagine e somiglianza di Dio”, nella quale l’uomo e la donna sono stati creati. L’uomo e la donna vengono così rivestiti di grande dignità e responsabilità. Chiamati al Matrimonio portano la loro relazione matura davanti all’altare del Signore e alla comunità per celebrare con gioia la loro unione con libertà e responsabilità. Sono i ministri del loro sacramento. Lo sono perché battezzati, membra del corpo di Cristo che è la Chiesa. Quando si scambiano il consenso reciproco per stabilire il patto coniugale esercitano il sacerdozio battesimale, che è l’appartenenza a Gesù Cristo, e si sposano nel Signore col desiderio di imitare l’amore di Cristo e di partecipare al suo amore verso tutta la chiesa. I Sacramenti appartengono alla Chiesa depositaria dell’amore di Cristo. Quindi gli sposi, i coniugi appartengono alla chiesa e sono chiesa. La stessa famiglia viene chiamata Chiesa domestica e la Parrocchia viene denominata famiglia di famiglie. Gesù Cristo ha bisogno dei cristiani per amare, ha bisogno della collaborazione di ognuno per compiere il bene nella storia. Ogni credente, quindi anche gli sposi, sono chiamati a vivere il proprio ministero nella Chiesa, corpo di Cristo, la propria funzione nella chiesa. Gli sposi, secondo la Lumen Gentium (cfr. n.11) vivono il proprio dono in mezzo al popolo “come segno di fecondo amore, origine di nuovi figli della chiesa dei quali dovranno essere i primi maestri della fede, posti come segno dell’amore sponsale di Cristo che ama, nutre e santifica la Chiesa” (FC n. 38). Maria, Madre di Dio e Madre nostra, Miriam (Amica della M. S. M. A. ) |
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