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Santa Cecilia e gli Angeli PDF Stampa E-mail

Santa Cecilia e gli AngeliGli angeli sono presenti nel Vangelo, benché in modo riservato, appaiono come  liberatori di Pietro detenuto nella prigione di Gerusalemme o protettori di Paolo nelle sue peregrinazioni attraverso l’impero, per cui gli Angeli non abbandonano la giovane Chiesa dopo la morte degli apostoli. Mentre  si scatenano le persecuzioni, numerosi martiri saranno sostenuti nei supplizi dagli Angeli. A differenza della maggior parte delle famiglie patrizie di Roma, i Valerii avevano fatto come scelta, per la loro residenza nella Città, non  un quartiere elegante come l’Aventino, ma di quello popoloso e popolare di Trastevere. Sulle rovine di questa dimora s’innalza oggi una delle più belle chiese di Roma, dietro una piazza poco frequentata dai turisti, in fondo ad un giardino che ha custodito la sua architettura antica, con una fontana in mezzo, i suoi roseti e le sue begonie. La chiesa è posta sotto il titolo di Santa Cecilia.

Gli archeologi concordano nel dire che l’attuale Santa Cecilia è succeduta ad un santuario molto più antico, certamente uno dei tituli primitivi, case private che dei ricchi cristiani mettevano a disposizione dei fedeli prima del riconoscimento ufficiale della Chiesa, nel 313. Essi concordano anche per pensare che questa proprietà fu data al clero da una donna della famiglia dei Caecilii, chiamata, secondo il costume che imponeva alle ragazze come nome il cognome del loro padre femminilizzato, Caecilia Metella. A questo si limitano le certezze storiche e là comincia uno dei racconti più controversi del martirologio cattolico. Precisiamo che poggia su alcune constatazioni posteriori.

Nell’ottobre 1599, diventa evidente che la basilica Santa Cecilia ha bisogno di essere restaurata.  Il cardinale di Santa Cecilia, poiché è costume che i cardinali siano titolari di una parrocchia romana, si chiama mons. Paolo Emilio Sfrondati ; egli è il nipote del papa Gregorio XVI.

Questa sopravvivenza del nepotismo pontificio non impedisce a Mons. Sfrondati, vecchio discepolo di San Filippo Neri all’Oratorio, di essere un buon sacerdote. Ora, nel corso dei lavori, il cardinale scopre parecchi sarcofagi antichi, in marmo bianco. Da buon Romano, egli indovina immediatamente che si tratta di reliquie insigni, deposte là all’inizio del IX secolo da papa Pasquale I. Per caso sono ritrovati i corpi  dei martiri Cecilia, Valeriano, Tiburzio e Massimo. Tremando di emozione, Monsignor Sfrondati fa aprire le sepolture. In una riposano, in effetti, i resti di tre uomini. Nell’altro...

Un grido di sorpresa segue l’apertura della tomba. Coricata sul fianco, come un’addormentata sul punto di svegliarsi, riposa una ragazza che può avere diciotto anni. Ella è morta da tredici secoli, ma il suo corpo è intatto, miracolosamente preservato dalle leggi normali della corruzione. Ella è rivestita di un abito bianco borchiato d’oro, ha la veste di una patrizia, ma macchiata da larghe macchie di sangue, rosso come se stesse per colare. Altra biancheria insanguinata è piegata vicino al cadavere, secondo il pio uso dei primi cristiani che raccoglievano il sangue dei martiri. Scartandoli, il cardinale può vedere che la ragazza porta tre profonde piaghe alla gola ; la testa è quasi staccata dal tronco, ciò che spiega la curiosa posizione nella quale la morta è stata sepolta. Infine, la mano destra è piegata in una strana posizione. Sfrondati comprende, colpito, che tre dita sono rimaste diritte, in quello che il cardinale interpreta come un’ultima confessione del mistero della Trinità. Lo scultore Maderno è chiamato in tutta fretta, per riprodurre l’immagine immediata che viene ad offrirsi agli spettatori : Cecilia, una delle più celebri martiri di Roma, intatta. Maderno e tutti gli altri sono così colpiti che nessuno tra di loro osa portare una mano sacrilega sul cadavere della piccola apostola della castità. Senza fare altre constatazioni, Cecilia è seppellita sotto l’altare principale della sua chiesa. Sola la attraente statua di Maderno testimonia il miracolo.

I casi di incorruttibilità di un cadavere, se ne trovano nella Chiesa ; tutti indicano una santità non sempre celebre né pubblica, ma solida, certa, eccezionale. Dio non preserva il corpo di chi non esca dal comune, dalla putredine e dai vermi. Nessuna spiegazione naturale rende conto del fenomeno, soprattutto quando si tratta di un cadavere vecchio di mille trecento anni, coperto di sangue che, in principio, si decompone e con quale odore ... dal momento che è esposto all’aria aperto, e nel clima caldo di Roma... A priori, questa preservazione del corpo di Cecilia (La Chiesa primitiva conosceva questo tipo di fenomeni. Le comunità di Smirne e di Lione, nelle Passioni di una storicità insospettabile, di San Policarpo, di Potino, di Blandina e dei loro compagni, annotano che i resti suppliziati spandevano i profumi più soavi, anziché il puzzo della decomposizione)  è un pegno di santità da una parte, molto al di sopra dell’affermazione moderna che fa di essa una pia vedova che avrebbe legato la sua casa alla Chiesa. Perché, allora, non riprendere il testo noto come la Passione di Santa Cecilia, tardivo poiché composto verso il 500, ma forse fondato su dei documenti più antichi ? Nella lussuosa casa dei suoi genitori, sul Campo di Marte (Vi si eleva oggi la chiesa di Santa Maria del Divin Amore, sotto le fondazioni della quale si trovano, da una parte, i resti di una primitiva chiesa Santa Cecilia, dall’altra parte i resti di una casa patrizia identificata come appartenente ai Caecilii Metelli, e custodita da sempre come la casa natale di Santa Cecilia), la giovane e bella Cecilia si affligge.

Ella raggiunge i suoi sedici anni in quest’anno 176 della Redenzione ed i suoi genitori giudicano che  hanno già aspettato troppo nel darle uno sposo. In pochi giorni, Cecilia sarà unita solennemente al figlio maggiore dei Valerii, la cui famiglia eguaglia quasi quella dei Metelli nei fasti di Roma. A questo matrimonio, Cecilia vede due ostacoli, che decorrono l’uno dall’altro : ella è cristiana, Caius Valerius è pagano. Cecilia ne ama un altro, con tutte le sue forze, con tutta la sua anima ; ella si è giurata a nessun altro che a Lui : ella ha consacrato la sua verginità a Cristo. Spiegare questo ai Valerii, è fuori questione. Dalla grande persecuzione di Nerone, nel 64, è molto mal visto essere cristiano a Roma... Anche se l’imperatore Marco Aurelio, nel suo umanesimo illuminato da filosofo, evita di perseguire sistematicamente i fedeli di Cristo, una denuncia è, per principio, seguita da un interrogatorio  davanti alle autorità e, per evitare gli errori, dall’obbligo di sacrificare agli idoli di  Roma ed all’imperatore... Per quelli che vi si rifiutano e confessano che essi non adorano che il loro Dio, quel Dio di cui i pagani pretendono che abbia una testa d’asino e che gli si immolano addirittura dei neonati, la sentenza è sempre la stessa : la morte.

Cecilia è nata in quell’aristocrazia romana che ha fatto del disprezzo assoluto della sofferenza e della morte un’etica. Il sangue di troppi consoli ed imperatori scorre nelle sue vene perché ella sia spaventata dalla spada del boia. Ma vi sono i suoi genitori... La ragazza è presa tra il suo giuramento di restare vergine e quell’ amore che deve ai suoi. Ella non sa come uscire da questo dilemma, e la data delle nozze si avvicina. Ella prega.

Una sera, alla vigilia del matrimonio che la spaventa tanto, un Angelo, il suo Angelo custode, sorge davanti alla giovane. Le dona il più incredibile dei consigli : che obbedisca ai suoi genitori, che sposi Caius Valerius. E, per il resto, che abbia fiducia, suo marito non la toccherà. Cecilia custodisce dunque il silenzio e sposa Valerius. Egli è giovane, bello, dotto, amabile, bravo. Egli ha tutte le qualità, e Cecilia potrebbe cadere perdutamente innamorata di lui se ella non fosse impegnata col cuore altrove…. Da parte sua, Caius Valerius è preso della sua giovane moglie. Così fa prova della più estrema pazienza e di una infinita comprensione quando, rimasti soli nella camera nuziale, egli vede Cecilia allontanarsi dalle sue carezze. Egli la crede innocente e molto spaventata, ed è vero, ella lo è. Egli non vuole averla bruscamente né forzarla. E’ allora che sua moglie gli rivolge un discorso dei più sorprendenti : “Ascolta, mio dolcissimo ed amatissimo sposo ; io ho per protettore un Angelo del mio Dio che veglia su di me con sollecitudine. Se egli vede che tu cedi con me nel trascinamento di una passione sensuale, la sua collera si infiammerà contro di te. Sotto i colpi della sua vendetta, tu soccomberai nel fiore della tua brillante giovinezza. Ma, se, al contrario, egli vede che tu mi ami con cuore sincero ed un amore senza macchia, se tu custodisci inviolabile ed intatta la mia verginità, egli ti amerà come ama me e ti prodigherà i suoi favori”.

Cecilia ha molta fortuna. Perché Valerio è un ragazzo calmo, ragionevole ed incapace di impiegare dei metodi brutali con una donna. Ben altri giovani troverebbero che lo scherzo è abbastanza durato ed approfitterebbero dei loro diritti di sposo per possedere fisicamente la sposa recalcitrante.

Non è il suo genere. Egli ritorna in sé, respira un grande colpo e chiede : “Tu ami qualcun altro ?”. E’ la sola spiegazione sensata che gli sia venuta in mente. Tutte queste storie di Angeli gli sfuggono, ma egli ha vagamente compreso che ha sposato una cristiana. Ecco ben la sua fortuna ! Con tutto quello che si racconta su quella gente, sui loro costumi dubbiosi... Si afferma al Palatino che dopo avere mangiato il bambino che hanno ucciso i fedeli del dio dalla testa d’asino si danno a delle orge abominevoli... Verginità ! Se vi fossero delle Vestali presso i cristiani, questa lo sarebbe ! Valerio è persuaso che Cecilia sia l’amante di un uomo della sua  stessa setta e, la gelosia  si sveglia, egli urla : “Se tu ne ami un altro, io vi ucciderò tutti e due !”.

Cecilia non si lascia smontare da questo accesso di rabbia, al momento comprensibile. Ella prende la mano di Valerius, le giura che nessun altro uomo esiste per lei, che ella lo ama infinitamente, ma che non può condividere il suo letto. E, instancabilmente, riparla di quest’Angelo del suo Dio che custodisce la sua verginità... Valerius comincia a credere che i Caecili si sono sbarazzati, dandola a lui, di una figlia pazza da legare... Al colmo della disperazione, egli dice : “Ebbene, mostramelo, quest’Angelo del tuo Dio !”. Se lo vede, non solamente egli non toccherà sua moglie, ma crederà nel suo Dio. Cecilia sorride. E’ che, per vedere gli Angeli, mio povero Valerius, bisogna essere purificato... Purificato ? Che significa ? Provando allora al suo sposo che ella le fa intera fiducia, che lo sa troppo retto, troppo nobile, troppo legato a quella famosa fides romana che è la lealtà fino alla morte ed intransigente rispetto della parola data, per tradire il suo segreto, Cecilia le dice dove trovare il sacerdote Urbano. “All’altezza del terzo limite miliare, sulla Via Appia”.

Urbano, è il papa. Il terzo limite miliare è il luogo di incontro dei cristiani proscritti. Cecilia rimette tra le mani del suo sposo quello che ha di più prezioso ai suoi occhi : la sicurezza dei suoi fratelli e del suo vescovo. “Il sacerdote Urbano ti insegnerà come purificarti”.

Toccato dalla fiducia di sua moglie, Valerius vi risponde con una confidenza uguale. Sfidando l’insicurezza delle strade di Roma di sera, egli si infila nella notte. Via Appia, là dove Cecilia gli aveva detto, egli trova il papa. Urbano sembra aspettarlo. Egli intona le lodi de “la pia Cecilia che ha trasformato in agnello il leone feroce che le era capitato in matrimonio”. Come Valerius apprende di essere trattato da leone feroce da Urbano, l’autore della Passione non lo dice... Ma il papa aggiunge, con qualche buon senso : “Rendo grazie a Dio, Valerius, perché tu non saresti venuto qui se, già, non ti fossi convertito !”. Effettivamente, folgorato dalla fede, come San Paolo sulla via di Damasco cade ai piedi del pontefice e lo supplica di insegnargli la religione cristiana. Urbano risponde al suo augurio e, prima dell’alba, ammirevole prontezza, Caius Valerius, catechizzato, battezzato, purificato, taglia la soglia della sua casa di Trastevere. Nella camera nuziale, Cecilia prega. Come ella lo aveva detto al suo sposo incredulo, ella non è sola. Coi suoi occhi subito aperti, Valerius vede l’Angelo “brillante come la fiamma” che vigila sulla vergine consacrata. Al suo arrivo, l’Angelo sorride. Nelle sue mani, egli tiene due corone di fiori splendidi, mille volte più belli, di un profumo mille volte più soave, di quelli di cui, ieri, gli invitati avevano coronato i giovani sposi:  “Io ve li porto dal Paradiso. Mai appassiranno. E nessuno al mondo li vedrà, se non ama la castità come voi l’avete amata”.

Poi l’Angelo chiede a Valerius quale grazia deve ottenergli. Il giovane non esita : “La conversione di Tiburzio, mio fratello amatissimo”. L’Angelo promette che Tiburzio, molto presto, chiederà a sua volta il battesimo. Ed aggiunge, prima di sparire, questa confortante notizia : “Voi coglierete tutti e tre la palma del martirio”.  Con molta serietà, l’autore della Passione commenta : “Egli li lasciò nella pienezza della loro felicità”. Chi oserebbe dubitare che Valerius e Cecilia sarebbero saltati di gioia all’idea di essere torturati a morte ?

Tiburcius, il giovane fratello di Valerius, giunge per salutare gli sposi. E si ferma sulla soglia della camera nuziale, l’odorato attratto dal più squisito profumo che abbia mai sentito ; comunque, egli non sa da dove proviene quest’odore così soave. Suo fratello maggiore gli spiega allora, come la cosa più naturale del mondo, che sua moglie e lui portano delle corone fatte da fiori celesti... Passato un momento di stupore, Tiburzio realizza, inorridito, che sua cognata è una di quelle cristiane empie di cui si parla tanto, come dire una proscritta minacciata di morte, e che una notte le è bastata per trascinare il suo sposo nella sua detestabile setta. Ma tutte queste sue ragionevoli obiezioni si urtano con l’entusiasmo dei due. Quando egli ricorda loro che rischiano la loro testa, Caecilia e Valerius gli rispondono che la vita eterna è preferibile alla vita su questa terra... Vinto dalla loro fede, Tiburcius chiede a sua volta il battesimo. Se si vuole ben lasciare di lato la troppo grande rapidità degli eventi, la conversione da Cecilia del suo sposo e di suo cognato non ha nulla di inverosimile. Il seguito della storia ha dovuto, per contro, essere abbellito a piacere e subire delle interpolazioni con le passioni di altri martiri, come dei romanzi. Se ne giudichi !

Caius Valerius e Tiburcius sono dei proseliti imprudenti. Sorpresi mentre stanno seppellendo dei martiri, malgrado i decreti imperiali, trascinati davanti al giudice, essi rivendicano altamente la loro fede e sono decapitati sulla Via Appia, non senza avere, prima, convertito il sottufficiale Maximus (E’ un tratto che si ritrova in molti atti dei martiri, tra gli altri con San Genesio di Arles, usciere del tribunale. Non è totalmente incredibile che vi siano state delle conversioni lampo nei pretori, essendo stata commossa, della gente dell’assistenza, dal coraggio dei cristiani. E’ ancor più verosimile che dei funzionari o dei soldati cristiani non abbiano potuto sopportare di essere complici della condanna dei loro fratelli e che abbiano preferito autodenunciarsi). Quanto a Caecilia, denunciata a sua volta, ella è condannata ad essere soffocata nei bagni della sua bella casa (Esistono in effetti dei bagni sotto la chiesa Santa Cecilia, ma gli archeologi affermano che si tratta dei bagni pubblici del quartiere. Si spiega male, per contro, la loro presenza nella dimora dei Valerii...). Non avendola uccisa il vapore caldo, il boia vuole tagliarle la testa, ma la sua mano trema ; egli deve riprendersi tre volte ed uccide  finalmente la sua vittima agonizzante e che lo bagna col suo sangue...

di Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.)

 
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