La sentenza di Eluana e il bene indisponibile della vita |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Il Papa torna a parlare di scienza e medicina. E, pur non facendo alcun riferimento al caso Englaro, le osservazioni del Pontefice riguardo la questione etica ruotano tutte intorno alla sentenza della Cassazione. “Ogni essere umano ha valore in se stesso, perché creato a immagine di Dio, ai cui occhi è tanto prezioso, quanto più appare debole allo sguardo dell’uomo”, ricorda il Papa nel discorso alla Conferenza Internazionale sulla pastorale ai bambini malati. E condanna poi ogni forma di accanimento terapeutico e sperimentalismo non finalizzato al bene del paziente. “La ricerca medica – dice il Papa – si trova talora i fronte a scelte difficili quando si tratta di raggiungere un giusto equilibrio tra insistenza e desistenza terapeutica per assicurare quei trattamenti adeguati ai reali bisogni dei piccoli pazienti, senza cedere alla tentazione dello sperimentalismo”. Se il discorso si riferiva alle cure dei bambini, ... ... si può leggere tra le righe anche la posizione della Chiesa sulla sentenza Englaro. Che continua a far discutere il mondo cattolico. Già dopo il primo pronunciamento a favore della sospensione di alimentazione e idratazione per la donna di Lecco, il mondo cattolico si spaccò in due: chi pensava che il vuoto legislativo che si era creato con la sentenza Englaro andasse riempito con una legge sul fine vita, che mettesse in luce chiaramente il valore della vita per evitare una deriva verso l’eutanasia, e chi no. E, di fronte alla sentenza, il primo commento di monsignor Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio della Vita, è stato proprio sul fatto che, con la sentenza, si fosse di fatto autorizzata un’eutanasia. La legge sul fine vita viene sentita nel mondo cattolico quanto più necessaria, e lo ha ribadito anche il cardinal Bagnasco. “Per decidere su questa delicatissima frontiera dell’esistenza è necessario che la parola passi ora a quelli che sono stati eletti dal popolo e che hanno la responsabilità di promuovere una convivenza sempre più degna dell’uomo, di tutti e di ciascuno”. Ma che il caso sia delicatissimo lo testimonia anche un’editoriale dell’Osservatore Romano di Lucetta Scaraffia, la stessa che, a inizio settembre, sempre sul quotidiano della Santa Sede, aveva riaffacciato il dubbio che la morte cerebrale basti a definire la morte di una persona. E l’articolo della Scaraffia non dà una riposta definita alla domanda se sia giusto o no far morire la giovane. Piuttosto, spiega che la decisione su Eluana è “problema più complesso del solo conflitto fra vita e morte”, e dà due motivi per i quali si è arrivati alla sentenza della Cassazione: nella paura della sofferenza, che “costituisce il movente base di tutte le decisioni sbagliate di intervento sul fine vita”, e nel fatto che le nuove tecniche scientifiche nella cura di una persona rendono oggi più difficile individuare quale sia quella “morte naturale” si cui si attesta il pensiero cattolico nel difendere la vita di ciascuno dal concepimento alla morte naturale. L’unica certezza è che la sentenza è “l’introduzione di fatto dell’eutanasia in Italia”. Un punto sul quale tutto il mondo cattolico è concorde. Perché Eluana, per usare le parole del cardinal Bagnasco, “non è già morte, né vive in un condizione grigia tra la vita e la morte. È ancora viva, e la vita non è a disposizione”. Che è viva lo dicono anche le suore che hanno assistito Eluana, che affermano “ancora una volta la disponibilità a continuare a servire, oggi e in futuro, Eluana. Se c’è chi la considera morta, lasci che Eluana rimanga con noi che la consideriamo viva”. Articolo del dott. Andrea Gagliarducci ( Esta dirección de correo electrónico está protegida contra los robots de spam, necesita tener Javascript activado para poder verla ) |
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