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La Sacerdotessa Anna: vocazione alla Clausura PDF Print E-mail
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La Sacerdotessa Anna: vocazione alla ClausuraVocazione claustrale significa scegliere Cristo come unico Sposo consapevoli del suo amore “sino alla fine”, significa scegliere questo amore come ideale, come scopo della propria vita. Anna aveva scoperto quanto fosse autentica la gioia e la consolazione di trovare rifugio costante presso Dio, trovare in Lui la sua forza e accogliere e custodire la volontà rivelata del Signore. RIFLESSIONE: Anna era una profetessa, una donna, cioè, particolarmente dedicata al Signore tanto da diventarne la portavoce, una di coloro alla quale il popolo si rivolgeva per ricevere parole di conforto, di saggezza, di consiglio. Nel dubbio, nell’insicurezza, nella disperazione, uomini, donne e bambini, sapevano di trovarla là, nel tempio, ad accogliergli. Sapevano che lei avrebbe sempre avuto tempo per loro, per ascoltarli e per comunicare loro la Parola del Signore. Non era un sacerdote sempre indaffarato con le cerimonie del tempio, non era il tipico profeta che arringava ...

... folle anonime, non era l’intellettuale maestro della legge che, davanti alla sua classe, faceva erudite disquisizioni. Era “soltanto” una piccola donna, per altro molto anziana, apprezzata perché particolarmente vicina a Dio. Non aveva, per questo, “un incarico ufficiale”. Non aveva un “ufficio” in cui ricevesse “clienti” su appuntamento, ma la gente sapeva di poterla trovare lì, nel luogo del culto, perché lei, ogni giorno, da tantissimo tempo, si recava per pregare. Quella donna era davvero vicina a Dio, in comunione con Lui, e la cosa non sfuggiva alla gente, che apprezzava questo molto più di tante espressioni istituzionali della religione, e soprattutto ne apprezzava la disponibilità.

Quanto spesso gli uomini e le donne del nostro tempo chiedono la preghiera, si recano presso i monasteri di clausura per ricevere, da coloro che vivono in intima relazione con Dio,  parole di incoraggiamento, per ricevere la luce, che scaturisce dal loro silenzio in Dio.

Riportiamo le parole di Giovanni Paolo II rivolte alle suore di clausura di Varsavia l’8 giugno 1987:

«La vostra vita claustrale - contemplativa, sponsale, sacrificale - nasce in particolare misura dall’Eucaristia. Ed essa anche, in modo speciale conduce all’Eucaristia, l’annunzia - anche se voi vivete nel nascondimento. La vostra vita intera annunzia l’Eucaristia: il sacramento dell’amore di Cristo “sino alla fine” - attraverso le mura dei vostri conventi e le grate delle vostre clausure. “Vivere la vita dell’Eucaristia è uscire fuori completamente dal piccolo cerchio della propria vita e crescere nell’infinità della vita di Cristo”. Siete, mie care, solo apparentemente separate dal mondo. In realtà, vi trovate al suo centro stesso - al centro della realtà temporale - al centro della realtà polacca - mediante il mistero della Chiesa.

Dietro la clausura non si guardano le persone. Dietro la clausura si ama».

Ricordando la Giornata delle Claustrali, celebrata il 21 novembre scorso, papa Benedetto XVI prima della preghiera dell’Angelus della domenica precedente ha detto:

«E’ un’occasione quanto mai opportuna per ringraziare il Signore per il dono di tante persone che, nei monasteri e negli eremi, si dedicano totalmente a Dio nella preghiera, nel silenzio e nel nascondimento. Qualcuno si chiede che senso e che valore possa avere la loro presenza nel nostro tempo, in cui numerose e urgenti sono le situazioni di povertà e di bisogno a cui far fronte. Perché "rinchiudersi" per sempre tra le mura di un monastero e privare così gli altri del contributo delle proprie capacità ed esperienze? Che efficacia può avere la loro preghiera per la soluzione dei tanti problemi concreti che continuano ad affliggere l’umanità?

Di fatto tuttavia, anche oggi, suscitando spesso la sorpresa di amici e conoscenti, non poche persone abbandonano carriere professionali spesso promettenti per abbracciare l’austera regola d’un monastero di clausura. Che cosa le spinge a un passo tanto impegnativo se non l’aver compreso, come insegna il Vangelo, che il Regno dei cieli è "un tesoro" per il quale vale veramente la pena abbandonare tutto? In effetti, questi nostri fratelli e sorelle testimoniano silenziosamente che in mezzo alle vicende quotidiane, talvolta assai convulse, unico sostegno che mai vacilla è Dio, roccia incrollabile di fedeltà e di amore. […] E dinanzi alla diffusa esigenza che molti avvertono di uscire dalla routine quotidiana dei grandi agglomerati urbani in cerca di spazi propizi al silenzio e alla meditazione, i monasteri di vita contemplativa si offrono come "oasi" nelle quali l’uomo, pellegrino sulla terra, può meglio attingere alle sorgenti dello Spirito e dissetarsi lungo il cammino. Questi luoghi,  pertanto, apparentemente inutili, sono invece indispensabili, come i "polmoni" verdi di una città: fanno bene a tutti, anche a quanti non li frequentano e magari ne ignorano l’esistenza.

Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie al Signore, che nella sua provvidenza, ha voluto le comunità di clausura, maschili e femminili. Non facciamo mancare loro il nostro sostegno spirituale ed anche materiale, affinché possano compiere la loro missione, quella di mantenere viva nella Chiesa l’ardente attesa del ritorno di Cristo. Invochiamo per questo l’intercessione di Maria, che, nella memoria della sua Presentazione al Tempio, contempleremo come Madre e modello della Chiesa, che riunisce in sé entrambe le vocazioni: alla verginità e al matrimonio, alla vita contemplativa e a quella attiva».

O Maria, aiutami a comprendere che sono stato creato per agire e per essere qualcuno per cui nessun altro è creato; che io occupo un posto mio nei consigli di Dio, nel mondo di Dio: un posto da nessun altro occupato. Poco importa che io sia ricco, povero, disprezzato o stimato dagli uomini: Dio mi conosce e mi chiama per nome.

Egli mi ha affidato un lavoro che non ha affidato a nessun altro. Io ho la mia missione. In qualche modo sono necessario ai suoi intenti, tanto necessario al posto mio quanto un arcangelo al suo. Egli non ha creato me inutilmente. Io farò del bene, farò il suo lavoro. Sarò un angelo di pace, un predicatore di verità Nel posto che Egli mi ha assegnato Anche senza che io lo sappia Pur ch’io segua i suoi comandamenti e lo serva nella mia vocazione.

Miriam (Amica della M. S. M. A. )

 
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