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La centralità del Tabernacolo PDF Imprimir E-Mail
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La centralità del Tabernacolo Una cosa che pensiamo debba essere sottolineata è l'incongruenza con la quale si parla di "riforma liturgica". In realtà la Santa Chiesa, nel corso di 20 secoli, non ha mai attuata alcuna riforma liturgica. Vi sono stati degli adattamenti anche consistenti, ma non hanno mai toccato l'essenzialità del Rito, soprattutto in relazione alla sua parte centrale ed essenziale: la consacrazione. Questi adattamenti hanno concorso a differenziare il Rito Romano da quello Greco, e nell'àmbito del Rito Romano: quello del 500-600 da quello un po' diverso del 900-1200 e ancora da quello rinascimentale e post-tridentino. Nella sua essenzialità (e quasi per tutte le preghiere che vanno dall'Offertorio alla Comunione) il rito è rimasto sempre identico, soprattutto se si tiene conto che il riferimento più probante per tale giudizio è quello relativo al rituale in uso nella Curia Romana. Dopo il Concilio di Trento, infatti, ...

... non si realizzò altro che l'uso universale del Missale Romanum in uso nella Curia da almeno 13 secoli.

A Trento e dopo Trento non si realizzò alcuna "riforma", tant'è che si è sempre sostenuto  che neanche il Sovrano Pontefice ha il potere di modificare un "uso immemorabile" della Santa Chiesa.

Con la promulgazione del nuovo Missale Romanum da parte di Paolo VI, si è venuta a determinare una rottura con l'"uso immemorabile" della Santa Chiesa. Si è  cioè operato una sorta di abuso, anche se c'è da dire che in realtà Paolo VI non ha mai abrogato realmente il Messale e i libri liturgici del 1962. Questo concetto della impossibilità di abrogazione di un “uso immemorabile” è stato più volte ribadito dallo stesso card. Ratzinger, nei suoi scritti e nelle sue interviste.

Per quanto riguarda la posizione dell'Altare e del SS Sacramento, vi è da premettere che occorre innanzi tutto fissare il significato che nell'edificio sacro ha l'Altare. Al di là di ogni concezione "architettonica", se non addirittura "utilitaristica", dovrebbe essere semplice comprendere che è dalla dottrina (dall'insegnamento) che  scaturisce l'edificio di culto, e non viceversa. Per cui a pari dottrina dovrebbe corrispondere pari edificio.

Se oggi si notano delle considerevoli differenze tra gli edifici moderni e quelli passati (dalla basilica costantiniana alla chiesa barocca, di fatto sostanzialmente identiche), non si può fare a meno di considerare che "forse" è cambiata la dottrina. In realtà, l'altare è stato sempre collocato, con più o meno attenzione, sotto l'occhio della cupola e sempre al centro della croce formata dalla navata col transetto. Ovviamente la pianta della chiesa era una croce, completata da una cupola che poteva trovarsi in verticale sopra il centro della croce o in orizzontale a formare  l'abside; e spesso questi due motivi si trovano insieme.

Perché tutto questo? Perché la croce è il simbolo per eccellenza della religione di Nostro Signore, il simbolo della Redenzione operata dalla venuta del Figlio di Dio. Sarebbe lungo spiegare tutte le implicazioni relative all'uso della Croce, ma non è difficile capire il nesso stretto che esiste tra Nostro Signore e la Croce. Questo fa comprendere perché non possa esistere alcuna chiesa (anche dopo la riforma) che non contenga la croce, soprattutto in corrispondenza dell'altare. Il nesso tra la Croce e l'altare è talmente necessario che, anche secondo le istruzioni moderne, non può celebrarsi Messa senza la presenza della Croce. Ora, se questo nesso è davvero indispensabile, tanto da tradursi in una vera e propria prescrizione inderogabile, non v'è dubbio che altare e Croce formano, di fatto, il  "centro" dell'edificio di culto; perfino nelle chiese moderne che non hanno più un centro architettonico, perché di fatto hanno perso di vista quest'idea del Centro. È indubbio, allora, che se l'altare e la Croce sono il centro dell'edificio di culto e quindi del culto stesso, essi sono strettamente connessi con l'elemento centrale e  indispensabile dell'esecuzione e della efficacia del Rito: la Transustanziazione.

Ora, il risultato della Transustanziazione è il Tabernacolo, il Santo dei Santi, il luogo fisico che ospita l'Ostia Immacolata che è il Corpo, l'Anima e la Divinità di  Nostro Signore, presente sotto la specie dell'Ostia in forza della Transustanziazione che Egli stesso ha operato nel corso della S. Messa servendosi dello strumento  umano del celebrante che opera, non per sé stesso, ma in Persona Christi. Chi potrebbe negare che la centralità fisica e simbolica dell'altare con la Croce è una cosa sola con la centralità dello stesso Rito Cattolico per eccellenza, la S. Messa, l'Eucarestia, Fonte e Culmine della vita della Chiesa (come ripete anche il Concilio Vaticano II)?

Chi potrebbe negare una tale identità? Per secoli (in maniera immemorabile) il tabernacolo, che ha conosciute varie forme e collocazioni, ha trovato posto sempre al "centro" della chiesa, l'averlo relegato ultimamente in una apposita cappella laterale, spesso del tutta inidonea alla bisogna, significa solo che è cambiata la dottrina. La chiesa, il luogo di culto, non è più il luogo ove ci si reca per pregare e per adorare Iddio, ma è un semplice luogo di ritrovo dei fedeli.  Se poi questi vogliono pregare davanti al SS. Sacramento, si appartino e lo facciano senza disturbare gli altri. Sembra paradossale, ma è la semplice e incredibile verità. Basti solo pensare che oggi le chiese sono perfino diventate luoghi "turistici", dove si paga per entrare, e dove ogni segno tangibile del culto e  dell'adorazione viene evitato per quanto possibile.

Poi si verificano quelle cose incredibili di cui Lei parla. I fedeli, ormai confusi e disorientati, abbandonati a loro stessi, magari si segnano o genuflettono davanti alla croce ancora presente sull'altare, ma non fanno più molto caso al Santissimo che è lì da parte, e se ne hanno qualche sentore si limitano ad un rapido segno di croce, come fosse una qualsiasi icona dei santi. Certo, se quando il celebrante annuncia: "Ecco l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo" (alzando per di più l'Ostia appena consacrata), nessuno si inginocchia più  perché non è stato più insegnato che è cosa doverosa prostrarsi al cospetto di Dio, non meraviglia che nessuno più lo faccia passando davanti al SS. Sacramento.

Che dire poi di quest'uso barbaro e blasfemo di celebrare con le spalle al tabernacolo contenente le Ostie consacrate e quindi il Santissimo? Il meglio che si possa dire è che questi celebranti sono "distratti", e se fosse anche solo così c'è da chiedersi che razza di celebranti siano, e, in definitiva, che cosa celebrino. Una prima risposta ci viene dall'uso sconsiderato che si fa del cosiddetto "seggio" o "sedile", su cui si "accomoda" il celebrante a più riprese.  Che significato ha questo sedile posto con la spalliera contro il centro dell'altare in disuso, che contenga o meno il Santissimo? E che significato ha lo stesso sedile posto nelle nuove chiese ai piedi della Croce o della raffigurazione posta in fondo a quella che una volta era l'abside? Sembrerebbe che si tratti di una "cattedra", in palese contraddizione col fatto che il celebrante che non è in alcun caso un "Maestro". Semmai tale funzione la svolge  il Vescovo, che è il Pastore e il Maestro della comunità e che per questo, infatti, risiede nella Cattedrale, il luogo dove si trova la sua Cattedra e dalla quale istruisce il popolo secondo gli insegnamenti tradizionali trasmessi fin dagli Apostoli.

Ma al celebrante non spetta alcuna cattedra: eppure, i celebranti moderni, affetti da una complicatissima sindrome "clericale", non perdono occasione per "mettersi in cattedra" e magari raccomandare agli altri fedeli l'esercizio della virtù dell'umiltà e la pratica della modestia e della riservatezza, proprio loro che si mettono indebitamente in "cattedra", magari voltando le spalle al Santissimo, che non smettono di  esercitare il loro protagonismo nel corso della celebrazione della S. Messa, che quasi sempre si dimenticano perfino di inginocchiarsi davanti all'Ostia consacrata.

Come fare per evitare di arrecare offesa al Santissimo, basta sedersi sempre da parte, e possibilmente dalla parte dell'epistola (cioè a destra dell'altare per chi guarda  l'altare rivolto ad Deum - a oriente - oppure a sinistra dell'altare per chi guarda l'altare moderno rivolto ad populum – a occidente). E se questo non fosse possibile a causa della imposizione blasfema moderna - comunque esercitata - bisognerebbe evitare di servire Messa. Fatti salvi tanti piccoli accorgimenti che riducono al minimo l'atto blasfemo (come per esempio, sedersi il più distante possibile dal centro o dal tabernacolo, inginocchiarsi tutte le volte che si passa davanti ad esso, rimanere in prolungata adorazione ai piedi del tabernacolo ogni volta che ci si reca (indegnamente) a prendere la Pisside, chiedendo perdono a Dio per gli errori commessi, ecc). In nomine Domini !!!

IMUV - Tratto da Unavox.it

 
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