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Marta e Maria: la vita Consacrata PDF Print E-mail
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Marta e Maria: la vita ConsacrataLa vita consacrata ha un posto molto importante nella Chiesa. Gesù, che raccomandava la preghiera a tutti i suoi discep RIFLESSIONE: Emerge chiaro e netto in questo racconto il diverso comportamento di due persone: una, Marta, che si dà un gran da fare a servire gli ospiti e si preoccupa di preparare l'accoglienza per quelle persone improvvisamente arrivate. L'altra, Maria, che invece sembra non fare apparentemente nulla se non sedersi ai piedi di Gesù ad ascoltare il suo insegnamento e quello che diceva. Mentre Marta accoglie il Signore, riordina le cose di casa, prende l’iniziativa, addirittura sollecita un intervento del Signore, Maria può fare solo una cosa: precipitarsi ai piedi del Signore e ascoltare la sua parola. Quindi, da una parte una donna molto efficiente e dall’altra una donna consapevole della propria povertà, della propria incapacità, della propria debolezza, sottolineata anche da questa specie di prostrazione ai piedi del Signore.

La risposta che Gesù dà a Marta ci fa comprendere che per lui l'ascolto del suo insegnamento è più importante di qualunque altra cosa, condizione necessaria per entrare nel Regno di Dio, in quella Vita che Gesù chiama "eterna". Maria è perciò colei che dà la gioia più grande, colei che accoglie più in profondità l’ospite riconosciuto come suo maestro e Signore: dà a Gesù la possibilità di trasmettere la parola del Padre. Maria ha scelto la parte buona che non le verrà tolta. Gesù permette a Maria di sedersi ai suoi piedi per ascoltare la sua parola di Maestro, è certamente un Gesù che libera in radice la donna, ogni donna, perché le concede di far parte,di pari dignità con gli uomini, del suo cerchio più intimo di amici , della sua comunità, della sua famiglia, della sua Chiesa.

Sull'esempio di Maria di Betania, che «sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola», molti uomini e donne si consacrano ad una sequela totale ed esclusiva di Cristo. Essi, pur svolgendo diversi servizi nel campo della formazione umana e della cura dei poveri, nell'insegnamento o nell'assistenza dei malati, non considerano queste attività come lo scopo principale della loro vita, poiché, come ben sottolinea il Codice di Diritto Canonico, «primo e particolare dovere di tutti i religiosi deve essere la contemplazione delle verità divine e la costante unione con Dio nell'orazione».

«Da questa contemplazione-imitazione di Gesù – leggiamo nelle linee pastorali di Mons. Talucci –  nasce la missionarietà della vita consacrata. Il consacrato che vive una vita dedicata al Padre, afferrata da Cristo, animata dallo Spirito fa sua la missione di Cristo. I consacrati sono missionari verso se stessi aprendo il loro cuore all’azione dello Spirito di Cristo e verso il mondo con la testimonianza del servizio gratuito, della pace e della gioia.

Chiamati e scelti da Dio diventano un vero segno di Cristo nel mondo, segno di un Vangelo a volte silenzioso ma eloquente anche davanti ad una cultura contemporanea così secolarizzata, ma attenta al linguaggio dei segni presentati dalla Chiesa.[…] Il Santo Padre Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica sulla vita consacrata, presenta, come icona specifica, il Cristo trasfigurato che invita a fissare lo sguardo sul suo volto raggiante, ma prepara anche a saper affrontare la realtà quotidiana e la croce con umiltà e coraggio.

I consacrati sono toccati da questa luce e scoprono che non solo “è bello per noi stare qui” ma anche dedicarsi a Lui e in Lui porre il senso della loro esistenza. I consacrati sentono l’amore del Padre creatore che ama e datore di ogni bene, al quale con amore tutto donarsi, sentono l’amore del Figlio che fattosi uomo è “immagine del Dio invisibile” e lo seguono abbandonando tutto, afferrati e affascinati da Lui col desiderio di conformarsi a Lui, vergine, povero e obbediente. […} Sono, in parole semplici, la rivelazione al mondo dell’amore della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, da cui derivano i consigli evangelici. È Gesù il vergine, il povero, l’obbediente per eccellenza di cui i consacrati sono imitatori per amore: vedendo in Dio l’amore infinito (verginità), la vera ricchezza (povertà), il volere bello e libero (obbedienza) in una dipendenza filiale e non servile, per una vita fraterna, quindi vita nuova, fondata sull’unione in Cristo come “un cuor solo e un’a nima sola”.

oli, ha voluto mettere in luce il valore della vita di orazione e di contemplazione con l'esempio di una donna, Maria di Betania, da lui lodata perché aveva scelto «la parte migliore»: ascoltare la parola divina, assimilarla, farne un segreto di vita.

Santa Maria, Vergine Madre di Dio, aiutaci a far nostro il tuo modo di vivere, ricordaci sempre il primato dell'iniziativa di Dio nella nostra vita. Educaci a dire ogni giorno il nostro "Sì" alla sua Parola e comunicaci quell’amore che ci consenta di offrire ogni giorno la vita per Cristo, attraverso il fedele servizio dei nostri fratelli. Per questo ti vogliamo prendere con noi come compagna di viaggio, amandoti e imitandoti, accogliendo il progetto di Dio sulla nostra vita così da sperimentare la tua tenerezza di madre. Tu che vivi col Padre, col tuo Figlio e con lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen 

Miriam (Amica della M. S. M. A. )

 
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