Anna: la famiglia è culla delle vocazioni |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions La famiglia è il luogo della vocazione divina dell’uomo. I genitori cristiani, devono, con fiducia e coraggio, formare i figli ai valori essenziali della vita umana, senza mai perdere di vista che, essendo responsabili per la Chiesa domestica del loro focolare, sono chiamati ad edificare la grande Chiesa nei figli. Consapevole di questa responsabilità, Anna, sviluppando l’opera dell’educazione religiosa, collabora alla vocazione divina del figlio Samuele. RIFLESSIONE: Sentendo vivo e pressante il desiderio di essere madre, Anna chiede a Dio la grazia e la gioia di concedere anche a lei, come ad ogni donna, di realizzare pienamente la sua vocazione materna. Ma comprende che la vita nasce e cresce dentro di sé non le appartiene, le è stata affidata in dono perché suo figlio possa diventare, dietro la sua guida, un servo del Signore. Pertanto, non esita un istante ad offrire a Dio il figlio tanto atteso e desiderato. A questo proposito, ... ... il Direttorio di pastorale Familiare della CEI sottolinea il compito educativo della famiglia a servizio dei figli e della Chiesa: . «La famiglia cristiana vive in modo privilegiato e originale il suo compito di evangelizzazione al suo interno, in particolare nel rapporto genitori-figli. I coniugi cristiani, infatti, «sono cooperatori della grazia e testimoni della fede reciprocamente e nei confronti dei figli e di tutti gli altri familiari. Sono essi i primi araldi della fede ed educatori dei loro figli; li formano alla vita cristiana e apostolica con la parola e con l'esempio, li aiutano con prudenza nella scelta della loro vocazione e favoriscono, con ogni diligenza, la sacra vocazione eventualmente in essi scoperta. Formino i figli alla vita, in modo che ciascuno adempia in pienezza il suo compito secondo la vocazione ricevuta da Dio. Consapevoli della fondamentale responsabilità della famiglia circa la vocazione dei figli, attraverso l’ascolto della parola di Dio, la vita di preghiera, l’esercizio della carità, una condotta vigile e sobria, una generosa partecipazione alla via ecclesiale, i genitori creino le premesse per scelte vocazionali mature e responsabili. Non ostacolino, ma rispettino, condividano e accompagnino con trepida fiduciosa gioia il cammino di quei figli che intendessero verificare e seguire una vocazione al sacerdozio, alla consacrazione religiosa o secolare, o alla vita». Osservando la società di oggi notiamo una discrepanza tra le indicazioni del magistero e la realtà: nel mondo che cambia la sensazione è che la famiglia sia sempre meno luogo di vocazioni. La famiglia è sempre più nido e sempre meno pista di lancio verso nuovi percorsi e progetti di vita. I fattori che causano questo sono molteplici, certamente di ordine sociale soprattutto di tipo economico (il bisogno di molte garanzie) ma anche l’incapacità di gestire una seria pedagogia affettiva: manca la capacità di decidere. Oggi più che mai è necessario un impegno maggiore a dare coscienza ai coniugi cristiani della responsabilità che hanno sul futuro dei figli che generano. Solo i genitori possono trasmettere la verità della vita, il senso profondo dell’esistenza umana che per un cristiano è visto come bene ricevuto che tende per sua natura a divenire a sua volta bene donato. Questa deve essere la consapevolezza di fondo che devono avere i genitori, a partire dallo stupore che provano già dai primi istanti del trovarsi tra le braccia una creatura generata dal loro amore ma dono misterioso di un Amore che li trascende. Nessuno come i genitori può dare questa certezza e deporre, quasi con il latte materno , nel cuore e nella mente del figlio la convinzione che la vita sia effettivamente un dono, al di là di tutte le vicissitudini e chiamato a divenire un bene donato. Questo si realizza come condizione di felicità; per cui ciascuno potrà fare la propria scelta ma se vuol essere felice sa bene che non pot rà allontanarsi da questa logica. Sottolineare nella pedagogia che la vita è un bene ricevuto vuol dire formare il senso della gratitudine, del sentirsi voluto dal Signore per un gesto gratuito di amore e questo genera anche una sicurezza emotiva necessaria per una capacità decisionale nelle scelte della vita. Questo è il compito principale dell’educazione che la famiglia deve offrire, quello che indica la verità più intima e profonda del generare i figli alla vita spirituale e sociale, rendendoli poi adulti capaci di attuare un discernimento in mezzo alle molteplici proposte sterili della società pluralista di oggi; è necessario che ogni giovane abbia alla base della sua personalità dei valori profondi che lo aiutino a fare sintesi, a renderlo capace di tenere fisso lo sguardo sul volto luminoso di Cristo anche in mezzo agli abbagli del mondo. Vergine santa, Madre del Redentore, guida sicura nel cammino verso Dio e il prossimo, tu che hai conservato le sue parole nell'intimo del cuore, sostieni con la tua materna intercessione le famiglie e le comunità ecclesiali, affinché aiutino gli adolescenti e i giovani a rispondere generosamente alla chiamata del Signore. Amen Miriam (Amica della M. S. M. A. ) |
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